New York Times

La missione fallita in Corea del Nord by Filippo Venturi

Un pescatore cinese sul fiume Yalu, che segna il confine tra Dandong (Cina) e Sinuiju (Corea del Nord). La foto è solo a scopo illustrativo e non ha legami con la missione descritta nell’articolo. @Filippo Venturi /// A Chinese fisherman on the Yalu River, which marks the border between Dandong (China) and Sinuiju (North Korea). The photo is for illustrative purposes only and is not related to the mission described in the article. @Filippo Venturi

(english below)

Il New York Times ha pubblicato un articolo su una missione segreta fallita degli Stati Uniti in Corea del Nord nel 2019.

Nel 2019 l’unità SEAL Team 6 – Red Squadron (la stessa che aveva ucciso Osama bin Laden) ricevette l’ordine di svolgere una missione segreta in Corea del Nord. L’obiettivo era installare un dispositivo elettronico capace di intercettare le comunicazioni del leader nordcoreano Kim Jong-un, in un momento delicato di colloqui con Donald Trump (al suo primo mandato come Presidente USA).

L’incarico affidato ai SEAL era pensato per colmare un punto cieco strategico. Per anni, le agenzie di intelligence statunitensi avevano trovato quasi impossibile reclutare fonti umane e intercettare comunicazioni in Corea del Nord.

Il compito consisteva nell’avvicinarsi alla Corea del Nord con un sottomarino nucleare, tenendosi in acque internazionali, per poi utilizzare dei mini-sottomarini per arrivare a riva. Tuttavia, una serie di errori operativi e circostanze impreviste portarono al fallimento della missione:

  • Un mini-sottomarino si posizionò male sul fondale, costringendo a manovre aggiuntive e a movimenti in acqua che potevano essere notati;

  • I SEAL, convinti di trovarsi soli, non si accorsero subito di una piccola barca di pescatori nordcoreani;

  • I rumori e le luci del mini-sottomarini probabilmente attirarono l’attenzione dei pescatori.

I SEAL si trovarono davanti a una decisione critica e con il comandante a chilometri di distanza, sul sottomarino. Per limitare il rischio di essere notati avevano rinunciato ai droni (facilmente rilevabili) e si erano imposti un blackout delle comunicazioni, ma senza questi vantaggi tecnologici, su cui i SEAL normalmente contavano, erano impreparati sul da farsi.

La barca di pescatori si avvicinò e, temendo di essere scoperti, i SEAL aprirono il fuoco, uccidendo tutti i presenti. Solo dopo capirono che si trattavano di civili in immersione per la pesca di molluschi.

A quel punto la missione fu annulata: il dispositivo non venne impiantato e il sottomarino madre dovette rischiare avvicinandosi alla costa per recuperare i militari. Immediatamente dopo, i satelliti spia americani rilevarono una impennata dell’attività militare nordcoreana nell’area. La Corea del Nord non fece alcuna dichiarazione pubblica sulle morti, e i funzionari statunitensi dissero che non era chiaro se i nordcoreani fossero mai riusciti a ricostruire cosa fosse accaduto e chi fosse stato il responsabile.

L’operazione non fu mai comunicata al Congresso (violando probabilmente la legge), ed è rimasta segreta fino a questa ricostruzione. Dopo questa missione fallita, i rapporti con Pyongyang peggiorarono: il vertice di Hanoi, in Vietnam, si concluse senza accordi, e la Corea del Nord riprese i test missilistici, accelerando il proprio programma nucleare.

A parer mio, questa storia ha tutti i requisiti — Navy Seals, missione di ricognizione e spionaggio fallita, sparatoria, fuga — per consentire ad Alex Garland di fare un seguito del film Warfare.


The New York Times has published an article about a failed U.S. secret mission in North Korea in 2019.

In 2019, the SEAL Team 6 – Red Squadron (the same unit that killed Osama bin Laden) was ordered to carry out a covert mission in North Korea. The objective was to install an electronic device capable of intercepting the communications of North Korean leader Kim Jong-un, during a delicate phase of negotiations with Donald Trump (in his first term as U.S. President).

The SEAL mission was designed to fill a strategic blind spot. For years, U.S. intelligence agencies had found it nearly impossible to recruit human sources and intercept communications inside North Korea.

The plan involved approaching North Korea with a nuclear submarine, staying in international waters, and then using mini-submarines to reach the shore. However, a series of operational errors and unforeseen circumstances led to the mission’s failure:

  • One mini-submarine ended up in the wrong position on the seabed, forcing additional maneuvers and water movements that could be noticed;

  • The SEALs, convinced they were alone, did not immediately notice a small boat with North Korean fishermen;

  • The noise and lights from the mini-subs likely attracted the fishermen’s attention.

The SEALs faced a critical decision, with the commander miles away on the main submarine. To reduce the risk of being detected, they had given up using drones (easily spotted) and had imposed a communications blackout. But without these technological advantages, which the SEALs normally relied on, they were unprepared for what to do next.

The fishing boat drew closer and, fearing discovery, the SEALs opened fire, killing everyone on board. Only later did they realize the victims were civilians diving for shellfish.

At that point, the mission was aborted: the device was never planted, and the mother submarine had to risk moving closer to the coast to recover the troops. Immediately afterward, American spy satellites detected a surge in North Korean military activity in the area. North Korea made no public statements about the deaths, and U.S. officials said it was unclear whether the North Koreans ever figured out what had happened and who was responsible.

The operation was never communicated to Congress (likely in violation of the law) and remained secret until this reconstruction. After this failed mission, relations with Pyongyang worsened: the Hanoi summit in Vietnam ended without an agreement, and North Korea resumed missile tests, accelerating its nuclear program.

In my opinion, this story has all the elements — Navy SEALs, a failed reconnaissance and espionage mission, a firefight, and a hasty escape — for Alex Garland to make a sequel to the film Warfare.

Un pescatore cinese sul fiume Yalu, che segna il confine tra Dandong (Cina) e Sinuiju (Corea del Nord). La foto è solo a scopo illustrativo e non ha legami con la missione descritta nell’articolo. @Filippo Venturi /// A Chinese fisherman on the Yalu River, which marks the border between Dandong (China) and Sinuiju (North Korea). The photo is for illustrative purposes only and is not related to the mission described in the article. @Filippo Venturi

Il sogno di una superintelligenza si allontana? by Filippo Venturi

Image generated by Filippo Venturi

In un articolo di opinione sul New York Times, intitolato "Il sogno febbrile di una superintelligenza imminente sta finalmente svanendo", Gary Marcus — scienziato cognitivo, imprenditore e saggista statunitense, noto come critico delle grandi LLM e promotore di approcci neurosimbolici all’intelligenza artificiale — fa alcune osservazioni interessanti sullo sviluppo dell'Intelligenza Artificiale.

GPT-5 — presentato da OpenAI come svolta verso l’AGI (Intelligenza Artificiale Generale) e che ha richiesto miliardi di dollari di investimenti e quasi tre anni di lavoro — ha parzialmente deluso le aspettative, commettendo ancora errori elementari di logica e matematica, producendo risposte assurde e continuando ad avere "allucinazioni". Nonostante alcuni miglioramenti, non rappresenta il salto rivoluzionario che molti si aspettavano.

Questo risultato mostrerebbe i limiti della strategia dello "scaling", ovvero l’idea che modelli sempre più grandi e addestrati su quantità di dati sempre più elevate, possano condurre automaticamente all’AGI. Aggiungere più dati ai grandi modelli linguistici, che vengono addestrati a produrre testo imparando da vasti database di testi umani, li aiuta a migliorare solo fino a un certo punto. Resta però il problema che non comprendono pienamente i concetti a cui sono esposti.

Le previsioni di un’AGI entro l'anno 2027 sembrano oggi troppo ottimistiche ed è forse giunto il momento di rivedere sia le politiche pubbliche — finora troppo permissive (scaricando sulla società problematiche come disinformazione, deepfake, cybercrime, impatto ambientale, salute mentale) — sia le strategie di ricerca e investimento.

Si rendono necessari, quindi, sistemi che non si limitino a prevedere e imitare il linguaggio umano ma che comprendano il mondo in modo da poter ragionare su di esso in modo più profondo. Concentrarsi su come costruire una nuova generazione di sistemi di IA incentrati sui world models dovrebbe essere un obiettivo centrale della ricerca. Incorporare concetti di base come tempo, spazio e causalità potrebbe consentire ai sistemi di organizzare meglio i dati che incontrano.

L'attuale paradigma adotta un approccio “taglia unica” affidandosi a un unico meccanismo cognitivo per risolvere tutto. Ma sappiamo che la mente umana utilizza strumenti diversi per tipi di problemi diversi. Per esempio, il celebre psicologo Daniel Kahneman suggerì che gli esseri umani utilizzano un sistema di pensiero — rapido, riflessivo e automatico e guidato in gran parte dalle statistiche dell’esperienza ma superficiale e soggetto a errori — insieme a un secondo sistema, più guidato dal ragionamento astratto e dal pensiero deliberativo ma lento e laborioso. I grandi modelli linguistici, che sono un po’ come il primo sistema, cercano di fare tutto con un unico approccio statistico ma finiscono per risultare inaffidabili.

Marcus sottolinea la necessità di sviluppare approcci ibridi, o neurosimbolici, che combinino la flessibilità e la capacità di riconoscere schemi delle reti neurali con la precisione logica e deliberativa dei sistemi simbolici. Se i grandi modelli linguistici assomigliano al “pensiero veloce” descritto da Kahneman — statistico, intuitivo ma superficiale e incline a errori — i sistemi simbolici richiamano invece il “pensiero lento”, più astratto e razionale. Integrare questi due approcci, sostiene Marcus, potrebbe superare i limiti del paradigma attuale e aprire la strada a un’IA più affidabile e degna di fiducia.


Il fallito attentato a Donald Trump e la complessità che sfugge al momento decisivo by Filippo Venturi

Nel numero di ottobre di FotoIT è uscito un mio articolo, nella sezione Saggistica, in cui parlo a mente fredda de "Il fallito attentato a Donald Trump e la complessità che sfugge al momento decisivo".

L'attentato fallito a Donald Trump — ex presidente degli Stati Uniti e candidato repubblicano alle prossime elezioni presidenziali — avvenuto il 13 luglio 2024, mentre teneva un comizio elettorale in una fiera agricola a Butler, in Pennsylvania, ha riportato l'attenzione sulla fotografia, la sua importanza, il suo sfruttamento e la sua crisi di credibilità, ma anche sul modo in cui riceviamo le informazioni e le elaboriamo in pochi minuti, per giungere a delle convinzioni granitiche che difficilmente abbandoneremo una volta espresse sui social network, nei tempi brevissimi che ci impongono per esprimere noi stessi. Un mix di processi, consapevoli e non, che forgiano la nostra percezione del mondo e il nostro prendere posizione rispetto alla realtà.