Midjourney

AI and Prejudice by Filippo Venturi

(in italiano sotto)

AI and Prejudice
(Images generated with artificial intelligence, 2023)

An article published on 8 February 2023 by The Guardian, highlighted how the algorithms used by artificial intelligence tend to be gender biased and end up censoring photographs depicting women's bodies, especially when nipples are visible, or pregnant women or women exercising. Large technology companies, including Google, Microsoft and Amazon, which are at the forefront of the development of software using artificial intelligence, have implemented filters to protect their users from seeing unwanted, violent or pornographic images. For example, it has been known for several years that some social networks censor female nipples but not male ones.

Journalists from the British newspaper tested this software using artificial intelligence in analysing hundreds of photographs of men and women in their underwear, while exercising, or using medical tests with partial nudity, and found that artificial intelligence labels photographs of women in everyday situations as sexually allusive. This software tends to rate pictures of women as more racy or sexually allusive than similar pictures of men. Among other consequences, social networks that make use of these algorithms censor or suppress (in the sense of making less visible to users) countless images depicting women's bodies, in some cases even harming women-led companies and businesses, further amplifying social inequalities.

Even photographs for medical use are affected by this problem. Testing these artificial intelligence algorithms on images released by the US National Cancer Institute, in particular one showing how to perform a clinical breast examination, it emerged that Google's artificial intelligence had assigned a high score in terms of indecency, Microsoft's artificial intelligence was 82% sure that the image was 'explicitly sexual', while Amazon's artificial intelligence classified it as representing 'explicit nudity'. Even photographs of pregnant women, where the belly is visible, are problematic in this regard. Google's artificial intelligence classified such a photo as 'very likely to contain racy content', while Microsoft's was 90% sure that the image was 'sexually allusive'.

Behind this problem, there is a phenomenon known to those in the field, namely that of the so-called 'biases' (prejudices/distortions), which are present in today's society and which end up inside the databases (archives) that are provided to artificial intelligence software to train itself. These archives are often a mirror of reality, where gender inequality, for example, leads artificial intelligence to imagine a man when it comes to power roles or a woman when it comes to domestic work.

Artificial intelligence bias can therefore influence the representation of women and their identities, enclosing them within predefined roles and, in a way, repeating and reiterating those limitations that have influenced women's lives for centuries and which, with difficulty, are being dismantled.


AI e Pregiudizio
(Immagini generate con intelligenza artificiale, 2023)

Una indagine pubblicata l'8 febbraio 2023 da The Guardian, ha evidenziato come gli algoritmi utilizzati dalle intelligenze artificiali tendano ad avere pregiudizi di genere, finendo col censurare le fotografie che raffigurano corpi di donne, soprattutto quando in queste sono visibili i capezzoli, oppure donne incinta o che praticano esercizio fisico. Le grandi aziende tecnologiche, fra cui Google, Microsoft e Amazon, che sono all'avanguardia nello sviluppo di software che sfruttano l'intelligenza artificiale, hanno implementato dei filtri allo scopo di proteggere i propri utenti dal vedere immagini indesiderate, violente o pornografiche. Già da diversi anni è noto, ad esempio, come alcuni social network censurino i capezzoli femminili ma non quelli maschili.

I giornalisti del giornale inglese hanno testato questi software che utilizzano l’intelligenza artificiale nell’analizzare centinaia di fotografie di uomini e donne in biancheria intima, mentre facevano esercizio fisico, oppure utilizzando test medici con nudità parziale e hanno scoperto che l’intelligenza artificiale etichetta le fotografie delle donne in situazioni quotidiane come sessualmente allusive. Questi software tendono a valutare le immagini delle donne come più audaci o sessualmente allusive rispetto a immagini simili raffiguranti gli uomini. Fra le varie conseguenze, c’è quella che vede i social network che fanno uso di questi algoritmi censurare o sopprimere (nel senso di rendere meno visibili agli utenti) innumerevoli immagini raffiguranti corpi di donne, in alcuni casi anche danneggiando le aziende e le attività guidate da donne, amplificando ulteriormente le disparità sociali.

Anche le fotografie per uso medico sono toccate da questo problema. Testando questi algoritmi di intelligenza artificiale sulle immagini rilasciate dal National Cancer Institute degli Stati Uniti, in particolare una in cui viene mostrato come eseguire un esame clinico del seno, è emerso come l'intelligenza artificiale di Google avesse assegnato un punteggio elevato in termini di indecenza, quella di Microsoft era sicura all'82% che l’immagine fosse "esplicitamente di natura sessuale", mentre quella di Amazon l’ha classificata come rappresentante "nudità esplicita". Persino le fotografie di donne incinta, dove è visibile la pancia, sono problematiche da questo punto di vista. L’intelligenza artificiale di Google ha classificato una foto di questo tipo come “molto probabile che contenga contenuti audaci”, mentre quella di Microsoft era sicura al 90% che l'immagine fosse "di natura sessualmente allusiva".

Dietro questo problema, c’è un fenomeno noto agli addetti al settore, cioè quello dei cosiddetti “bias” (pregiudizi/distorsioni), che sono presenti nella società attuale e che finiscono dentro i database (archivi) che vengono forniti ai software di intelligenza artificiale per allenarsi. Questi archivi spesso sono uno specchio della realtà, dove la disparità di genere ad esempio spinge l’intelligenza artificiale ad immaginare un uomo quando si parla di ruoli di potere oppure una donna quando si parla di lavori domestici.

I bias dell'intelligenza artificiale possono quindi influenzare la rappresentazione delle donne e delle loro identità, chiudendole all’interno di ruoli predefiniti e, in qualche modo, ripetendo e ribadendo quelle limitazioni che da secoli influenzano la vita delle donne e che, a fatica, si sta cercando di smantellare.

World Press Photo winning photographs (when generated with artificial intelligence) by Filippo Venturi

View all the winners of the annual World Press Photo Contest from 1955 to the present (when generated with artificial intelligence).


Quite rightly, the World Press Photo completely excluded images generated with artificial intelligence, even from the category (open format) in which it had initially thought it could include them. So I wondered which images could have been generated by A.I. to compete for the main award, the photograph of the year, from 1955 to the present.

The purpose of this experiment is to reflect on how artificial intelligence interprets and generates photographs that, from its perspective and at my request, could have won the various editions of the prestigious competition for photojournalists called World Press Photo. Photographs and generated images remain two very different things in many ways. The only point of contact is when the generated image imitates the photograph and exploits its credibility. The consequences of this imitation (and substitution) risk altering and perhaps undermining the credibility of photography (which in any case we must be wary of and should not take for absolute and sole truth) and the role of photojournalism in witnessing reality.


Giustamente, il World Press Photo ha escluso completamente le immagini generate con l'intelligenza artificiale, anche dalla categoria (open format) dove inizialmente aveva ritenuto potessero rientrare. Allora mi sono chiesto quali immagini avrebbe potuto generare l'I.A. per competere per il premio principale: la fotografia dell'anno, dal 1955 a oggi.

Lo scopo di questo esperimento è riflettere su come l'intelligenza artificiale interpreta e genera le fotografie che, dal suo punto di vista e su mia richiesta, avrebbero potuto vincere le varie edizioni del prestigioso concorso per fotogiornalisti chiamato World Press Photo. Fotografie e immagini generate restano due cose molto diverse sotto molti punti di vista. L'unico punto di contatto è quando l'immagine generata imita la fotografia e ne sfrutta la credibilità. Le conseguenze di questa imitazione (e sostituzione) rischiano di alterare e forse compromettere la credibilità della fotografia (di cui comunque bisogna diffidare e che in ogni caso non va presa per verità assoluta e unica) e il ruolo del fotogiornalismo nel testimoniare la realtà.


Webtalk su Fotografia e Intelligenza Artificiale by Filippo Venturi

Mercoledì 6 dicembre 2023, ore 21.15, si terrà un webtalk della serie "serata con l'autore", dove parlerò di Fotografia e Intelligenza Artificiale.

L'incontro è organizzato dall'Associazione fotografica Grandangolo di Carpi.
Link: https://meet.goto.com/grandangolocarpi/le-nostre-serate

Finalista al Cortona On The Move Award by Filippo Venturi

Con grande piacere ho saputo che il mio lavoro “Broken Mirror”, realizzato con una intelligenza artificiale, è fra i 10 finalisti del prestigioso premio Cortona On The Move Award, del festival fotografico omonimo! Di seguito l’annuncio ufficiale:

Siamo felici di rivelare i dieci autori finalisti della seconda edizione del Cortona On The Move Award!

• Alexandra Polina, con “Steindamm-Atlas”
• Camille Lenain, con “Made Of Smokeless Fire”
• Dima Kornilov, con “Submission”
• Dina Oganova, con “#MeToo”
• Enayat Asadi, con “Survivors of Death Row”
• Filippo Venturi, con “Broken Mirror”
• Gabriele Stabile, con “Swim till I Sank”
• Javier Arcenillas, con “Dought”
• Tim Smith, con “In The World But Not Of It”
• Valery Poshtarov, con “Father and Son”

I tre vincitori - il primo classificato otterrà un premio in denaro di 3.000€, il secondo e il terzo vedranno il proprio lavoro pubblicato sulla piattaforma LensCulture - saranno annunciati nella serata di sabato 15 luglio sul palco del Teatro Signorelli, a Cortona, durante le giornate inaugurali di Cortona On The Move 2023.
Ti aspettiamo per scoprirli insieme!

Sito ufficiale: www.cortonaonthemove.com

The Longest Day by Filippo Venturi

The longest day, from "Tear-anny" series, by Filippo Venturi.
Series of images generated with the use of artificial intelligence. I imagined Vladimir Putin's day on Saturday, June 24, 2023, as the "Wagner" Group (a private military company) was headed to Moscow to carry out what appeared to be a coup d'état, later aborted by Yevgeny Prigozhin, the group's founder and owner.

Il giorno più lungo, dalla serie "Tear-anny", di Filippo Venturi.
Serie di immagini generate con l'uso di una intelligenza artificiale. Ho immaginato la giornata di Vladimir Putin di sabato 24 giugno 2023, mentre il Gruppo “Wagner” (una compagnia militare privata) era diretto a Mosca per compiere quello che sembrava un colpo di Stato, poi interrotto da Yevgeny Prigozhin, fondatore e proprietario del gruppo stesso.

Menzione speciale del Fotografia Calabria Festival per Broken Mirror by Filippo Venturi

Il mio lavoro “Broken Mirror”, realizzato con una intelligenza artificiale, ha ricevuto una menzione speciale dal Fotografia Calabria Festival! Di seguito il comunicato ufficiale.

Con grande piacere annunciamo che Filippo Venturi ha ricevuto la menzione speciale di Fotografia Calabria Festival per il progetto "Broken mirror".
Un lavoro che si è distinto per aver affrontato il tema del Cambiamento attraverso un linguaggio e uno strumento di grande attualità, l'Intelligenza Artificiale. Frutto di un lungo lavoro di ricerca formale ed estetica, "Broken mirror" invita a riflettere sul futuro e sui cambiamenti non solo della Fotografia, ma di tutti i linguaggi visivi e non.
È per questo che siamo felici di dare a Filippo Venturi questo riconoscimento speciale e di dedicare al suo lavoro l'attenzione che merita. Con l'augurio che possa rappresentare per tutti, esperti e non, un'occasione di confronto costruttivo sulle potenzialità dell'Intelligenza Artificiale e del suo impiego anche nell'arte della Fotografia.
Filippo Venturi è un fotografo documentario italiano. Produce progetti riguardanti l'identità e la condizione umana. Negli ultimi anni è stato impegnato in un progetto nella penisola coreana, guadagnandosi il premio Sony World Photography, il LensCulture Emerging Talent Premio. Le sue opere sono state pubblicate su importanti riviste internazionali, come National Geographic, The Washington Post, The Guardian, Financial Times, Internazionale, La Repubblica, Il Corriere della Sera e La Stampa.

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With great pleasure that we announce that Filippo Venturi has received a special mention from Fotografia Calabria Festival for the project “Broken mirror”. A work that stood out for having tackled the Change's subject through a highly topical language and tool, the Artificial Intelligence.
Result of a long process of formal and aesthetic research, “Broken mirror” invites us to reflect on the future and changes not only in photography, but in all visual and non-visual languages.
This is why we are happy to give to Filippo Venturi this special recognition and to dedicate his work the attention it deserves. With the hope that it can represent for everyone, experts and non-experts alike, an opportunity for constructive discussion about the Artificial Intelligence's potential and its use, also in the Photography's art.
Filippo Venturi is an Italian documentary photographer. He produces personal projects concerning identity and the human condition. For the past years he has been engaged in a project on the Korean peninsula, earning him the Sony World Photography award, the LensCulture Emerging Talent Award. His works have been published in leading international magazines, such as National Geographic, The Washington Post, The Guardian, Financial Times, Internazionale, La Repubblica, Il Corriere della Sera and La Stampa.

He looks like you (AI) by Filippo Venturi

HE LOOKS LIKE YOU (AI)

(Work done with the use of artificial intelligence, 2023)

[il testo in italiano è sotto]

The images in this project depict my father Giorgio and my son Ulisse playing and sharing moments and experiences. They are, however, false memories. My father died five years before my son was born and so they were never able to meet. In 2023, on the 10th anniversary of Giorgio's passing, I wanted to create this small family album that combines authentic and artificial photographs (created based on real ones).
These images were generated with the use of artificial intelligence (A.I.), creating moments that never existed, in places that will never be reachable. An attempt to find consolation and overcome the frontiers of existence through art and technology, generating images that blend illusion, dream and memory.
The choice to use A.I. obviously deprived me of complete control over the final result: after providing as input some photographs and a textual request to represent Giorgio and Ulisse, I entrusted much of the creative process to the software, which processed the data completely autonomously, including misunderstandings, errors and imperfections.
In the artificial photographs, which were generated hundreds of times, Giorgio and Ulisse often look very different, sometimes the A.I. reverted my father back to the age of a child, but this did not prevent me from recognizing them thanks to some realistic details, such as facial features, wrinkles, my father's corpulent physique or whatever.
All this generated a kind of distance between me and the generated images (certainly more than there would have been if I had resorted to photomontages or illustrations), in which authenticity and unpredictability seem to blur, placing them in a limbo between reality and fiction, which I was able to believe and, in some ways, benefit from.

Le immagini di questo progetto raffigurano mio padre Giorgio e mio figlio Ulisse mentre giocano e condividono momenti ed esperienze. Si tratta però di falsi ricordi. Mio padre è morto cinque anni prima che mio figlio nascesse e quindi non si sono mai potuti incontrare. Nel 2023, al decimo anniversario dalla scomparsa di Giorgio, ho voluto creare questo piccolo album di famiglia che unisce fotografie autentiche e artificiali, queste ultime create basandosi su quelle reali.
Queste immagini sono state generate con l'uso di un'intelligenza artificiale (I.A.), creando momenti che non sono mai esistiti, in luoghi che non saranno mai raggiungibili. Un tentativo di trovare consolazione e di superare le frontiere dell'esistenza attraverso l'arte e la tecnologia, generando immagini che fondono illusione, sogno e ricordo.
La scelta di utilizzare l'I.A. mi ha ovviamente privato del controllo completo sul risultato finale: dopo aver fornito in input alcune fotografie e la richiesta testuale di rappresentare Giorgio e Ulisse, ho affidato gran parte del processo creativo al software che ha elaborato i dati in modo del tutto autonomo, inserendo anche fraintendimenti, errori e imperfezioni.
Nelle fotografie artificiali, generate centinaia di volte, spesso Giorgio e Ulisse appaiono molto diversi, a volte l’I.A. ha riportato mio padre all’età di un bambino, ma questo non mi ha impedito di riconoscerli grazie ad alcuni dettagli realistici, come i lineamenti del viso, le rughe, il fisico corpulento di mio padre o altro.
Tutto questo ha generato una sorta di distanza tra me e le immagini generate (sicuramente più di quanta ce ne sarebbe stata se fossi ricorso ai fotomontaggi o alle illustrazioni), in cui autenticità e imprevedibilità sembrano confondersi, collocandole in un limbo tra realtà e finzione, a cui ho potuto credere e, in qualche modo, trarne giovamento.

Pubblicazione su Internazionale by Filippo Venturi

Su Internazionale n. 1503 del 17 marzo 2023, è uscita una selezione di immagini dal mio lavoro Broken Mirror, creato in collaborazione con una intelligenza artificiale!

Maggiori informazioni sul Broken Mirror qui: www.filippoventuri.photography/blog/broken-mirror-korea

Una giornata al mare (AI) by Filippo Venturi

Alcune fotografie di mio padre mentre gioca con mio figlio.
Se ne è andato 5 anni prima che nascesse Ulisse.
Le immagini sono chiaramente imperfette e, per qualche motivo, nonostante la mia insistenza nel fornire istruzioni all'intelligenza artificiale, non sembrano fotografie reali, ma mi commuovono comunque.

Some photographs of my father playing with my son.
He left 5 years before Ulisse was born.
The images are clearly imperfect and, for some reason, despite my insistence on providing instructions to the artificial intelligence, they don't look like real photographs, but they still move me.

Intervista su Foto Cult by Filippo Venturi

Sul magazine di fotografia Foto Cult è uscita una mia intervista, a cura di Francesca Orsi, sul mio ultimo lavoro "Broken Mirror", sull'utilizzo di software come Midjourney e altro ancora!

Questo il link all’articolo originale:
Filippo Venturi “collabora” con l’intelligenza artificiale: nasce “Broken Mirror”

Filippo Venturi “collabora” con l’intelligenza artificiale: nasce “Broken Mirror”

In anteprima assoluta l’intervista al fotografo che ha sperimentato Midjourney, un software IA, per concretizzare le sue visioni sulla penisola coreana. Di Francesca Orsi, 3 Marzo 2023.

Filippo Venturi è un fotografo documentarista particolarmente interessato al tema dell’identità e della condizione umana. Abbiamo fatto due chiacchere con l’autore a proposito del suo Broken Mirror, progetto che si discosta nettamente dal suo approccio tradizionale e che è stato creato mediante l’utilizzo del software di produzione di immagini Midjourney.

Con Broken Mirror, una tua recente sperimentazione visiva, hai usato l’intelligenza artificiale, nello specifico Midjourney, per produrre le immagini. Ce ne racconti il funzionamento nel dettaglio, comprese le criticità che può avere?

Midjourney è uno dei software di produzione di immagini che hanno raggiunto una considerevole notorietà negli ultimi tempi. Partendo da una descrizione testuale fornita da una persona, è capace di generare immagini grazie a una intelligenza artificiale (IA). Attraverso un prompt, l’utente (definito prompter, suggeritore) può inserire un testo, di poche parole o di diverse righe, in cui descrive lo scenario da creare, quali elementi lo popolano, le caratteristiche dell’immagine, il formato e così via. Il software poi elabora l’input ricevuto e, in base alla libreria di immagini con cui l’IA si è allenata, offre all’utente un risultato visivo. Questi software sono attualmente in versione beta, sperimentale, ma hanno già aperto grandi riflessioni e interrogativi su come potranno stravolgere il mondo della creatività, dell’arte, della comunicazione e dell’informazione. Oggi le immagini generate possono soffrire di alcuni difetti, ma è questione di poco tempo prima che vengano risolti.

Oltre al realismo del risultato prodotto, desta preoccupazione anche la facilità di utilizzo, proprio come è accaduto alla nascita della fotografia. Anche in questo caso si teme possa causare la scomparsa di alcune forme d’arte come la pittura, l’illustrazione e il fumetto. Analogamente al mestiere del fotografo, che a fatica è uscito dalla banale percezione di essere qualcuno che si limita a premere un tasto per essere riconosciuto come autore e artista, viene ora messo in discussione l’apporto di coloro che si avvalgono di questi strumenti informatici.

A livello creativo è interessante notare che, al momento, alcune restrizioni sono imposte dalle stesse software house che spesso censurano alcune parole che esprimono gesti violenti, atti sessuali oppure le accettano nella descrizione escludendole però dalla creazione visiva. L’origine du monde, del pittore Gustave Courbet, oppure L’esecuzione di Saigon, del fotogiornalista Eddie Adams, non sarebbero riproducibili, ad esempio.

Presto l’IA sarà in grado di produrre immagini, video, voci e testi di qualità tale da essere indistinguibili dall’opera degli esseri umani portando con sé potenziali problemi, come il loro utilizzo per creare fake news, un settore florido già oggi. Credo che la realtà e l’informazione corretta assumeranno ancora più valore in futuro ma, al momento, ho l’impressione che molti non siano disposti a investirci denaro, restando in balìa di presunte notizie che puntano a scandalizzare, fomentare e dividere le persone.

Qual è la storia che racconta Broken Mirror e da dove nasce?

Dal 2015 ad oggi ho usato la fotografia, fra le altre cose, per raccontare la penisola coreana, i fenomeni sociali che la caratterizzano, gli obiettivi raggiunti da Corea del Nord e del Sud, ma anche gli effetti collaterali. Nella mia indagine visiva ho spesso adottato un approccio documentaristico, a volte fotogiornalistico, astenendomi in tutti i casi dal manipolare le immagini. Spesso definisco il mio lavoro come “un testimoniare la realtà”, consapevole che anche il più scrupoloso e onesto dei fotografi non possa che alterarla nel momento in cui sceglie cosa fotografare e, poi, quali fotografie comporranno il suo lavoro che sarà mostrato al pubblico. Questo è inevitabile. L’impossibilità di rappresentare in modo assoluto la realtà non può però giustificarne l’ulteriore manipolazione volontaria, almeno se si vuole essere dei testimoni attendibili.

Nel progetto Broken Mirror, che è un lavoro artistico che usa il linguaggio documentaristico, ho fuso la mia visione della Corea del Nord con quella di una intelligenza artificiale. Partendo da scene di vita quotidiana di nordcoreani, ho inserito un elemento estraneo, sotto forma di insetti che assumono dimensioni sempre più grandi e invadenti, al punto che sembra abbiano il controllo sulle persone, le quali, ad un certo punto, si trasformano a loro volta in insetti, completando il dominio subìto.

Il progetto risulta molto cinematografico. Quali sono state le influenze che ti hanno fatto pensare a delle immagini del genere?

L’idea alla base di questo progetto si rifà, appunto, al mio lavoro di fotografo documentarista sulla Corea, ma anche alla fascinazione verso scenari fantascientifici e distopici, alla fotografia in bianco e nero di grandi fotografi del passato, come Robert Capa, ma anche all’alterazione fisica del corpo nei film di David Cronenberg.

In un certo senso, ho attinto al mio database personale di immagini, video, riflessioni, suggestioni e paure, forse in un modo non troppo distante da quello che ha compiuto l’intelligenza artificiale per assembleare le immagini che desideravo, spesso inserendo elementi imprevisti o su cui non avevo il controllo completo. Broken Mirror è quindi il risultato di un compromesso, tra me e l’IA, dove l’eccezionalità della società nordcoreana, fortemente influenzata da uno dei regimi totalitari più duri al mondo, che isola di fatto il paese e i suoi abitanti, viene raffigurata attraverso l’inserimento di un elemento alieno, in una sorta di metamorfosi kafkiana.

Nel panorama fotografico l’utilizzo dell’intelligenza artificiale sta producendo pareri contrastanti, anche per una questione di copyright. Cosa ne pensi?

Le librerie sterminate di immagini che compongono i database dati in pasto alle intelligenze artificiali per “allenarsi”, sono spesso raccolte indiscriminatamente dal web o da archivi senza averne l’autorizzazione oppure con una autorizzazione fornita dagli utenti in tempi in cui ancora non era immaginabile questo tipo di utilizzo.

Proprio in questi giorni lo United States Copyright Office ha negato a Kristina Kashtanova la registrazione del copyright di una graphic novel che aveva generato con Midjourney. In particolare è stato ritenuto che le immagini create non avessero un elemento di “paternità umana” sufficiente da finire sotto copyright. In poche parole, l’intervento umano è stato considerato marginale, paragonabile alle direttive che un cliente potrebbe fornire a un artista. Il documento ufficiale riconosce a Kashtanova la paternità della storia e la scelta dell’ordine della sequenza delle immagini, ma non delle singole immagini. Sarà interessante vedere come verrà disciplinata questa tecnologia e se altri enti e altri paesi prenderanno in considerazione o meno questa decisione.

Pensi che Broken Mirror sia solo una sperimentazione per te o intravedi anche una connessione con il tuo pensiero fotografico e i tuoi lavori passati?

Amo sperimentare e provare soluzioni originali. Fino ad oggi l’ho sempre fatto rimanendo all’interno di una fotografia che si prefiggeva di rappresentare eventi e fenomeni sociali impiegando punti di vista o approcci che, seppur diversi dai soliti, rimanessero fedeli alla realtà. Non so ancora dove mi condurrà questo strumento, ma è interessante che il mio primo esperimento abbia riguardato un approccio metaforico alla realtà, rendendo subito evidente allo spettatore l’artificio, sollecitandone l’aspetto evocativo, senza però scollegarsi completamente dal vero. Forse Broken Mirror è stata la reazione più fedele che potevo avere verso il mio pensiero fotografico e i lavori che ho realizzato.