Democrazia

Scommettere sulla democrazia by Filippo Venturi

Le principali testate internazionali (The Washington Post, The New York Times, Reuters, The Atlantic, CNN, ecc) hanno dichiarato pubblicamente che non firmeranno l'accettazione delle nuove normative previste dal Dipartimento della Difesa statunitense per i cronisti accreditati — che prevedono, fra le altre cose, il divieto di ottenere o sollecitare qualsiasi notizia non esplicitamente autorizzata dal Pentagono — perché costituiscono un’ingerenza sul loro lavoro e una compressione del diritto del pubblico a essere informato. Se non firmeranno, avranno 24 ore di tempo per consegnare le proprie credenziali stampa e lasciare il Dipartimento.

Questa presa di posizione (sacrosanta), unita ad altri episodi recenti — come l'intervista interrotta al Vicepresidente USA, J.D. Vance, nella trasmissione televisiva This Week, di ABC, da parte del giornalista George Stephanopoulos — lascia sperare che finalmente possa esserci una reazione netta da parte dei protagonisti del mondo dell'informazione americana, che fino a oggi non era stata né compatta né costante.

Forse si tratta di una semplice lotta per la sopravvivenza personale oppure, chissà, di una scommessa sul fatto che questa amministrazione non riuscirà a decapitare completamente la democrazia americana.

L'intelligenza artificiale è davvero uno strumento neutro? by Filippo Venturi

L'intelligenza artificiale è davvero uno strumento neutro? 

Questo testo non ha la pretesa di essere esauriente, ma raccoglie alcune riflessioni che ho elaborato negli ultimi tempi. Sarei felice di essere corretto in alcune osservazioni e, soprattutto, di essere smentito sul mio pessimismo.

La natura invasiva e controllante della tecnologia 

Qualche anno fa, alla presentazione del mio progetto visivo Broken Mirror — che adotta un linguaggio documentaristico composto da immagini generate con l'intelligenza artificiale (IA) — avevo usato un ossimoro. "La natura invasiva e controllante della tecnologia". In quel contesto ricorrevo a una metafora per rappresentare la dittatura nordcoreana e, al tempo stesso, la dipendenza che sviluppiamo dalla tecnologia e come questa ci influenzi in ogni aspetto della vita, in particolare sul modo in cui comunichiamo e ci informiamo, facendoci perdere il controllo di noi stessi e di come percepiamo la realtà.

L'IA, in questi anni, si è allontanata dalla nostra illusione di poter essere un potente strumento "neutro" nelle nostre mani, che sarebbe potuta essere usata bene o male. Dipendeva solo da noi esseri umani. Invece è diventata un dispositivo al servizio di narrative e ideologie precise, spesso tendenti all'autoritarismo. Le immagini create dall'IA, che un tempo apparivano come curiosità, esercizi di stile e persino meme (e forse anche per questo sono state sottovalutate), dalle enormi potenzialità, sono ormai armi simboliche nelle guerre di informazione.

È bastato osservare in questi anni le rappresentazioni visive generate attorno a figure politiche come Donald Trump — ritratto nei panni di Papa, poi di imperatore romano, e infine di fondatore di una Striscia di Gaza ricostruita con resort e casinò — per capire come il potere delle immagini generate con IA stia ridisegnando i confini tra realtà e propaganda. Questa nuova tecnologia si è rivelata capace di costruire mondi alternativi, illusioni di verità che servono soprattutto a legittimare un'idea di potere.

Il falso al servizio del falsari

Inoltre, finora, non abbiamo ancora assistito a un uso sistematico e continuativo dell'IA nella produzione e nella diffusione di fake news. Gli strumenti ordinari — social network, bot, fotomontaggi, grafiche faziose, campagne di disinformazione coordinate — restano più che sufficienti a generare confusione e manipolare l'opinione pubblica. Tuttavia, l'impatto che un impiego esteso e mirato dell'IA potrà avere su scala informativa è ancora tutto da scoprire.

C'è stato un tentativo di utilizzare questa tecnologia per sensibilizzare la massa al dolore del popolo palestinese, renderlo visibile e virale sui social, producendo immagini commoventi e false al tempo stesso, che hanno finito per indebolire la causa che volevano sostenere. Il fatto di essere ricorsi in alcuni casia quel tipo di immagini e non a vere fotografie (che per ora godono ancora di un residuo di credibilità) metteva in dubbio che quanto rappresentato fosse veritiero.

La voce del padrone

Un esempio recente e rivelatore di come la tecnologia possa mutare da strumento di verifica a veicolo di propaganda è quello di Grok, l'IA creata da Elon Musk e disponibile sulla piattaforma X (ex Twitter). Inizialmente presentato come un assistente ribelle capace di smentire fake news, comprese quelle diffuse dallo stesso Musk, è stato rapidamente modificato per diventare l'opposto: un amplificatore della sua narrativa. Dopo i primi test, in cui smascherava disinformazione e citava fonti indipendenti, il sistema è stato corretto per evitare di contraddire il suo creatore e persino per escludere fonti critiche. Questo ci mostra quanto rapidamente un'IA possa essere piegata a scopi ideologici.

Archivi di obbedienza

Quando sostenevo che la tecnologia è per natura invasiva e controllante, mi riferivo a qualcosa di più profondo. Ogni raccolta di informazioni, ogni archivio, ogni lista nasce come strumento di conoscenza, ma può facilmente trasformarsi in un meccanismo di dominio. E la tecnologia ha alla base del proprio funzionamento la raccolta di dati e la creazione di database.

Un esempio storico proviene dai Paesi Bassi, nel 1940, alla vigilia della Seconda guerra mondiale, periodo in cui le autorità decisero di censire, guidate da un fine nobile, i rifugiati ebrei dalla Germania per organizzarne l'accoglienza. Dopo l'invasione nazista, nel 1941, quelle liste diventarono strumenti perfetti per identificarli, arrestarli e deportarli. In totale, circa il 75% della popolazione ebraica presente nel paese fu sterminata. Una percentuale tra le più alte d'Europa, resa possibile proprio dall'efficacia dei registri civili.

La lezione è amara ma evidente, qualsiasi catalogo basato su criteri identitari — religione, colore della pelle, etnia, orientamento politico, genere o preferenze sessuali — è, potenzialmente, una minaccia esistenziale per le minoranze. Oggi, in un'epoca in cui gli algoritmi profilano ogni individuo con precisione inquietante, quella stessa logica di schedatura si ripresenta, solo più sofisticata, più invisibile e più capillare.

In un contesto in cui i governi e le aziende possono accumulare enormi quantità di dati personali, la tentazione di usarli per fini politici o commerciali è perpetua. Ogni volta che un governo o una Big Tech annuncia o elogia un nuovo sistema di raccolta dati "per il bene comune", si costruisce in realtà un pezzo di infrastruttura del controllo. Un potere che, come dimostra la storia, può cambiare padrone in un attimo.

In questo discorso rientra il progetto europeo CSAR (Child Sexual Abuse Regulation, detta anche Chat Control), che prevede la possibilità di analizzare, anche con l'IA, i contenuti privati dei cittadini, come chat, messaggi e file, per individuare eventuali contenuti illeciti. Una misura nata con intenti di tutela, ma che solleva timori di sorveglianza generalizzata e di erosione della privacy digitale.

Lo specchio e il potere

L'IA non è dunque semplicemente un riflesso distorto del mondo, ma uno specchio che produce nuove immagini di esso. La promessa di neutralità tecnologica si dissolve nel momento in cui comprendiamo che ogni sistema che osserva, cataloga o genera finzioni deforma ciò che riteniamo reale.

Alcune delle problematiche descritte vanno oltre l'IA e affondano le radici in una tendenza tutta umana: quella di cedere, per convenienza o indifferenza, una parte della nostra libertà in cambio di efficienza e controllo. L'unico modo per opporvisi è riaffermare con forza la centralità dei diritti delle persone, della Costituzione e delle leggi che garantiscono una convivenza civile. Serve una regolamentazione capace di stare al passo con i tempi, ma troppo spesso si preferisce rimandarla, lasciando che la tecnologia avanzi in un vuoto normativo e morale.

Il mese scorso Sam Altman, fondatore di OpenAI, ha affermato che la sua preoccupazione più grande riguarda la possibilità che un attore malintenzionato scopra per primo una forma di superintelligenza artificiale e la utilizzi a scopi distruttivi. Ma in una corsa dominata da grandi potenze e corporazioni, è lecito chiedersi se esista ancora qualcuno per cui il benessere del genere umano sia davvero la meta, e non il pretesto.

Mostra fotografica "People Have The Power" by Filippo Venturi

Lo Spazio Espositivo PR2 di Ravenna ospiterà, dal 25 ottobre al 7 novembre 2021, la mostra fotografica “PEOPLE HAVE THE POWER”, frutto della collaborazione tra il Comune di Ravenna e il Liceo Scientifico “A. Oriani” nel progetto “A scuola di cittadinanza”. Il progetto rappresenta un’occasione di coinvolgimento per gli studenti della città.

Il laboratorio fotografico, che li ha visti accompagnati dal fotografo documentarista Filippo Venturi, ha permesso loro di realizzare un percorso incentrato sulle elezioni amministrative 2021 della città di Ravenna. Attraverso uno sguardo fresco e spontaneo, si mostrano i comizi elettorali dei singoli candidati, il cambiamento visivo dei panorami cittadini e il primo voto di una nuova cittadinanza.

PEOPLE HAVE THE POWER
Mostra fotografica del laboratorio “A scuola di cittadinanza”

Inaugurazione lunedì 25 ottobre ore 17.30
Aperta dal 25 ottobre al 7 novembre 2021
Martedì a sabato nell’orario 15-19. Domenica negli orari 10-12 e 15-19
PR2 - Palazzo Rasponi 2, Via M. D’Azeglio 2 - Ravenna

Qui l’evento Facebook:
PEOPLE HAVE THE POWER - Mostra fotografica del progetto "A scuola di cittadinanza"

Anteprima delle fotografie realizzate durante il laboratorio

Il momento decisivo, di Filippo Venturi

Il laboratorio fotografico “A scuola di cittadinanza”, frutto della collaborazione tra il Comune di Ravenna, il Liceo Scientifico “A. Oriani” e il sottoscritto, nel ruolo di docente, ha coinvolto circa cinquanta studenti del quarto anno, durante il periodo delle elezioni amministrative, fra settembre e ottobre 2021.

La finalità era promuovere la creatività giovanile e sensibilizzare il rapporto dei giovani con la politica, in un’epoca in cui la partecipazione politica è sempre più in calo, come conferma un recente report dell’ISTAT secondo cui, nel giro di cinque anni, la quota di persone con 14 anni o più che non partecipa alla vita politica è passata dal 18,9% al 23,2%. Inoltre, questa partecipazione avviene soprattutto in modo indiretto, cioè informandosi o parlandone (74,8%) e poco per via attiva (8,0%).

Il percorso è iniziato con un incontro nel quale è stato introdotto il linguaggio fotografico e, in particolare, il suo potenziale e la possibilità di sviluppare progetti che richiedono di certo un buon occhio e la capacità di cogliere l’attimo, ma anche una fase iniziale di ragionamento e ricerca di idee.

I protagonisti, ragazzi e ragazze ad un passo dalla maggiore età, si sono trovati ad esplorare ben due territori nuovi, il primo era quello del linguaggio con cui comunicare, il secondo era quello dei riti politici che si svolgono durante una campagna elettorale e su come questi influenzino spazi e persone.

Il laboratorio, per sua natura, ha lo scopo di lavorare su più livelli: il primo era fornire le basi per approfondire un linguaggio, quello fotografico, ormai a disposizione di tutti, ma le cui grandi potenzialità rimangono spesso in ombra. Il secondo livello era condividere il percorso durante la lavorazione con il sottoscritto, con le insegnanti coinvolte, Emanuela Serri e Rossella Giovannini e con i lavoratori del Comune, al fine di stimolare riflessioni e scambi di vedute. Il terzo livello, infine, che racchiude l’intera esperienza, era la speranza di coltivare un seme che potesse un giorno crescere e portare alla luce una nuova consapevolezza della complessità del mondo, delle sue debolezze e dei mezzi che la democrazia mette a nostra disposizione per affrontarle.

I progetti realizzati dagli studenti si sono focalizzati sulla documentazione di quei giorni, sulle trasformazioni subìte dalla città, sul confronto con i ragazzi e le ragazze che per la prima volta si sarebbero recati alle urne per esprimere il proprio voto. Per fare tutto questo gli studenti sono ricorsi al ritratto, alla fotografia di strada, alla fotografia di paesaggio, ma anche alla provocazione e alla critica, in modo autonomo, sintomo di una sensibilità già sviluppata e arguta, pronta per maturare.

Come diceva un noto politico del passato: Se i giovani si organizzano, si impadroniscono di ogni ramo del sapere e lottano con i lavoratori e gli oppressi, non c’è scampo per un vecchio ordine fondato sul privilegio e sull’ingiustizia.

Fotografie dal backstage del laboratorio

Fotografie del backstage dell’allestimento della mostra

Laboratorio fotografico "A scuola di cittadinanza" by Filippo Venturi

In questi giorni ho iniziato un nuovo laboratorio fotografico, in collaborazione col Comune di Ravenna, che coinvolge 50 studenti di una scuola superiore e affronta il loro rapporto con le elezioni amministrative :)

Un percorso impegnativo, ma ricco di stimoli e soddisfazioni!