Relatore a BergamoScienza 202 by Filippo Venturi

Domenica 12 ottobre avrò il piacere di intervenire come relatore al Festival BergamoScienza, la prestigiosa rassegna di divulgazione scientifica, in cui parlerò di fotografia e intelligenza artificiale, e delle conseguenze di questa convivenza sulla società, sul mondo dell'informazione e sulla nostra percezione della realtà.

Nei giorni del festival (3-19 ottobre) avrò l'onore di condividere il palco con un gruppo di esperti del calibro di: Luca Perri, coordinatore scientifico di BergamoScienza e brillante youtuber; Vera Gheno, sociolinguista e saggista; David Quammen, divulgatore scientifico, esperto di pandemie, biodiversità e crisi climatica; Anna Grassellino, direttrice del SQMS Center al Fermilab; Carlo Buontempo, direttore del Copernicus Climate Change Service; Paolo Villoresi, fisico dell’Università di Padova; Guido Tonelli, fisico del CERN e professore all’Università di Pisa, tra i protagonisti della scoperta del bosone di Higgs; Rachael McDermott, direttrice del Max Planck Institute for Plasma Physics… e tanti altri personaggi geniali e interessanti!

Il mio incontro è stato organizzato grazie alla collaborazione con Fotografica – Festival di Fotografia di Bergamo, che quest’anno esplora anche il tema dell’intelligenza artificiale, sostenuta dalla Fondazione Alfaparf.

Il talk sarà moderato dagli studenti della webradio dell’Università degli studi di Bergamo.

Oltre l’obiettivo: la fotografia nell’era dell’AI

Cosa significa “vedere” nell’era dell’Intelligenza Artificiale? Dove si colloca il confine tra autenticità e simulazione, reportage e immaginazione? Siamo ancora in grado di riconoscerlo? In collaborazione con il Festival FOTOGRAFICA, metteremo a fuoco il rapporto tra AI e fotografia contemporanea.

Interviene: Filippo Venturi, Documentary Photographer & Visual Artist
Modera: UniBg OnAir, webradio dell’Università degli studi di Bergamo
Dove: Domenica 12 Ottobre 2025 ore 17.00 - Pala SDF in Piazza della Libertà - Bergamo


Sito ufficiale di BergamoScienza: bergamoscienza.it
Sito ufficiale di Fotografica: fotograficafestival.it


Qualche foto dal talk:

Parlare chiaro oggi significa dire “stronzo”? by Filippo Venturi

Le risposte diventate virali del comico Enzo Iacchetti a Eyal Mizrahi, presidente dell'associazione Amici d'Israele, nel programma Carta Bianca di Bianca Berlinguer, mi hanno fatto ripensare ad alcuni temi.

Il linguaggio della politica (e dei media) si è radicalizzato da tempo. I social hanno accelerato una dinamica che già esisteva: il messaggio breve, diretto, spesso aggressivo funziona meglio dell’argomentazione lunga e complessa. Chi grida, semplifica o insulta ottiene più attenzione. Questo rende più difficile per chi vuole ragionare con calma avere spazio e trovare ascolto in fruitori che hanno la soglia di attenzione di un reel.

Dire "stronzo" a qualcuno che banalizza un genocidio può sembrare l’unica reazione comprensibile. Da un lato scuote e segnala un confine invalicabile; dall’altro, però, rischia di rafforzare proprio la dinamica suddetta.

Anche io ho subìto questi effetti e sono cambiato: anni fa avrei criticato una reazione scomposta come quella di Iacchetti. L'altra sera invece l'ho trovata efficace, necessaria, persino esaltante. Sarà stata la frustrazione verso la lentezza nel riconscere qualcosa che è sotto gli occhi di tutti da mesi in Palestina, sarà stata la spocchia con cui Eyal Mizrahi ribatteva ("Definisca bambino") o altro ancora.

Da tempo una certa parte politica italiana viene criticata per la comunicazione inefficace e irrilevante; se adottassero i toni di Trump e altri politici e partiti sulla cresta dell'onda, potrebbero farsi sentire di più, ma contribuirebbero a normalizzare ulteriormente un linguaggio violento e banalizzante.

Chi mantiene la complessità perde, chi la abbandona diventa credibile. Ma se la politica e il dibattito si riducono a una gara di slogan, rischiamo di restare senza chi sappia dare voce alle sfumature, alle contraddizioni e alla realtà che non entra in un reel. Ed è proprio lì che si gioca la qualità della nostra democrazia (finché durerà).

L'abbondanza di informazioni e contenuti a cui abbiamo accesso e le risorse non illimitate del nostro cervello hanno prodotto l'unico risultato possibile: ridurre la complessità, semplificare le prese di posizione e bypassare il confronto per finire con l'odiare chi è diverso da noi, anche solo per le idee.

Non mi viene in mente una soluzione praticabile, oggi. In modo utopistico mi domando se, come società, sarebbe il caso di rinunciare a quei mezzi di comunicazione che non informano ma polarizzano, non chiariscono ma estremizzano, e che, paradossalmente, rendono impossibile ogni confronto di idee perché ci spingono a prendere posizione quotidianamente, senza poter cambiare idea.

Premio Portfolio Werther Colonna by Filippo Venturi

Il «34° Premio Portfolio Colonna», organizzato nell’ambito del «22° Portfolio Italia – Gran Premio Fowa», si è tenuto a Savignano sul Rubicone (FC), in Piazza Borghesi, nelle giornate di sabato 13 e domenica 14 settembre 2025. Agli Incontri hanno partecipato 37 Autori con 43 Lavori. Sono state effettuate 52 Letture.

A conclusione delle due giornate la Commissione Selezionatrice composta dai Signori Mario Beltrambini, Maria Cristina Bonfiglioli Colonna, Fulvio Merlak (Presidente di Giuria), Elisabetta Bibi Portoghese e Filippo Venturi ha assegnato i Riconoscimenti come segue:

- 1° Premio a "A thousand times the fate of a cage" di Camilla PEDRETTI di Villa Guardia (CO), con un portfolio composto da 33 Immagini in Bianco&Nero realizzate nel 2025. Questa la motivazione: «Un dialogo tra persone, animali e spazi che popolano un mondo in cui l’Autrice si è inserita con grande naturalezza, senza però cercare di rendersi del tutto invisibile. Capita che i suoi soggetti la guardino, la osservino, continuando a vivere quella quotidianità in cui si inserisce in punta di piedi. Altri soggetti sono di spalle o si coprono il viso e anche qui si percepisce il grande rispetto che l’Autrice nutre nei confronti di una comunità che sicuramente è in balia di tante (troppe) difficoltà quotidiane, ma a cui vuole dare voce e dignità».

- 2° Premio a "Il rumore di fondo" di Andrea BETTANCINI di Cervia (RA), con un portfolio composto da 30 Immagini in Bianco&Nero realizzate nel 2025. Questa la motivazione: «Quella che ci fa vedere l’Autore è un’India diversa, un’India difforme da quella che siamo abituati a osservare, un’India silenziosa, appena appena sussurrata, interiore, confidenziale: uno scorrere d’immagini sospese, estatiche, suggestive, quasi irreali. È, tuttavia, un’India vera, vista con gli occhi di chi ha saputo interpretare la realtà sospesa tra illusione e oggettività».

Il Premio è dedicato alla memoria di Werther Colonna, sostenitore del Festival e appassionato mecenate della cultura e dell’attività fotografica savignanese.

La missione fallita in Corea del Nord by Filippo Venturi

Un pescatore cinese sul fiume Yalu, che segna il confine tra Dandong (Cina) e Sinuiju (Corea del Nord). La foto è solo a scopo illustrativo e non ha legami con la missione descritta nell’articolo. @Filippo Venturi /// A Chinese fisherman on the Yalu River, which marks the border between Dandong (China) and Sinuiju (North Korea). The photo is for illustrative purposes only and is not related to the mission described in the article. @Filippo Venturi

(english below)

Il New York Times ha pubblicato un articolo su una missione segreta fallita degli Stati Uniti in Corea del Nord nel 2019.

Nel 2019 l’unità SEAL Team 6 – Red Squadron (la stessa che aveva ucciso Osama bin Laden) ricevette l’ordine di svolgere una missione segreta in Corea del Nord. L’obiettivo era installare un dispositivo elettronico capace di intercettare le comunicazioni del leader nordcoreano Kim Jong-un, in un momento delicato di colloqui con Donald Trump (al suo primo mandato come Presidente USA).

L’incarico affidato ai SEAL era pensato per colmare un punto cieco strategico. Per anni, le agenzie di intelligence statunitensi avevano trovato quasi impossibile reclutare fonti umane e intercettare comunicazioni in Corea del Nord.

Il compito consisteva nell’avvicinarsi alla Corea del Nord con un sottomarino nucleare, tenendosi in acque internazionali, per poi utilizzare dei mini-sottomarini per arrivare a riva. Tuttavia, una serie di errori operativi e circostanze impreviste portarono al fallimento della missione:

  • Un mini-sottomarino si posizionò male sul fondale, costringendo a manovre aggiuntive e a movimenti in acqua che potevano essere notati;

  • I SEAL, convinti di trovarsi soli, non si accorsero subito di una piccola barca di pescatori nordcoreani;

  • I rumori e le luci del mini-sottomarini probabilmente attirarono l’attenzione dei pescatori.

I SEAL si trovarono davanti a una decisione critica e con il comandante a chilometri di distanza, sul sottomarino. Per limitare il rischio di essere notati avevano rinunciato ai droni (facilmente rilevabili) e si erano imposti un blackout delle comunicazioni, ma senza questi vantaggi tecnologici, su cui i SEAL normalmente contavano, erano impreparati sul da farsi.

La barca di pescatori si avvicinò e, temendo di essere scoperti, i SEAL aprirono il fuoco, uccidendo tutti i presenti. Solo dopo capirono che si trattavano di civili in immersione per la pesca di molluschi.

A quel punto la missione fu annulata: il dispositivo non venne impiantato e il sottomarino madre dovette rischiare avvicinandosi alla costa per recuperare i militari. Immediatamente dopo, i satelliti spia americani rilevarono una impennata dell’attività militare nordcoreana nell’area. La Corea del Nord non fece alcuna dichiarazione pubblica sulle morti, e i funzionari statunitensi dissero che non era chiaro se i nordcoreani fossero mai riusciti a ricostruire cosa fosse accaduto e chi fosse stato il responsabile.

L’operazione non fu mai comunicata al Congresso (violando probabilmente la legge), ed è rimasta segreta fino a questa ricostruzione. Dopo questa missione fallita, i rapporti con Pyongyang peggiorarono: il vertice di Hanoi, in Vietnam, si concluse senza accordi, e la Corea del Nord riprese i test missilistici, accelerando il proprio programma nucleare.

A parer mio, questa storia ha tutti i requisiti — Navy Seals, missione di ricognizione e spionaggio fallita, sparatoria, fuga — per consentire ad Alex Garland di fare un seguito del film Warfare.


The New York Times has published an article about a failed U.S. secret mission in North Korea in 2019.

In 2019, the SEAL Team 6 – Red Squadron (the same unit that killed Osama bin Laden) was ordered to carry out a covert mission in North Korea. The objective was to install an electronic device capable of intercepting the communications of North Korean leader Kim Jong-un, during a delicate phase of negotiations with Donald Trump (in his first term as U.S. President).

The SEAL mission was designed to fill a strategic blind spot. For years, U.S. intelligence agencies had found it nearly impossible to recruit human sources and intercept communications inside North Korea.

The plan involved approaching North Korea with a nuclear submarine, staying in international waters, and then using mini-submarines to reach the shore. However, a series of operational errors and unforeseen circumstances led to the mission’s failure:

  • One mini-submarine ended up in the wrong position on the seabed, forcing additional maneuvers and water movements that could be noticed;

  • The SEALs, convinced they were alone, did not immediately notice a small boat with North Korean fishermen;

  • The noise and lights from the mini-subs likely attracted the fishermen’s attention.

The SEALs faced a critical decision, with the commander miles away on the main submarine. To reduce the risk of being detected, they had given up using drones (easily spotted) and had imposed a communications blackout. But without these technological advantages, which the SEALs normally relied on, they were unprepared for what to do next.

The fishing boat drew closer and, fearing discovery, the SEALs opened fire, killing everyone on board. Only later did they realize the victims were civilians diving for shellfish.

At that point, the mission was aborted: the device was never planted, and the mother submarine had to risk moving closer to the coast to recover the troops. Immediately afterward, American spy satellites detected a surge in North Korean military activity in the area. North Korea made no public statements about the deaths, and U.S. officials said it was unclear whether the North Koreans ever figured out what had happened and who was responsible.

The operation was never communicated to Congress (likely in violation of the law) and remained secret until this reconstruction. After this failed mission, relations with Pyongyang worsened: the Hanoi summit in Vietnam ended without an agreement, and North Korea resumed missile tests, accelerating its nuclear program.

In my opinion, this story has all the elements — Navy SEALs, a failed reconnaissance and espionage mission, a firefight, and a hasty escape — for Alex Garland to make a sequel to the film Warfare.

Un pescatore cinese sul fiume Yalu, che segna il confine tra Dandong (Cina) e Sinuiju (Corea del Nord). La foto è solo a scopo illustrativo e non ha legami con la missione descritta nell’articolo. @Filippo Venturi /// A Chinese fisherman on the Yalu River, which marks the border between Dandong (China) and Sinuiju (North Korea). The photo is for illustrative purposes only and is not related to the mission described in the article. @Filippo Venturi

Fotografie di scena de Gli Innamorati by Filippo Venturi

Nei giorni scorsi ho avuto il piacere di scattare le fotografie di scena dello spettacolo teatrale “Gli Innamorati” presso il Teatro Diego Fabbri di Forlì!

Sopra è visibile una piccola selezione delle fotografie.


GLI INNAMORATI, di CARLO GOLDONI
Adattamento e regia ROBERTO VALERIO
Con CLAUDIO CASADIO, LOREDANA GIORDANO, VALENTINA CARLI, LEONE TARCHIANI, MARIA LAURIA, LORENZO CARPINELLI, DAMIANO SPITALERI, ALBERTO GANDOLFO
Scene e costumi Guido Fiorato
Musiche Paolo Coletta
Light designer Michele Lavanga
Assistente regia Gloria Martelli
Assistente scene e costumi Anna Varaldo
Realizzazione scene Laboratorio Scarpa, Faenza
Direttore di palcoscenico Matteo Hintermann
Tecnico luci Marco Golinucci – aiuto tecnico Lorenzo Guccione
Produzione Accademia Perduta/Romagna Teatri, La Contrada Teatro Stabile di Trieste, La Pirandelliana
In collaborazione con Comune di Verona – Estate Teatrale Veronese

Prima Nazionale: 
Estate Teatrale Veronese
Teatro Romano, Verona, 4 e 5 settembre 2025

Specchiatevi, o giovani, in questi Innamorati ch’io vi presento;
ridete di loro, e non fate che si abbia a rider di voi.

Così Carlo Goldoni introduce la sua commedia al lettore, e in questa breve frase c’è davvero tutto il succo dell’opera. Due giovani innamorati (Eugenia e Fulgenzio) ci mostrano come un amore dolce, limpido e senza inganni si possa trasformare senza alcun motivo in folle gelosia: da qui nascono una serie di ripicche, furibonde liti, alternate a dolci riappacificazioni e languidi desideri.

Esiste un tema più universale e contemporaneo di questo?
Chi di noi non ha sofferto, penato per amore rendendosi anche ridicolo agli occhi degli altri?
Quale altro sentimento scuote e dilania le nostre anime quanto l’amore folle?

Diventa allora necessario rimettere in scena questo capolavoro goldoniano che ci rammenta quanto ancora oggi ci sia di sciocco, buffo, nei nostri comportamenti durante un innamoramento; ma anche quanto si possa essere fragili, indifesi e alla mercé delle onde del cuore.
Goldoni non si accontenta di raccontare in modo semplice la vicenda, al contrario ci presenta una magnifica galleria di personaggi intorno ai due giovani amanti che consigliano, rimproverano, ingarbugliano ancor di più la vicenda. Il campione assoluto nel creare scompiglio e nel creare strade drammaturgiche aggrovigliate, è Fabrizio (lo zio di Eugenia), magnifica maschera di chiacchierone, bonario bugiardo che esalta e magnifica tutte le persone che lo circondano provocando ilarità degli altri personaggi e di riflesso del pubblico.

Con una scenografia contemporanea e costumi moderni, nasce uno spettacolo asciutto, diretto, senza fronzoli, che mescola leggerezza, risate, momenti di grande commedia a cupe atmosfere per poter rappresentar un amore più violento di tutti gli altri; uno spettacolo in cui trionfa il Teatro e la magnifica macchina teatrale inventata dal più grande drammaturgo italiano, capace con un testo scritto nel 1759, di parlare ancora oggi alle persone sedute in platea. - Roberto Valerio

Interpreti e personaggi:

Claudio Casadio – Fabrizio
Loredana Giordano – Flamminia, nipote di Fabrizio, vedova
Valentina Carli – Eugenia, nipote di Fabrizio
Leone Tarchiani – Fulgenzio, amante di Eugenia
Maria Lauria – Lisetta, cameriera
Lorenzo Carpinelli – Roberto, gentiluomo
Damiano Spitaleri – Tognino, servitore
Alberto Gandolfo – Ridolfo, amico di Fabrizio e Clorinda, cognata di Fulgenzio

Sito ufficiale: https://accademiaperduta.it/produzioni/gli-innamorati/

Festival Respira by Filippo Venturi

Venerdì 19 Settembre 2025 sarò ospite del Festival Respira!


Sarà una serata per rallentare e lasciarsi ispirare, con mostre (fra cui quella del mio lavoro Broken Mirror), talk, arte e musica, in una cornice speciale come quella del Museo Casa L. Varoli a Cotignola.

In programma:

GALLERIA D’ARTE: con Filippo Venturi, Roberto Venegoni e Alessandro Tasselli.
TALK: con Priscilla (Mariano Gallo)
LIVE: con 2122 e Frigo

Durante tutto l’evento sarà presente Incantina Space: un’area market con prodotti di atrigianato.

Respira non è solo un festival: è un momento da vivere insieme, per prendersi cura del proprio tempo.

Ti aspettiamo!

Il sogno di una superintelligenza si allontana? by Filippo Venturi

Image generated by Filippo Venturi

In un articolo di opinione sul New York Times, intitolato "Il sogno febbrile di una superintelligenza imminente sta finalmente svanendo", Gary Marcus — scienziato cognitivo, imprenditore e saggista statunitense, noto come critico delle grandi LLM e promotore di approcci neurosimbolici all’intelligenza artificiale — fa alcune osservazioni interessanti sullo sviluppo dell'Intelligenza Artificiale.

GPT-5 — presentato da OpenAI come svolta verso l’AGI (Intelligenza Artificiale Generale) e che ha richiesto miliardi di dollari di investimenti e quasi tre anni di lavoro — ha parzialmente deluso le aspettative, commettendo ancora errori elementari di logica e matematica, producendo risposte assurde e continuando ad avere "allucinazioni". Nonostante alcuni miglioramenti, non rappresenta il salto rivoluzionario che molti si aspettavano.

Questo risultato mostrerebbe i limiti della strategia dello "scaling", ovvero l’idea che modelli sempre più grandi e addestrati su quantità di dati sempre più elevate, possano condurre automaticamente all’AGI. Aggiungere più dati ai grandi modelli linguistici, che vengono addestrati a produrre testo imparando da vasti database di testi umani, li aiuta a migliorare solo fino a un certo punto. Resta però il problema che non comprendono pienamente i concetti a cui sono esposti.

Le previsioni di un’AGI entro l'anno 2027 sembrano oggi troppo ottimistiche ed è forse giunto il momento di rivedere sia le politiche pubbliche — finora troppo permissive (scaricando sulla società problematiche come disinformazione, deepfake, cybercrime, impatto ambientale, salute mentale) — sia le strategie di ricerca e investimento.

Si rendono necessari, quindi, sistemi che non si limitino a prevedere e imitare il linguaggio umano ma che comprendano il mondo in modo da poter ragionare su di esso in modo più profondo. Concentrarsi su come costruire una nuova generazione di sistemi di IA incentrati sui world models dovrebbe essere un obiettivo centrale della ricerca. Incorporare concetti di base come tempo, spazio e causalità potrebbe consentire ai sistemi di organizzare meglio i dati che incontrano.

L'attuale paradigma adotta un approccio “taglia unica” affidandosi a un unico meccanismo cognitivo per risolvere tutto. Ma sappiamo che la mente umana utilizza strumenti diversi per tipi di problemi diversi. Per esempio, il celebre psicologo Daniel Kahneman suggerì che gli esseri umani utilizzano un sistema di pensiero — rapido, riflessivo e automatico e guidato in gran parte dalle statistiche dell’esperienza ma superficiale e soggetto a errori — insieme a un secondo sistema, più guidato dal ragionamento astratto e dal pensiero deliberativo ma lento e laborioso. I grandi modelli linguistici, che sono un po’ come il primo sistema, cercano di fare tutto con un unico approccio statistico ma finiscono per risultare inaffidabili.

Marcus sottolinea la necessità di sviluppare approcci ibridi, o neurosimbolici, che combinino la flessibilità e la capacità di riconoscere schemi delle reti neurali con la precisione logica e deliberativa dei sistemi simbolici. Se i grandi modelli linguistici assomigliano al “pensiero veloce” descritto da Kahneman — statistico, intuitivo ma superficiale e incline a errori — i sistemi simbolici richiamano invece il “pensiero lento”, più astratto e razionale. Integrare questi due approcci, sostiene Marcus, potrebbe superare i limiti del paradigma attuale e aprire la strada a un’IA più affidabile e degna di fiducia.


Warfare di Alex Garland by Filippo Venturi

Nei giorni scorsi ho visto Warfare, scritto e diretto da Alex Garland.

“Vuoi vivere 90 minuti di guerra iper-realistica attraverso gli occhi dei Navy Seals in Iraq?” era lo spunto iniziale intrigante. E in effetti il film mantiene la promessa. Per gran parte della durata assistiamo alla ripetitività e alla noia di una missione di ricognizione, fatta di ore passate ad annotare i movimenti del nemico, nascosti in una casa sottratta a due famiglie irachene. Poi, all’improvviso, subiscono un attacco: colpi di fucili e di mitra, il fragore assordante dei colpi, il panico. L’addestramento e la spavalderia dei giovani soldati svaniscono in un attimo, lasciando spazio a perdita di lucidità, traumi e alle urla interminabili dei feriti.

Dal punto di vista del realismo, il film funziona. Non ci sono eroi alla Rambo, solo una missione fallita e una ritirata amara. Ed era esattamente ciò che cercavo.

Ma qui finiscono i meriti. Manca qualsiasi approfondimento del contesto generale e soprattutto una riflessione politica. Finché si vuole proporre un’esperienza sensoriale “dal di dentro”, lo spettatore può accettarlo. Ma quando, dopo la fuga dei soldati, vediamo le famiglie irachene sequestrate all'inizio del film, aggirarsi con sgomento nella loro casa devastata — mura crivellate, sangue sul pavimento, segni tangibili di violenza — sembra arrivato finalmente il momento di dire qualcosa di significativo sulla guerra. Ma non succede.

Negli ultimi minuti vengono mostrati e celebrati i veri soldati di cui abbiamo visto la storia, coinvolti nella produzione, che arrivano sul set, stringendo mani e sorridendo con Garland e Ray Mendoza (sulle cui testimonianze è basato il film). Un epilogo che svuota di senso la sequenza precedente e lascia una sgradevole sensazione di aver visto un film di propaganda (e che la mancanza di approfondimento e contesto sia per convenienza, più che per altro).

Esaurita la curiosità di vedere in modo realistico la quotidianità dei Navy Seals in missione, non è un film che rivedrei.

E, a questo punto, mi viene da pensare che Alex Garland sia un autore sopravvalutato. Già in Civil War partiva da un’idea forte — “E se scoppiasse una guerra civile negli Stati Uniti?” — ma anche lì mancava il coraggio di approfondire davvero, preferendo soluzioni narrative banali e una rappresentazione superficiale del lavoro di fotografi e giornalisti.

Si Fest 2025 by Filippo Venturi

Quest’anno torno con grande piacere al SI Fest, il festival di fotografia di Savignano sul Rubicone, che inaugura nel weekend del 12-14 Settembre 2025!

Parteciperò alla giornata di presentazione del progetto “Tagliata dall’acque la terra. Immagini di un’alluvione: Romagna, 2023”, da cui nasce anche l’omonima mostra presso la Fototeca Marco Pesaresi. In questo lavoro collettivo è inclusa anche la mia testimonianza fotografica (link) di quel tragico evento che colpì la nostra Regione.

Inoltre, sarò tra i lettori portfolio per l’assegnazione del Premio Werther Colonna, insieme ad altri colleghi ed esperti: un’occasione preziosa per incontrare chi desidera condividere i propri progetti, discuterne e ragionare insieme su come svilupparli o rafforzarli. Svolgerò due turni: sabato 13 settembre e domenica 14 settembre, dalle ore 9 alle ore 12. Per maggiori informazioni, vedere il link Letture Portfolio

Per me ha un significato speciale: proprio a Savignano, molti anni fa, iniziai a seguire con attenzione le letture portfolio. Fu un’esperienza fondamentale, che mi ha segnato e che ricordo ancora con affetto. Tornarci oggi, da lettore, è un po’ come chiudere un cerchio.

Sito ufficiale del festival: www.sifest.it


Elenco dei lettori portfolio al Si Fest 2025:

  • Patricia Armocida - Gallerista

  • Michele Buda - Francesco Raffaelli - Fotografi

  • Luca Capuano - Fotografo

  • Antonio Carloni - Vice direttore Gallerie d’Italia

  • Barbara Diener - Fotografa

  • Francesca Fabiani - Curatrice

  • Sebastiano Leddi - Photo Editor

  • Fulvio Merlak - Presidente onorario FIAF e presidente Portfolio Italia

  • Maysa Moroni - Photo Editor

  • Elisabetta Bibi Portoghese - Curatrice

  • Roselena Ramistella - Fotografa

  • Filippo Venturi - Fotografo

  • Marco Zanella - Fotografo

  • Francesco Zizola - Fotografo

Mostra fotografica Mejnosti / Borderlines by Filippo Venturi

Con mio grandissimo piacere, il mio lavoro “Fearless” sarà esposto nella mostra fotografica “Mejnosti / Borderlines“, che rientra negli eventi di GO! 2025 — Progetto transfrontaliero che vede le due città di Nova Gorica e Gorizia protagoniste dell'ambito titolo di Capitale Europea della Cultura.

Fearless — Nel 2021, per circa due mesi, ho seguito le USCA (Unità Speciali di Continuità Assistenziale), squadre di medici impegnati nel monitoraggio e nell’assistenza domiciliare dei malati di Covid-19. A loro spettava il compito cruciale di decidere chi dovesse essere ricoverato, contribuendo così a evitare la saturazione dei pronto soccorso e degli ospedali. I medici delle USCA erano giovanissimi — in Emilia Romagna l’età media era di 33 anni — poiché, per far fronte alla grave carenza di personale, dal marzo 2020 era stata semplificata l’assunzione dei neolaureati in medicina. Molti di loro avevano sospeso la specializzazione e si erano ritrovati catapultati, da un giorno all’altro, in prima linea contro la pandemia, lavorando senza sosta, sette giorni su sette.

Sono felice, a distanza di alcuni anni, di poter ridare visibilità al lavoro e al coraggio di questi giovani medici, che hanno affrontato la pandemia con dedizione e generosità. Le mie fotografie risultano leggermente sfocate a causa della plastica trasparente con cui ho dovuto rivestire la macchina fotografica per proteggerla dalla contaminazione.

Il tema della mostra non si limita alla frontiera come linea fisica ma esplora il concetto di “Mejnost” anche nei contesti sociali, di status, sociologici, psicologici e di genere.

Maggiori info sul mio progetto qui: Fearless
Maggiori info sui miei lavori sulla pandemia: 11 Stories


Dal 19 settembre 2025, la Galleria GONG ed EPICenter ospiteranno la mostra fotografica internazionale intitolata Mejnosti / Borderlines. Sarà inaugurata alla Galleria GONG alle ore 18:00 e all’EPICenter alle ore 19:00 e resterà aperta fino al 25 ottobre 2025.

Partecipano 14 autori e autrici selezionati da Slovenia, Italia e Austria: Uroš Acman (SI), Goran Bertok (SI), Vincent Forstenlechner (AT), Christoph Grill (AT), Markus Guschelbauer (AT), Valentina Iaccarino & Pietro Peresutti (IT), Giulia Iacolutti (IT), Roberto Kusterle (IT), Branko Lenart (AT), Marko Lipuš (AT), Eva Petrič (SI), Gregor Radonjič (SI) e Filippo Venturi (IT). I curatori della mostra, frutto della collaborazione tra la Galleria GONG di Nova Gorica e la Galleria Photon di Lubiana, sono Nataša Kovšca e Dejan Sluga.

Il tema di questa esposizione collettiva, che coinvolge artisti provenienti da Slovenia, Italia e Austria, trae ispirazione dallo spazio goriziano, in cui il concetto di confine si manifesta come fenomeno complesso e sfaccettato. Il contenuto non si limita alla frontiera come linea fisica che, soprattutto nel dopoguerra, ha segnato indelebilmente la vita nelle zone di confine, ma esplora il concetto di “mejnost” anche nei contesti sociali, di status, sociologici, psicologici e di genere. La riflessione si fonda sulla definizione di confine come distinzione e definizione dell’“altro” – colui che ci sta di fronte o che viene percepito come diverso, meno degno, meno “civile”.

L’eccezionale momento storico che viviamo ci pone di fronte a sfide importanti, siano esse ecologiche, sanitarie, politiche o, purtroppo, anche militari. Le restrizioni dovute alla pandemia, le complesse questioni migratorie e le guerre alle frontiere orientali e meridionali dell’Europa costituiscono una sfida rilevante per artisti e curatori. Con questa mostra si vuole ampliare lo sguardo verso un’accezione più ampia di confine, includendo in modo sottile anche interrogativi legati a questioni sociali urgenti, con particolare attenzione ai fenomeni e agli avvenimenti attuali. L’interesse principale è rivolto ad approcci metaforici e concettuali della fotografia contemporanea, attraverso i quali gli autori esplorano il potenziale visivo e simbolico di questo linguaggio. Il progetto comprende anche lavori documentari di qualità, che riflettono lo stato del mondo in questo preciso momento storico. In un’epoca in cui migrazioni, pandemie e guerre hanno nuovamente tracciato barriere, la mostra apre uno spazio di riflessione, empatia e comprensione critica del mondo che ci circonda.

Il progetto espositivo è articolato in diversi nuclei tematici, dedicati a varie categorie di confini: dai confini fisici e simbolici che si imprimono nella vita delle comunità e degli individui, alla riflessione sulle diverse manifestazioni di prigionia, restrizioni sociali, passaggi/metamorfosi e stati psicologici estremi.

La mostra fa parte del programma ufficiale di GO! 2025 - Un progetto transfrontaliero che vede le due città di Nova Gorica e Gorizia protagoniste dell'ambito titolo di Capitale Europea della Cultura.


Di seguito il comunicato stampa:

IL REPORTAGE DI FILIPPO VENTURI SULLE USCA DI FORLÌ IN MOSTRA A NOVA GORICA E GORIZIA

Il pluripremiato fotografo Filippo Venturi espone il lavoro sui giovani medici delle USCA di Forlì, realizzato nel 2021 col supporto dell’AUSL della Romagna.

Il fotografo Filippo Venturi - originario di Cesena e oggi residente a Forlì, nominato autore dell’anno dalla FIAF - è stato invitato a partecipare con una selezione di fotografie del suo progetto Fearless alla mostra fotografica internazionale “Mejnosti / Borderlines”, che si terrà dal 19 settembre al 25 ottobre 2025 presso la Galleria GONG e l’EPICenter di Nova Gorica. L’esposizione, curata da Nataša Kovšca e Dejan Sluga e organizzata in collaborazione con la Galleria Photon di Lubiana, rientra ufficialmente nel programma di GO! 2025, progetto transfrontaliero che vede le due città di Nova Gorica e Gorizia protagoniste dell'ambito titolo di Capitale Europea della Cultura.

Fearless è stato realizzato nel 2021 a Forlì, grazie alla disponibilità e al supporto dell’AUSL della Romagna e dei suoi lavoratori. Per circa due mesi, Venturi ha seguito le USCA (Unità Speciali di Continuità Assistenziale), squadre di medici impegnati nell’assistenza domiciliare dei malati di Covid-19. A loro spettava il compito cruciale di decidere chi dovesse essere ricoverato, contribuendo così a evitare la saturazione dei pronto soccorso e degli ospedali. I medici delle USCA erano giovanissimi - in Emilia-Romagna l’età media era di 33 anni - poiché, per far fronte alla grave carenza di personale, dal marzo 2020 era stata semplificata l’assunzione dei neolaureati in medicina. Molti di loro avevano sospeso la specializzazione e si erano ritrovati catapultati, da un giorno all’altro, in prima linea contro la pandemia, lavorando senza sosta, sette giorni su sette.

Le fotografie, leggermente sfocate a causa della plastica trasparente che avvolgeva la macchina fotografica per proteggerla dalla contaminazione, restituiscono con forza la dimensione di sacrificio, urgenza e dedizione di quei momenti.

La mostra “Mejnosti / Borderlines” riunisce autori e autrici provenienti da Slovenia, Italia e Austria. Il tema dell’esposizione non si limita al confine come linea fisica, ma esplora i “confini” anche in senso sociale, psicologico e simbolico. In un’epoca segnata da pandemie, migrazioni e conflitti, la mostra propone una riflessione critica ed empatica sul presente, utilizzando la fotografia contemporanea come strumento di narrazione e testimonianza. L’inaugurazione è prevista per il 19 settembre 2025: alle 18:00 presso la Galleria GONG e alle 19:00 all’EPICenter di Nova Gorica.

Con Fearless, Filippo Venturi porta l’esperienza delle USCA di Forlì e il contributo dei lavoratori dell’AUSL della Romagna in un contesto internazionale, dando visibilità al coraggio e alla dedizione di chi ha affrontato la pandemia in prima linea.

Filippo Venturi è un fotografo documentarista e un artista visivo. Realizza progetti su storie e problematiche riguardanti l'identità e la condizione umana. I suoi lavori sono stati pubblicati sui principali quotidiani e magazine internazionali. Ha documentato diverse dittature totalitarie. Negli ultimi anni si è dedicato a un progetto sulla Penisola Coreana, che gli è valso numeri premi: come il Sony World Photography Award e il Portfolio Italia - Gran Premio Hasselblad. I suoi progetti sono stati esposti in musei e festival, in Italia e all'estero. Insegna fotogiornalismo e fotografia documentaria e tiene workshop sul rapporto fra fotografia e intelligenza artificiale.

Fra il 2020 e il 2021 ha documentato la pandemia di Covid-19 in Italia, realizzando reportage e progetti pubblicati su The Guardian, The Washington Post, The Cut New York Magazine, Marie Claire, La Repubblica, Il Venerdì di Repubblica, Il Sole 24 Ore e altri.

Nel 2025 è stato nominato autore dell’anno dalla FIAF (Federazione Italiana Associazioni Fotografiche).


Qualche foto dall’inaugurazione del 19 settembre 2025!