Corea del Sud

Libri d'autore - Variations on Reality di Filippo Venturi by Filippo Venturi

Primo appuntamento online di Libri d’Autore, Venerdì 10 Ottobre 2025 ore 21:00

Giovanni Ruggiero, giornalista e collaboratore del Dipartimento Didattica FIAF presenta l’Autore dell’Anno FIAF 2025, Filippo Venturi, che interverrà come ospite nel corso della serata, con la partecipazione di Silvano Bicocchi.

Per partecipare collegarsi a questo link:
https://us06web.zoom.us/j/89836189927?pwd=7EUS6R5DJaTKJw9uNF591lTAF38XwZ.1
ID Riunione: 898 3618 9927 - Codice d'accesso: 543170


Monografia FIAF N. 120 - Filippo Venturi
Scheda libro

Autore: Filippo Venturi
Titolo: Variations on reality
Formato: 23x22 cm
Pagine: 120, Brossura
Collana: Monografie
Anno edizione: 2025
Curatore: Silvano Bicocchi
Editing: Roberto Rossi
Grafica: Francesca Gambino, Immedia Editrice
Testi: Massimo Agus, Silvano Bicocchi, Bendetta Donato, Claudia Ioan, Michele Smargiassi, Isabella Tholozan
Editore:
FIAF (Federazione Italiana Associazioni Fotografiche), Corso San martino, 8 – 10122 Torino

Descrizione
Filippo Venturi è Autore dell’Anno FIAF 2025.
Fedele al concept di questa collana di monografie, il libro presenta opere che appartengono all’intero percorso dell’autore che si qualifica “documentary photographer and visual artist”, inquanto pratica professionalmente la fotografia di reportage e l’ideazione di immagini e narrazioni per immagini ottenute con l’intelligenza artificiale (IA). Il libro dimostra come Venturi sia un autore consapevole della responsabilità che impone il processo informativo e dei problemi etici insiti nel suo lavoro. È un fotografo sensibile che si è misurato sia con il vissuto dei mutamenti sociopolitici asiatici e europei che con la realtà virtuale della narrazione di temi privati e collettivi con la IA.

Biografia
L’autore è nato a Cesena nel 1980 e attualmente vive a Forlì. Laureato in Informatica, si orienta alla fotografia nel 2008, realizzando progetti personali riguardanti l’identità e la condizione umana. Ha documentato dittature totalitarie in Asia e le tensioni socio politiche esistenti nelle società europee. I suoi lavori sono stati pubblicati sulle principali riviste nazionali e internazionali. Insegna fotogiornalismo e fotografia documentaria e ha svolto diversi interventi in ambito universitario nel ruolo di esperto. È fotoreporter inviato da testate giornalistiche e intraprende lavori di ricerca personale, conduce attività culturali nell’ambiente fotografico nazionale e internazionale. Dal 2023 produce lavori di narrazione per immagini con l’ausilio della IA ottenendo significativi riconoscimenti.


Qualche estratto dai testi critici contenuti nel libro:

"Filippo Venturi è il 31° Autore dell’anno FIAF, e anche il più giovane tra gli autori pubblicati da questa nostra collana che è iniziata nel 1994 con Rinaldo Prieri, seguito da Pietro Donzelli, Mario Lasalandra, Piergiorgio Branzi, e tanti altri Maestri della Fotografia Italiana che ci hanno donato immagini di grande autorialità". — Silvano Bicocchi

"Attraversare l'opera di Filippo Venturi vuol dire intraprendere un viaggio di cui si conosce la destinazione, consapevoli che lo spostamento si snoderà tra le tante traiettorie possibili. Il punto di partenza nonché il chiodo fisso dell'autore sono le storie, le tante fette di realtà di cui si dichiara «affamato», perché variegata, multi sfaccettata, foriera di spunti degni di attenzione e di approfondimento". — Benedetta Donato

"Cosa sto cercando di dire? Che Venturi, forse perché è laureato in informatica, ha capito subito che l’intelligenza artificiale non è una tecnologia aliena e cattiva che minaccia di divorare la nobile arte della fotografia. Ha capito, e io sono con lui, che IA è figlia legittima della fotografia, non solo perché ne ingoia in quantità innumerevole per addestrarsi, ma perché fa parte della stessa genealogia, quella delle immagini prodotte attraverso meccanismi programmabili e complessi, non semplici utensili ma dispositivi che aggiungono una volontà propria alla creazione (come la macchina fotografica…), un apporto che sfugge al controllo di chi li mette in moto". — Michele Smargiassi

"La pubblicazione di questo libro offre l’occasione per riflettere sul lavoro di Filippo Venturi facendo emergere alcune tematiche ricorrenti, che attraversano sottotraccia molti dei suoi progetti. Tra queste si distingue l’indagine sulle interconnessioni tra individuo e potere, nonché sulle molteplici declinazioni delle identità collettive e personali, osservate con uno sguardo distaccato ma umanamente comprensivo, capace di condensare, in un fotogramma, i segni tangibili dello sviluppo dei processi storici". — Massimo Agus

"Di fronte all’articolata opera di Filippo Venturi, lo sguardo spazia tra generi e linguaggi, tra temi e metodi narrativi diversificati, tra opere autoriali e lavori professionali commissionati, tutti separati ma fortemente convergenti. A unire le fila di una produzione contrassegnata da varietà tematica e linguistica è proprio l’autorialità, che consente a Filippo Venturi di muoversi con agio tra due estremi: la realtà, raccontata con approccio reportagistico o documentario; e l’arte visiva, grazie anche all’utilizzo dell’Intelligenza Artificiale". — Claudia Ioan

"Capita sempre più spesso di domandarci cosa si intende per narrazione fotografica, cercando significati e concetti che vadano oltre il semplice racconto della realtà attraverso l’uso delle immagini, allo scopo di trasmettere messaggi, informazioni, sentimenti, così come semplicemente faremmo con l’uso delle parole. Credo che Filippo Venturi sia l’esempio perfetto a dimostrazione del fatto che la fotografia documentaria ha ancora un valore di attualità profondo, una responsabilità importante, un dovere di testimonianza che il mondo chiede". — Isabella Tholozan

Prison Inside Me su Escape Australia by Filippo Venturi

(english below)

Sulla rivista Escape Australia è stata pubblicata una selezione di fotografie dal mio lavoro su Prison Inside Me.

Dopo aver realizzato il progetto L’Ira Funesta, dedicato alla Camera della Rabbia di Forlì — uno spazio in cui era possibile sfogare stress e rabbia distruggendo oggetti con mazze da baseball e martelli da demolizione — sono venuto a conoscenza di un altro ambiente pensato per liberarsi dallo stress, ma con dinamiche diametralmente opposte. Invece della violenza fisica e catartica, Prison Inside Me propone l’isolamento, la rinuncia alla tecnologia e la meditazione, in un contesto volutamente ispirato all’essenzialità di una prigione: le “celle” sono le stanze in cui alloggiano gli ospiti, o meglio, i pazienti.

Fondato nel 2013 da Jihyang Noh e da suo marito, il centro si trova a Nam-myeon, a circa 90 chilometri a est di Seul, immerso tra colline e boschi. Le stanze misurano appena 6 metri quadrati, sono spoglie, senza orologi né dispositivi tecnologici, e chi vi soggiorna indossa una divisa blu con numero identificativo.

Il progetto nasce come risposta al crescente malessere psicologico causato dalla pressione sociale e lavorativa in Corea del Sud, un Paese che in pochi decenni ha attraversato una rapidissima trasformazione, passando da una condizione semifeudale a una delle società tecnologicamente più avanzate del mondo. Questo salto, però, ha generato gravi effetti collaterali: ansia, isolamento, alcolismo e uno dei tassi di suicidio più alti al mondo.

Durante la mia visita, la direttrice Jihyang Noh mi ha raccontato che l’idea del centro è venuta al marito, avvocato, in un periodo particolarmente stressante della sua vita professionale. Sentiva il bisogno di fermarsi, ma non poteva permetterselo. Così ha immaginato un luogo in cui rinchiudersi volontariamente, per ritrovare equilibrio e riprendere il controllo della propria esistenza.

Le camere vengono chiuse a chiave solo di notte. Di giorno, chi lo desidera può uscire all’aperto e passeggiare nella cosiddetta “Foresta della Meditazione”. Altri preferiscono restare nella propria cella, dove meditano, pregano, scrivono o semplicemente piangono. Alcuni si limitano a guardare fuori dalla finestra. E proprio lì, nel silenzio e nella solitudine, si svela la sfida più grande: restare soli con se stessi. Ma è anche il primo passo per trasformare la propria quotidianità e ritrovare una serenità autentica.

Nessuno, fino a oggi, ha mai abbandonato il programma prima del termine, sono consapevoli di essere lì per loro stessi.


A selection of photographs from my work on Prison Inside Me was published in the magazine Escape Australia.

After completing the project L’Ira Funesta, dedicated to the Rage Room in Forlì — a space where people could vent stress and anger by smashing objects with baseball bats and demolition hammers — I came across another environment designed to relieve stress, but with completely opposite dynamics. Instead of physical and cathartic violence, Prison Inside Me offers isolation, disconnection from technology, and meditation, in a setting deliberately inspired by the minimalist aesthetics of a prison: the “cells” are the rooms where guests — or rather, patients — stay.

Founded in 2013 by Jihyang Noh and her husband, the center is located in Nam-myeon, about 90 kilometers east of Seoul, surrounded by hills and forests. The rooms are just 6 square meters in size, bare, with no clocks or technological devices, and guests wear a blue uniform with an identification number.

The project was created in response to the growing psychological distress caused by social and work-related pressure in South Korea — a country that, in just a few decades, has undergone a rapid transformation from a semi-feudal state into one of the most technologically advanced societies in the world. However, this leap has brought with it serious side effects: anxiety, isolation, alcoholism, and one of the highest suicide rates in the world.

During my visit, the director Jihyang Noh told me that the idea for the center came from her husband, a lawyer, during an especially stressful time in his professional life. He felt the need to stop, but couldn’t afford to. So he imagined a place where one could voluntarily shut oneself away, in order to recharge and regain control over one’s life.

The rooms are locked only at night. During the day, those who wish can go outside and walk in what they call the “Meditation Forest.” Others prefer to remain in their cell, where they meditate, pray, write, or simply cry. Some just sit and stare out the window. And it is precisely there, in silence and solitude, that the greatest challenge reveals itself: being alone with oneself. But it’s also the first step toward transforming one’s daily life and rediscovering a genuine sense of serenity.

To this day, no one has ever left the program before completing it. They are fully aware that they are there for themselves.

Made in Korea, 10 anni dopo by Filippo Venturi

[English below]

Il recente suicidio di tre studentesse a Busan ha riacceso, in Corea del Sud, il dibattito sull’enorme competizione e pressione che grava sui giovani, in ambito scolastico ma non solo, e che li condiziona pesantemente, spingendoli anche a gesti tragici. Nei loro messaggi di addio, le ragazze esprimevano forti timori riguardo all’ultimo anno di liceo e a ciò che sarebbe venuto dopo.

Un'indagine del 2022, condotta su oltre 130.000 studenti dal Ministero dell'Istruzione, ha evidenziato che il 20,3% degli studenti delle medie e superiori ha pensato al suicidio, attribuendone la causa principale all’ansia per il futuro e per la carriera.

L’anno scorso, la "Legge sulla prevenzione del suicidio" ha reso obbligatorio almeno un intervento educativo annuale al benessere mentale nelle scuole di ogni ordine, ma gli esperti concordano che questo non sarà sufficiente. Il sistema educativo – con giornate scolastiche fino a 13–16 ore, frequenti lezioni serali private (hagwon) e un enorme impegno in ripetizioni – è riconosciuto da tempo come un fattore preponderante nello stress studentesco.

Secondo la psichiatra Lee Yeon-jeong, in un report del 2019, gli adolescenti coreani spesso non mostrano segnali esterni prima di compiere gesti estremi: “In Occidente gli adolescenti possono abusare di sostanze o avere comportamenti antisociali, ma in Corea chi si suicida è spesso silenzioso ed educato”. Questa discrezione è radicata nella cultura coreana, che scoraggia l’espressione delle difficoltà.

Quando nel 2014 ho iniziato a studiare gli effetti collaterali subìti dai giovani sudcoreani immersi in una società altamente competitiva e con forti pressioni sociali, anche provenienti dalla famiglia — che ho poi raccontato nel lavoro Made in Korea nel 2015 — confesso che mi sarei aspettato dei progressi 10 anni dopo, ma così non è stato. Negli anni 2020-2022, anche a causa della pandemia, il problema si era persino aggravato.

Il nuovo presidente coreano Lee Jae-myung ha dichiarato che la prevenzione del suicidio giovanile sarà una priorità nazionale, anche grazie a un rafforzamento di screening psicologici, formazione dei “gatekeeper” (insegnanti, operatori sanitari) e maggiore supporto alle famiglie. C'è da sperare che sia vero.

[Alcune fotografie dal mio lavoro Made in Korea]


The recent suicide of three female students in Busan has reignited, in South Korea, the debate over the intense competition and pressure weighing on young people—not only in the academic sphere—and how heavily it affects them, sometimes pushing them toward tragic actions. In their farewell messages, the girls expressed deep fears about their final year of high school and what would come afterward.

A 2022 survey, conducted on over 130,000 students by the Ministry of Education, revealed that 20.3% of middle and high school students had contemplated suicide, citing anxiety about the future and their careers as the main reason.

Last year, the "Suicide Prevention Act" made it mandatory for schools at all levels to provide at least one annual educational session focused on mental well-being, but experts agree that this will not be enough. The education system—with school days lasting up to 13–16 hours, frequent evening private lessons (hagwon), and a heavy load of tutoring—is widely recognized as a major contributor to student stress.

According to psychiatrist Lee Yeon-jeong, in a 2019 report, Korean teenagers often show no outward signs before taking extreme actions: “In the West, teenagers may abuse substances or display antisocial behavior, but in Korea, those who take their own lives are often quiet and well-mannered.” This discretion is rooted in Korean culture, which discourages the expression of personal struggles.

When in 2014 I began studying the side effects suffered by young South Koreans immersed in a highly competitive society with intense social pressure, including from their families - as I documented in my 2015 project Made in Korea - I expected to see some progress ten years later. But that has not been the case. Between 2020 and 2022, the issue even worsened, partly due to the pandemic.

South Korea’s new president, Lee Jae-myung, has declared that preventing youth suicide will be a national priority, including through the strengthening of psychological screenings, the training of “gatekeepers” (teachers, healthcare workers), and increased support for families. One can only hope it’s true.

[Some photographs from my project Made in Korea]

Nella rete by Filippo Venturi

Guidavo per le campagne coreane quando ho notato un pescatore intento a catturare pesci con una rete. Ho parcheggiato l'auto, siamo scesi e gli siamo andati incontro. Non parlavamo la stessa lingua ma vedendo la mia fotocamera ha capito che ero intenzionato a ritrarlo proprio lì, in mezzo al fiume. Cosa che mi ha concesso. Subito dopo, come colpito da una illuminazione, col movimento delle mani ci ha invitati in casa sua dove ci ha presentati una donna e un altro uomo. Nessuno capiva nessuno, ma si sono fatti ritrarre dentro e fuori casa mentre, intanto, allestivano una tavola per offrirci la cena.

Questo incontro mi ha vagamente ricordato il racconto Viewfinder, di uno dei miei scrittori preferiti. Rivedendo le fotografie, c'è qualcosa di più, un sapore cinematografico che permea i loro volti. In particolare, il ritratto davanti alla casa mi fa pensare a una locandina di un film, i cui personaggi sembrano adorabili.

Best 9 Instagram 2023 by Filippo Venturi

Anche quest’anno il mio best 9 di Instagram (cioè i miei post che hanno suscitato più interesse) sono una buona traccia per ricordare gli avvenimenti, che mi hanno toccato direttamente, più importanti dell’anno che volge al termine!

Ci sono 4 fotografie con cui ho documentato l’alluvione che ha colpito la mia regione, in particolare di Cesena e Forlì. Ci sono 4 immagini generate con l’intelligenza artificiale. C’è una fotografia molto tenera scattata a Seoul sul finire del 2022, ma pubblicata nel 2023.

Entrando nel dettaglio:

- La fotografia scattata a Seoul risale all’ennesimo mio viaggio nella penisola coreana, in cui ho portato a termine il terzo capitolo del mio progetto intitolato “Awakenings”, dove racconto e raccolgo le testimonianze dei nordcoreani che sono fuggiti dal regime totalitario e che oggi vivono in Corea del Sud. Info: https://t.ly/qqTMp

- Delle 4 fotografie con cui ho documentato l’alluvione: una mostra i ragazzi della comunità senegalese che sono intervenuti per aiutare i propri amici che vivono in uno dei quartieri più colpiti, ma anche gli abitanti più anziani. Sono felice di essere arrivato proprio al momento giusto, per fotografare e smentire certi luoghi comuni che si stavano diffondendo persino durante un momento così drammatico. Una seconda fotografia mostra tracce di mani infangate all’interno di una abitazione cesenate. Un’altra mostra un campetto da basket allagato e infine c’è una catasta di libri da cui ne spuntava uno il cui titolo richiama l’ultimo verso dell’Inferno della Divina Commedia di Dante Alighieri: “e quindi uscimmo a riveder le stelle”. Io non ho modificato la situazione, chi ha ammassato quei libri probabilmente aveva per la testa cose più importanti che disporre quel libro in quella posizione, quindi si è trattato di una coincidenza curiosa e, in qualche modo, incoraggiante. Qui trovate altre mie fotografie dell’alluvione: https://t.ly/Q6d3b.

- Delle 4 immagini generate con l’intelligenza artificiale: una mostra la mia prima pubblicazione di questo tipo, sul settimanale Internazionale, con immagini tratte dal mio lavoro Broken Mirror; qui maggiori info: https://t.ly/360q_. Un’altra mostra mio padre Giorgio e mio figlio Ulisse passare del tempo insieme, nonostante non abbiano mai avuto l’occasione di conoscersi. Il lavoro completo si intitola He looks like you; qui maggiori info: https://t.ly/VX2ms. La terza è sempre tratta da Broken Mirror; qui maggiori info: https://t.ly/360q_. Infine, la quarta, è tratta da una provocazione che ho voluto fare, generando le ipotetiche immagini che avrebbero potuto vincere tutte le edizioni del World Press Photo, il principale premio rivolto ai fotogiornalisti; maggiori info qui: https://t.ly/oCGXs.

CSAT, Suneung (South Korea) by Filippo Venturi

(in italiano sotto)

Every year in November, South Korea holds the college entrance exam, called Suneung or also CSAT (College Scholastic Ability Test), which lasts 9 hours and involves about 500.000 students. This year it was held on November 17, 2023.

For young South Koreans, it represents a very important step that will decide their future: depending on their results, they will either be able to enter the most prestigious universities, the so-called SKY (Seoul University, Korea University and Yonsei University), or they will have to scale back their own expectations and (especially) those of their parents.

South Korean society is characterized by a very high level of competition, touching on school, university, work, and even aesthetics. Young people find themselves growing up with the same ideals in mind and passing through compulsory stages: the best grades to get into the best universities that will lead to the best jobs. The country pushes young people toward an alienating and surreal standardization, the exact opposite of what happens in many Western countries, where success is achieved by standing out from the crowd.

For this reason, Suneung represents the most stressful time in a South Korean student's life. The psychological pressure on girls and boys is enormous, even in the family environment, the stress level is extremely high, and failure can lead to serious consequences such as depression, social isolation, alcoholism or suicide (South Korea is one of the countries with the highest suicide rate in the world).

To make it easier for students to cope with the exam, the South Korean government takes various measures, such as changing airline flight schedules so that they do not disturb with their noise, especially during the conduct of the English test. Businesses and government offices open only after the exam has begun, to prevent students from encountering traffic and arriving late. Cabs are free for the entire test day. Police officers are made available to drive those students to school who are in danger of arriving late and missing the test.


Ogni anno, nel mese di novembre, in Corea del Sud si svolge l'esame di ammissione all'università, chiamato Suneung o anche CSAT (College Scholastic Ability Test), della durata di 9 ore e che coinvolge circa 500 mila studenti. Quest'anno si è tenuto il 17 novembre 2023.

Per i giovani sudcoreani rappresenta un importantissimo step che deciderà il loro futuro: in base al risultato ottenuto potranno accedere alle università più prestigiose, le cosiddette SKY (Seoul University, Korea University e Yonsei University), oppure dovranno ridimensionare le proprie aspettative e (soprattutto) quelle dei genitori.

La società sudcoreana è caratterizzata da una competizione molto elevata, che tocca l'ambito scolastico, universitario, lavorativo e anche estetico. I giovani si trovano a crescere avendo in mente gli stessi ideali e passando per tappe obbligatorie: i migliori voti per accedere alle migliori università che consentiranno di arrivare ai migliori lavori. Il paese spinge i giovani verso una standardizzazione straniante e surreale, l'esatto contrario di quanto avviene in molti paesi occidentali, dove il successo è raggiunto distinguendosi dalla massa.

Per questo motivo il Suneung rappresenta il momento più stressante della vita di uno studente sudcoreano. La pressione psicologica verso ragazze e ragazzi è enorme, anche in ambito familiare, il livello di stress è altissimo e un insuccesso può portare a gravi conseguenze come depressione, isolamento sociale, alcolismo o suicidio (la Corea del Sud è uno dei paesi col tasso di suicidi più alto al mondo).

Per facilitare gli studenti nel sostenere l’esame, il governo sudcoreano adotta varie misure, come quella di modificare gli orari dei voli aerei in modo che non disturbino col loro rumore, in particolare durante lo svolgimento della prova di inglese. Le attività commerciali e gli uffici pubblici aprono solo dopo che l'esame è iniziato, per evitare che gli studenti possano trovare traffico e arrivare in ritardo. I taxi sono gratuiti per l'intera giornata di test. Agenti di polizia sono messi a disposizione per accompagnare a scuola quegli studenti che rischiassero di arrivare in ritardo e saltare il test.

Yogyesa Temple, si tratta del tempio principale dell'Ordine Jogye del buddismo coreano. Si trova nel centro di Seoul ed è uno dei templi dove i genitori degli studenti che affrontano l'esame vanno a pregare e a lasciare messaggi di speranza per il risultato che otterranno i propri figli. Seoul, Corea del Sud, 13/11/2022.

Yogyesa Temple, this is the main temple of the Jogye Order of Korean Buddhism. It is located in downtown Seoul and it is one of the temples where parents of students taking the university entrance exam go to pray and leave messages of hope for the outcome their children will get. Seoul, South Korea, 11/13/2022.

Yogyesa Temple, si tratta del tempio principale dell'Ordine Jogye del buddismo coreano. Si trova nel centro di Seoul ed è uno dei templi dove i genitori degli studenti che affrontano l'esame vanno a pregare e a lasciare messaggi di speranza per il risultato che otterranno i propri figli. Seoul, Corea del Sud, 13/11/2022.

Yogyesa Temple, this is the main temple of the Jogye Order of Korean Buddhism. It is located in downtown Seoul and it is one of the temples where parents of students taking the university entrance exam go to pray and leave messages of hope for the outcome their children will get. Seoul, South Korea, 11/13/2022.

Yogyesa Temple, si tratta del tempio principale dell'Ordine Jogye del buddismo coreano. Si trova nel centro di Seoul ed è uno dei templi dove i genitori degli studenti che affrontano l'esame vanno a pregare e a lasciare messaggi di speranza per il risultato che otterranno i propri figli. Seoul, Corea del Sud, 13/11/2022.

Yogyesa Temple, this is the main temple of the Jogye Order of Korean Buddhism. It is located in downtown Seoul and it is one of the temples where parents of students taking the university entrance exam go to pray and leave messages of hope for the outcome their children will get. Seoul, South Korea, 11/13/2022.

Yogyesa Temple, si tratta del tempio principale dell'Ordine Jogye del buddismo coreano. Si trova nel centro di Seoul ed è uno dei templi dove i genitori degli studenti che affrontano l'esame vanno a pregare e a lasciare messaggi di speranza per il risultato che otterranno i propri figli. Seoul, Corea del Sud, 13/11/2022.

Yogyesa Temple, this is the main temple of the Jogye Order of Korean Buddhism. It is located in downtown Seoul and it is one of the temples where parents of students taking the university entrance exam go to pray and leave messages of hope for the outcome their children will get. Seoul, South Korea, 11/13/2022.

Studenti varcano i cancelli di una delle scuole sede dell'esame. Kyungbock High School, Seoul, Corea del Sud, 17/11/2022.

Students walk through the gates of one of the schools hosting the exam. Kyungbock High School, Seoul, South Korea, 11/17/2022.

Giornalisti e fotografi documentano l'ingresso degli studenti in una delle scuole sede dell'esame e i saluti che poco prima scambiano con i genitori. Kyungbock High School, Seoul, Corea del Sud, 17/11/2022.

Journalists and photographers document the students' entrance into one of the schools hosting the exam and the greetings they exchange with their parents shortly before. Kyungbock High School, Seoul, South Korea, 11/17/2022.

Il fratello minore e i genitori di uno studente appena entrato in una delle scuole sede dell'esame. Kyungbock High School, Seoul, Corea del Sud, 17/11/2022.

The younger sibling and parents of a student who has just entered one of the schools hosting the exam. Kyungbock High School, Seoul, South Korea, 11/17/2022.

Alcuni studenti posano per una fotografia prima di entrare in una delle scuole sede dell'esame. Kyungbock High School, Seoul, Corea del Sud, 17/11/2022.

Some students pose for a photograph before entering one of the schools hosting the exam. Kyungbock High School, Seoul, South Korea, 11/17/2022.

Uno studente saluta la madre prima di varcare i cancelli di una delle scuole sede dell'esame. Kyungbock High School, Seoul, Corea del Sud, 17/11/2022.

A student greets his mother before stepping through the gates of one of the schools hosting the exam. Kyungbock High School, Seoul, South Korea, 11/17/2022.

Uno studente in ritardo viene accompagnato in una delle scuole sede dell'esame. Kyungbock High School, Seoul, Corea del Sud, 17/11/2022.

A tardy student is dropped off at one of the schools hosting the exam. Kyungbock High School, Seoul, South Korea, 11/17/2022.

Awakenings premiato al Festival di Fotografia Etica di Lodi by Filippo Venturi

Il mio lavoro "Awakenings", sui nordcoreani fuggiti dal proprio paese, svolto in collaborazione con l'ONG People for Successful Corean Reunification (PSCORE), è stato premiato nella Open call "Nonprofit World 2023", del Festival di Fotografia Etica di Lodi!

Durante il festival (dal 29 settembre al 30 ottobre 2023), terrò delle visite guidate alla mostra; le date esatte saranno rese note più avanti. Per chi vorrà, ci vediamo a Lodi.

Sito della Call, con i lavori premiati: https://www.festivaldellafotografiaetica.it/ong-selezionate-2023/
Sito della ONG: https://pscore.org

Programma del Festival

Awakenings finalist al Nonprofit World 2023 del Festival di Fotografia Etica di Lodi by Filippo Venturi

Il mio lavoro "Awakenings", sui nordcoreani fuggiti dal proprio paese, svolto con l'ONG People for Successful Corean Reunification (PSCORE), è fra i finalisti della Open call "Nonprofit World 2023" del Festival di Fotografia Etica di Lodi!

Sito della Call, con i finalisti: https://t.ly/XgMIR
Sito della ONG: https://pscore.org

Padiglione Seoul-Pyongyang al Festival Countless Cities, la Biennale delle Città del Mondo by Filippo Venturi

Alcune fotografie dall'inaugurazione del festival Countless Cities, la Biennale delle Città del Mondo, a Palazzo Tortorici a Mazzarino (Sicilia), visitabile dal 24 giugno 2023 al 28 gennaio 2024. In particolare del padiglione Seoul-Pyongyang, da me curato

Per la prima volta, i miei 3 capitoli fotografici sulla penisola coreana sonno esposti assieme. A circa un mese dal 70° anniversario della fine della Guerra di Corea (in realtà Corea del Sud e Corea del Nord risultano ancora in guerra perché, alla firma dell’armistizio di Panmunjeom del 27 luglio del 1953, non è mai seguito un trattato di pace), dopo Korean Dream e Made in Korea, esordirà anche l'ultimo capitolo Awakenings, sui nordcoreani (in prevalenza donne) che sono fuggiti dal paese.

L’evento è organizzato da FARM CULTURAL PARK!

Menzione speciale del Fotografia Calabria Festival per Broken Mirror by Filippo Venturi

Il mio lavoro “Broken Mirror”, realizzato con una intelligenza artificiale, ha ricevuto una menzione speciale dal Fotografia Calabria Festival! Di seguito il comunicato ufficiale.

Con grande piacere annunciamo che Filippo Venturi ha ricevuto la menzione speciale di Fotografia Calabria Festival per il progetto "Broken mirror".
Un lavoro che si è distinto per aver affrontato il tema del Cambiamento attraverso un linguaggio e uno strumento di grande attualità, l'Intelligenza Artificiale. Frutto di un lungo lavoro di ricerca formale ed estetica, "Broken mirror" invita a riflettere sul futuro e sui cambiamenti non solo della Fotografia, ma di tutti i linguaggi visivi e non.
È per questo che siamo felici di dare a Filippo Venturi questo riconoscimento speciale e di dedicare al suo lavoro l'attenzione che merita. Con l'augurio che possa rappresentare per tutti, esperti e non, un'occasione di confronto costruttivo sulle potenzialità dell'Intelligenza Artificiale e del suo impiego anche nell'arte della Fotografia.
Filippo Venturi è un fotografo documentario italiano. Produce progetti riguardanti l'identità e la condizione umana. Negli ultimi anni è stato impegnato in un progetto nella penisola coreana, guadagnandosi il premio Sony World Photography, il LensCulture Emerging Talent Premio. Le sue opere sono state pubblicate su importanti riviste internazionali, come National Geographic, The Washington Post, The Guardian, Financial Times, Internazionale, La Repubblica, Il Corriere della Sera e La Stampa.

•••

With great pleasure that we announce that Filippo Venturi has received a special mention from Fotografia Calabria Festival for the project “Broken mirror”. A work that stood out for having tackled the Change's subject through a highly topical language and tool, the Artificial Intelligence.
Result of a long process of formal and aesthetic research, “Broken mirror” invites us to reflect on the future and changes not only in photography, but in all visual and non-visual languages.
This is why we are happy to give to Filippo Venturi this special recognition and to dedicate his work the attention it deserves. With the hope that it can represent for everyone, experts and non-experts alike, an opportunity for constructive discussion about the Artificial Intelligence's potential and its use, also in the Photography's art.
Filippo Venturi is an Italian documentary photographer. He produces personal projects concerning identity and the human condition. For the past years he has been engaged in a project on the Korean peninsula, earning him the Sony World Photography award, the LensCulture Emerging Talent Award. His works have been published in leading international magazines, such as National Geographic, The Washington Post, The Guardian, Financial Times, Internazionale, La Repubblica, Il Corriere della Sera and La Stampa.