Italy

How long is the night? su Il Reportage by Filippo Venturi

Novembre 2021. Quando premette l'interruttore, il "miracolo" tanto atteso che ci aveva spinto in cima alla montagna, non si è ripetuto. L'entusiasmo che ci aveva pervaso durante la faticosa salita, l'idea di assistere alla nascita di un minuscolo sole, svanì nel nulla.

Per un attimo ci fu un susseguirsi infinito di tentativi di spegnere e riaccendere, di controllare che i fili visibili fossero correttamente collegati, di premere i tasti del piccolo schermo a led per verificare le specifiche dello specchio. La tipica battaglia frustrante tra l'uomo e la tecnologia, quando quest'ultima si rifiuta di soddisfare i nostri desideri.

«Non capisco. Dovrebbe funzionare», ripeteva Pier Franco Midali, classe 1959, ex sindaco di Viganella, un uomo dallo sguardo luminoso e determinato. Quella stessa mattina mi aveva guidato con un'agilità leggera e rapida, quasi danzando sulle rocce, come un capriolo, spinto dal desiderio di mostrarmi il prodigio di cui era stato l'artefice molti anni prima e che per quindici anni si era manifestato, ogni giorno undici del mese di novembre.

Quel giorno la creazione di Midali, che avrebbe dovuto inviare un raggio di speranza e luce su Viganella, rimaneva immobile, inerte. Nelle sue parole tormentate percepivo l'eco di una delusione profonda che non accettava quel fallimento.

La “giornata del sole”, come era stata battezzata, si tramutò presto in un giorno di lutto e, scendendo la montagna, Midali continuava a ripetere che sarebbe bastato un semplice intervento del tecnico per ripristinarlo. Ma la macchina burocratica locale, che avrebbe dovuto occuparsi ufficialmente della questione e restituire la luce, è ferma da allora. [...]

Un estratto dall'articolo che ho scritto per l'ultimo numero de Il Reportage, abbinato al mio lavoro fotografico "How long is the night?".
https://www.filippoventuri.photography/howlongisthenight

Qui il link per acquistarlo:
https://www.ilreportage.eu/prodotto/numero-55/

Pubblicazione sul magazine Photographers' Companion by Filippo Venturi

Sul magazine cinese Photographers' Companion, è uscito il mio lavoro fotografico "How long is the night?" con anche una intervista al sottoscritto!

La Valle Antrona (dal latino antrum, cioè caverna profonda e oscura) è un territorio che, per secoli, è stato esplorato e scavato alla ricerca di oro e che conta oggi innumerevoli miniere abbandonate e dimenticate.
Qui si colloca Viganella, un paese di circa duecento abitanti che, fra l’11 novembre e il 2 febbraio, per 83 giorni, non viene illuminato dal sole, celato dietro la barriera naturale costituita dalla vallata, ritrovandosi quindi immerso in un’ombra costante che muta colori e umori.
Le origini del borgo in questa posizione sono smarrite nel tempo, ma si ipotizza che sia sorto intorno all’anno 1200 (data del documento più antico che menziona il paese e la sua comunità di minatori e carbonai), motivato dallo sfruttamento del territorio.
La prolungata assenza del sole, come riferimento ma anche simbolo di vita e speranza, ha provocato una reazione visionaria e poetica: l’installazione di un grande specchio rotante, in cima al monte a nord, che consente di riflettere i raggi solari sul paese.
Per tutti gli abitanti, l’11 novembre 2006 è "il giorno della luce", il momento magico in cui fu inaugurato lo specchio, del peso di 11 quintali, installato a monte del paese a 1050 mt. di altitudine, in località Scagiola, dove nelle giornate di cielo sereno il sole giunge e si mantiene dalle ore 9 alle ore 15 circa, regalando alla piazza del paese circa sei ore di luce riflessa.
Quest’anno però, dopo 15 anni di funzionamento, lo specchio non si è attivato a causa di problemi non ancora chiariti, lasciando il paese nell’oscurità.

The Antrona Valley (from the Latin antrum i.e. a deep, dark cave) is a territory which, for centuries, has been explored and excavated in search of gold and today boasts countless abandoned and forgotten mines.
Here lies Viganella, a town of about two hundred inhabitants which, between 11 November and 2 February, for 83 days, is not illuminated by the sun, hidden behind the natural barrier formed by the valley, thus finding itself immersed in a constant shadow that changes colours and moods.
The origins of the village in this position are lost in time, but it is assumed that it emerged around the year 1200 (the date of the oldest document that mentions the village and its community of miners and charcoal merchants), motivated by the exploitation of the local area.
The prolonged absence of the sun, as a reference but also a symbol of life and hope, provoked a visionary and poetic reaction: the installation of a large rotating mirror, on top of the mountain to the north, enabling the sun’s rays to be reflected onto the town.
For all the inhabitants, 11 November 2006 is “the day of light”, the magical moment in which the mirror, weighing 1100 kg, was inaugurated, installed uphill from the village at an altitude of 1050 metres, in the district of Scagiola, where on clear days the sun arrives and stays from 9 am to about 3 pm, giving the town square about six hours of reflected light.
This year, however, after 15 years of operation, the mirror did not work, due to problems which have yet to be cleared up, leaving the town in darkness.

Pubblicazione su De Morgen by Filippo Venturi

Sul quotidiano belga De Morgen, nella versione online e cartacea, è uscita una selezione di fotografie dal mio reportage su Predappio e i nostalgici fascisti, intitolato “C’era una volta il Duce”.

Il testo dell’articolo è della giornalista Rosa van Gool. La photoeditor è Jasmine Baert.

L’articolo originale è qui: Waarom Italië Mussolini vereert: op bedevaart naar het dorp van ‘oom Benito’

Pubblicazione su De Volkskrant by Filippo Venturi

Sul quotidiano olandese De Volkskrant è uscita una selezione di 14 fotografie dal mio reportage su Predappio e i nostalgici fascisti.
Il testo dell’articolo è della giornalista Rosa van Gool. La photoeditor è Veronique Smedts.

L’articolo originale è qui: Waarom Italië Mussolini vereert en zijn zwarte verleden verzwijgt

Pubblicazione su OZY by Filippo Venturi

Per OZY, il magazine statunitense, ho intervistato e ritratto alcuni personaggi e cittadini di Predappio, in vista del Centenario della Marcia su Roma che verrà celebrato a fine ottobre!

Di seguito qualche fotografia dal reportage.

Pubblicazione su L'Humanité by Filippo Venturi

Sul magazine francese "L'Humanité", il mio reportage fotografico su Predappio (che documento da anni) e la sua "Duce Vita" (citando l'articolo di Thomas Lemahieu)!

Caratterizzata dall'architettura razionalista, dai nostalgici e neofascisti che accorrono nei 3 anniversari simbolici, dai venditori di cimeli e dal revisionismo storico, Predappio si prepara ad assistenere, fra poco più di un mese, alle celebrazioni del centenario della Marcia su Roma.

Di seguito, alcune fotografie inedite:

Mostra fotografica Ambiente Clima Futuro by Filippo Venturi

Filippo Venturi – Dal portfolio Pollution Valley

Anche il mio lavoro fotografico “Pollution Valley” sarà esposto nella grande mostra fotografica che inaugurerà al CIFA - Centro Italiano della Fotografia d’Autore di Bibbiena, dal 18 giugno al 10 settembre 2022!

Di seguito l’articolo di Art-Vibes:

FIAF - "Ambiente Clima Futuro”, il nuovo progetto fotografico collettivo nazionale
228 autori e oltre 1500 immagini per la prima iniziativa di documentazione fotografica e analisi interpretativa del fenomeno 
della tutela ambientale nel nostro Paese, realizzato da fotografi professionisti e amatoriali.

La FIAF – Federazione Italiana Associazioni Fotografiche – e la Fondazione CENSIS presentano il progetto “AMBIENTE CLIMA FUTURO”, la prima iniziativa di documentazione fotografica e analisi interpretativa del fenomeno della tutela ambientale nel nostro Paese, realizzato da fotografi professionisti e amatoriali.

Nel particolare momento di passaggio che stiamo oggi vivendo, a cavallo tra un passato segnato da inquinamento, spreco delle risorse, cattiva gestione del territorio, problema dei rifiuti e cambiamenti climatici, e un presente dove le buone pratiche, sia a livello pubblico che privato, vanno nella direzione di un futuro con una maggiore attenzione per l’ambiente e per il suo equilibrio, il Progetto

Fotografico della FIAF vuole essere un’occasione per riflettere su questi processi di trasformazione, raccontando sia i luoghi e le attività dove esistono progetti ed esperienze di recupero per un ritorno ad un ambiente più naturale, sia quelle situazioni dove sono ancora in corso sfruttamento e depauperamento per sostenere un sistema economico sempre più bisognoso di risorse difficilmente rinnovabili, in un ritmo di crescita inconciliabile con il mantenimento di un equilibrio naturale.

La grande mostra fotografica del nuovo progetto nazionale “AMBIENTE CLIMA FUTURO”, di cui BPER Banca è main sponsor, verrà inaugurata sabato 18 giugno 2022 presso il CIFA, Centro Italiano della Fotografia d’Autore di Bibbiena (Via delle Monache 2), a partire dalle ore 17,30. La mostra rimarrà poi aperta fino a sabato 10 settembre 2022.

Gli autori iscritti per partecipare al progetto nazionale “AMBIENTE CLIMA FUTURO” sono stati 1.161, 1.032 dei quali hanno inviato le loro opere per la selezione. Le immagini arrivate sono state 14.448. Sono stati selezionati 228 autori con un totale di circa 1.516 fotografie, in rappresentanza di 18 Regioni italiane.

Anche gli appassionati di audiovisivi, supportati dal Dipartimento DIAF hanno inviato le loro opere con 24 partecipanti e 27 opere prodotte.

Il progetto è stato realizzato anche grazie al sostegno di FUJIFILM Italia coinvolgendo 10 fotografi molto conosciuti nel mondo FIAF, offrendo loro la possibilità di interpretare il tema “AMBIENTE CLIMA FUTURO” con la qualità straordinaria delle fotocamere digitali mirrorless Serie X e ottiche FUJINON.

Ogni autore ha seguito la propria inclinazione con il linguaggio più congeniale. Il risultato è un’opera corale di disvelamento della percezione collettiva della crisi climatica e delle condizioni in cui oggi versa il Paese, raccolta in un documentato unico che costituisce il catalogo della mostra nazionale e che contiene tutte le opere esposte, selezionate da una commissione di esperti.

In alcuni lavori, come riportato nella prima parte del libro, il nostro habitat è visto dall’alto, come fossimo astronauti che ogni volta si meravigliano della bellezza, della vastità, dell’incongruenza, delle forme che ci rendono piccoli e che ci fanno comprendere chi sia, davvero il più forte: è il genere umano a doversi adattare, a dover cambiare, perché la natura si trasformerà e potrà forse farne a meno.

Altri racconti fotografici, invece, sono ritmati da immagini astratte. Sono mondi di senso, intrecci, pretesti che rappresentano il confluire degli argomenti l’uno nell’altro, nell’organismo complesso e affascinante che è l’ambiente, nel rapporto d’amore e conflitto che il genere umano ha con la natura. Così fluidamente, nel libro, abbiamo cercato di partire dall’aria e dall’inquinamento atmosferico, per passare ai paesaggi naturali e alla nostalgia che percepiamo di fronte alla forza immane delle opere d’arte dipinte dalla natura.

Il grande tema dell’abbandono, dell’incuria delle forme umane e della riappropriazione da parte della vegetazione si trasforma nella rappresentazione dei territori malati, feriti profondamente dalle esigenze di sfruttamento. Il territorio urbano ha un suo fascino non sempre inconsapevole: i nostri autori hanno cercato lo stridore di una inconsulta occupazione di spazio, ma anche le inattese armonie tra mondi che parrebbero inconciliabili.

Poi c’è il mondo dell’acqua nelle infinite declinazioni dell’uso, del recupero, della protezione, del governo e dello studio che sfocia però nelle tragedie delle devastazioni a causa di eventi derivanti dai cambiamenti climatici: inondazioni, tsunami, tempeste, incendi (purtroppo e troppo stesso anche di natura dolosa). Il riciclo e il recupero si mostrano nelle forme più sorprendenti, anche quando banali: è la voglia di vivere e di far rivivere, la nuova vita che tutti speriamo di poter guadagnare è una forma di speranza e una rilettura di prodotti usati e usurati eppure capaci di adattarsi a nuovi usi con la sapienza di una industria attenta, di un artigiano, del cittadino rispettoso. Infine, l’energia prodotta da fonti rinnovabili, la vera scommessa del futuro e i comportamenti virtuosi raccolti in microstorie di passione e volontà. Nel mezzo c’è la protesta degli ultimi anni, purtroppo spenta dalla pandemia, ma che ritornerà, certamente, più forte di prima.

Ma non mancano progetti fotografici che ci danno un segno di speranza, con l’idea che i nostri sforzi ci saranno e non saranno vani. Ecco, quindi, i giovani sorridenti che immaginano il futuro coi loro disegni, un giardino di arte contemporanea a dimostrare che tecnologia e poesia possono e debbono convivere a servizio del mondo naturale di cui l’uomo fa parte e poi l’impegno di ognuno in un grande mosaico sul quale tutti dobbiamo posare la nostra tessera.

Mostra fotografia “Ambiente Clima Futuro
18 giugno – 10 settembre 2022.
CIFA, Centro Italiano della Fotografia d’Autore di Bibbiena (AR), Via delle Monache 2.

Pubblicazione sul Washington Post by Filippo Venturi

Su In Sight, del Washington Post, è uscita una selezione del mio lavoro fotografico "Eyes wide shut" sul Ballo del Doge, che ho documentato per 4 anni durante il Carnevale di Venezia!
Grazie al photoeditor Kenneth Dickerman.
L’articolo originale è qui: https://www.washingtonpost.com/photography/2022/04/21/photos-venices-over-top-il-ballo-del-doge

On In Sight, the Washington Post’s photography blog, a selection of my photographic work "Eyes wide shut" on the Ballo del Doge, which I documented for 4 years during the Venice Carnival, has been published!
Thanks to photoeditor Kenneth Dickerman.
The original article is here: https://www.washingtonpost.com/photography/2022/04/21/photos-venices-over-top-il-ballo-del-doge

Pubblicazione sul Washington Post by Filippo Venturi

Su In Sight, del The Washington Post, è uscito un mio lavoro fotografico inedito, di cui troverete 18 fotografie 🙂
Grazie al photoeditor Kenneth Dickerman!
Lo stesso lavoro era uscito in agosto su D di Repubblica, ma con una selezione diversa di immagini.

L’articolo originale è qui: https://www.washingtonpost.com/photography/2021/10/01/puglia-swimming

11 Storie dalla Pandemia by Filippo Venturi

Nel corso del 2020 la Pandemia di Covid-19 ha stravolto le nostre vite, le nostre abitudini e la nostra percezione della realtà. Attraverso 11 storie ho cercato di documentare queste trasformazioni: il vivere in lockdown, il lavoro del personale sanitario in prima linea, le drammatiche testimonianze delle persone che si sono ammalate, il riconoscere l’importanza di certi lavoratori solitamente trascurati, la crisi del settore teatrale, la mutazione del modo di viaggiare e le limitazioni vissute dai bambini.

Questi lavori sono stati pubblicati su giornali come The Guardian, The Washington Post, The Cut New York Magazine, Marie Claire Korea, La Repubblica, Il Venerdì di Repubblica, Il Sole 24 Ore, Il Resto del Carlino e altri.

Di seguito la presentazione di queste Storie.
Per vedere le fotografie è sufficiente cliccare sulla foto di anteprima.

PANDEMIA L'Italia è stato il primo paese occidentale ad affrontare la pandemia di Covid-19. A marzo 2020 il sistema sanitario del paese è stato colto impreparato ed è stato messo in ginocchio, in particolare nel nord Italia, a causa dell'eccezionali…

FEARLESS
L'Italia è stato il primo paese occidentale ad affrontare la pandemia di Covid-19. A marzo 2020 il sistema sanitario del paese è stato colto impreparato ed è stato messo in ginocchio, in particolare nel nord Italia, a causa dell'eccezionalità di questa tragedia. Le USCA (Unità Speciali di Continuità Assistenziale) sono squadre di medici addetti al monitoraggio e all’assistenza domiciliare dei malati di Covid-19. Hanno la responsabilità di valutare, in base ai sintomi e allo stato di salute dei malati, chi deve essere ricoverato, evitando così la saturazione dei pronto soccorsi e degli ospedali (Decreto legge n. 14 del 9 marzo 2020). I dottori delle USCA sono giovanissimi. Infatti, a causa della carenza di personale per contrastare la pandemia, da marzo 2020 è stata resa più agevole l'assunzione di neolaureati in medicina, abolendo l’esame di Stato per l’abilitazione alla professione medica, con una misura urgente e straordinaria (Decreto legge n. 18 del 17 marzo 2020). La Regione Emilia Romagna (Nord Italia) è stata una delle prime ad attivare le USCA (già da marzo 2020), le quali sono rimaste sempre attive, anche nei periodi in cui la curva dei contagi diminuiva, diventando una delle risorse fondamentali nell'affrontare la pandemia. A fine 2020 le USCA erano composte da 420 persone (358 dottori e 62 operatori sanitari), con una età media di 33 anni, con circa 11.000 interventi eseguiti ogni mese. Così, giovani dottori e dottoresse hanno sospeso la specializzazione catapultati, da un giorno all'altro, dallo studio della professione all'affrontare una pandemia in prima linea, 7 giorno su 7. Le fotografie sono leggermente sfocate a causa della plastica trasparente con cui ho dovuto coprire la macchina fotografica per evitarne la contaminazione.

HOTEL CORONAVIRUS L'Hotel Paradise Airport di Forlì è un albergo della regione Emilia-Romagna che si è convertito a struttura dedicata a ospitare malati di Covid-19 in quarantena. L'hotel ha messo a disposizione 40 camere. Buona parte degli ospiti l…

HOTEL CORONAVIRUS
L'Hotel Paradise Airport di Forlì è un albergo della regione Emilia-Romagna che si è convertito a struttura dedicata a ospitare malati di Covid-19 in quarantena. L'hotel ha messo a disposizione 40 camere. Buona parte degli ospiti lavora in strutture sanitarie a rischio, come ospedali e case di riposo, nel ruolo di operatore socio sanitario e infermiere. L'albergo - costruito di fronte all'aeroporto di Forlì - era riuscito a superare le difficoltà dovute alla precoce chiusura dell'aeroporto nel 2013 conquistando comunque una sua clientela e facendo 20.000 presenze l’anno.  L’aeroporto avrebbe dovuto riaprire questa primavera, ma l’operazione è stata bloccata a causa dell'emergenza sanitaria e i pernottamenti nell’hotel si sono azzerati. Daniele Casadio - forlivese di 46 anni, proprietario dell'Hotel Paradise Airport - vista la carenza di lavoro, ha deciso di fornire un servizio alla comunità e dal primo aprile ha firmato un contratto con l'AUSL della Romagna col quale ha messo a disposizione la propria struttura. Daniele viene aiutato dalla moglie Alessandra e dalla zia Simona che lo aiutano da casa svolgendo pratiche online e che non vede da settimane. Daniele infatti ha deciso che, finché questa situazione non sarà finita, vivrà nel suo albergo e vedrà la propria famiglia (compresi i suoi due figli) soltanto attraverso lo smartphone, per non metterli a rischio. Ora gli ospiti dell'albergo sono pazienti positivi al Covid-19 che, asintomatici o con sintomi lievi oppure dopo aver superato la fase acuta della malattia, trascorrono qui almeno 2 settimane di quarantena, dopo le quali sono sottoposti a due tamponi per verificare l’eventuale guarigione. Quando entrambi i tamponi risulteranno negativi, potranno tornare a casa. Il soggiorno in hotel è tutt'altro che semplice: l'ospite trascorre la propria giornata in una stanza di 12mq, lontano dalla propria casa e famiglia, impossibilitato a uscire (l'ingresso non è chiuso a chiave, ma per senso di responsabilità non esce) e con ripercussioni psicologiche complesse che, in alcuni casi, con prolungati periodi di quarantena, causano anche attacchi di panico. Non essendo presente una assistenza psicologica in loco, spesso queste crisi vengono affrontate in solitudine dall'ospite oppure parlando e aprendosi col personale dell'hotel. L'AUSL ha fornito un protocollo preciso per quanto riguarda la sanificazione e le pulizie, ma non ha consegnato DPI (dispositivi di protezione individuale, cioè mascherine e guanti), che Daniele si procura in autonomia per sé e i suoi collaboratori. Daniele ha anche ideato un protocollo per la gestione dei pasti dei malati: i 3 pasti quotidiani vengono preparati dal ristorante adiacente all'albergo e lasciati sulle sedie posizionate accanto all'ingresso delle camere; in questo modo le persone in isolamento possono ritirare il cibo senza venire a contatto col personale. Tutte le stanze hanno un affaccio verso l'esterno e non sono comunicanti tra loro; questo consente di effettuare con la stessa modalità dei pasti la consegna o il ritiro delle lenzuola, della biancheria e di altro materiale.

WHO RESCUE THE RESCUERS? La pandemia di Covid-19 ha messo sotto un fortissimo stress gli operatori sanitari di tutti i paesi coinvolti. Gli operatori sanitari, impegnati in prima linea nel fronteggiare l'emergenza sanitaria, da mesi sono esposti al …

WHO RESCUE THE RESCUERS?
La pandemia di Covid-19 ha messo sotto un fortissimo stress gli operatori sanitari di tutti i paesi coinvolti. Gli operatori sanitari, impegnati in prima linea nel fronteggiare l'emergenza sanitaria, da mesi sono esposti al rischio di infezione e a un sovraccarico emotivo: carenza di adeguati dispositivi di protezione individuale (in particolare durante la prima ondata in primavera), adattamento a lavorare in condizioni e discipline diverse da quelle di appartenenza, turni di lavoro incalzanti, fatica fisica, riduzione delle risorse umane e in alcuni casi precarietà organizzativa. Ai rischi che si corrono in ambito lavorativo, si aggiunge quello dell'isolamento sociale. Questi lavoratori spesso hanno ricevuto l’invito a continuare a lavorare anche dopo essere stati a contatto con malati di Covid-19, provocando una reazione di auto-isolamento, riducendo o azzerando i rapporti con propri familiari, per preservarli dal contagio. Fra febbraio e dicembre 2020 in Veneto, una delle regioni italiane più colpite dalla pandemia, circa 4.200 medici, infermieri, tecnici di laboratorio e operatori sociosanitari hanno rifiutato l’assunzione per non lavorare in reparti Covid-19. A fine 2020 Sineva Ribeiro, presidente dell'Associazione svedese dei professionisti della salute, ha denunciato una ondata di dimissioni da parte del personale infermieristico nel suo paese. Studi sui rischi psico-sociali dello stress tra il personale sanitario durante le epidemie di SARS ed Ebola, durante la pandemia influenzale A/H1N1 e durante la gestione dell’epidemia Covid-19 in Cina, hanno rilevato la comparsa di sintomi associabili a stress post traumatico. In Italia, il primo paese occidentale a fronteggiare la pandemia, sono stati attivati servizi di supporto psicologico, proprio per aiutare gli operatori sanitari ad affrontare le difficoltà lavorative e sociali, dovute all’emergenza sanitaria. Durante il mio lavoro di documentazione sulla pandemia in Italia, ho notato che in un Reparto Covid-19 il personale aveva adottato, in modo spontaneo, delle cuffie colorate o con disegni (l’unico indumento/dispositivo che potevano personalizzare sul posto di lavoro). Questa usanza, da sempre applicata nei reparti di pediatria degli ospedali, può sembrare poco rilevante, ma è un piccolo gesto che esprime la necessità di fare squadra e che aiuta ad alleggerire l'ambiente lavorativo. Così ho ritratto tutti i lavoratori del Reparto Covid-19, sul posto di lavoro, in divisa e con la propria cuffia personalizzata in testa.

BIRDCAGE A causa del Coronavirus, a marzo in Italia è stato imposto il primo rigido lockdown. Le limitazioni previste dal governo italiano prevedevano la possibilità di uscire solo per: comprovate esigenze lavorative, assoluta urgenza, situazioni di…

BIRDCAGE
A causa del Coronavirus, a marzo in Italia è stato imposto il primo rigido lockdown. Le limitazioni previste dal governo italiano prevedevano la possibilità di uscire solo per: comprovate esigenze lavorative, assoluta urgenza, situazioni di necessità (come fare la spesa) e motivi di salute. Esclusi da queste deroghe i bambini, che per molte settimane non sono potuti uscire di casa. Ho condiviso il mio isolamento domestico con mio figlio Ulisse di 2 anni e la mia compagna. Le giornate erano difficili a livello mentale e tutte uguali, con nuove routine come i quotidiani aggiornamenti della Protezione Civile con la conta dei morti. In questa situazione così precaria e sospesa, la nostra preoccupazione era tutta per il benessere di Ulisse. Privato del gioco con i coetanei e dell'apprendimento fornito dall'asilo, ci siamo domandati come proteggerlo, ma anche come garantirgli un futuro sereno. L'aiuto più grande è arrivato da Ulisse stesso, che ha esplorato questa nuova realtà con la curiosità e la capacità di adattamento che soltanto un bambino può possedere. Ai suoi occhi ogni stanza è diventata un luogo da osservare attentamente, ogni oggetto ha trovato una nuova funzione. Una torcia rossa d'emergenza, dimenticata in un angolo, è diventato il mezzo con cui illuminare questo nuovo mondo.

RIDERS AT THE TIME OF CORONAVIRUS Col DPCM dell'11 Marzo il Presidente del Consiglio dei Ministri, Giuseppe Conte, per fronteggiare l'emergenza sanitaria dovuta al Coronavirus ha ampliato le misure adottate per il contenimento del contagio, preveden…

RIDERS AT THE TIME OF CORONAVIRUS
Col DPCM dell'11 Marzo il Presidente del Consiglio dei Ministri, Giuseppe Conte, per fronteggiare l'emergenza sanitaria dovuta al Coronavirus ha ampliato le misure adottate per il contenimento del contagio, prevedendo la chiusura anche di bar e ristoranti nelle città (con alcune eccezioni nelle autostrade, aeroporti, ecc), confermando però il permesso a consegnare a domicilio di cibi tramite il lavoro dei rider, fattorini a volte legati a piattaforme online e altre volte lavoratori dei ristoranti e negozi di alimenti che si sono adeguati per continuare a lavorare. "Sembra quasi che le consegne a domicilio siano diventate un servizio pubblico indispensabile al pari della sanità, delle farmacie, dei negozi di generi alimentari: un servizio essenziale che dovremmo svolgere noi senza tutele, invisibili di questa economia", sostengono i Sindacati di categoria. I rider e le consegne a domicilio rappresentano, per chi è costretto a restare in casa, uno dei pochi modi per interrompere la routine, relazionarsi con l'esterno e poter fingere per il tempo di un pasto che la normalità si sia ristabilita. L'idea del progetto è nata sabato 14 marzo quando, scherzosamente, ho proposto alla mia compagna di festeggiare dopo diversi giorni di isolamento in casa, proponendo di ordinare la pizza a domicilio. Durante l'attesa ho pensato a cosa poteva provare chi per lavoro è costretto a girare per la città e ad incontrare persone, senza sapere se queste sono infette (o magari in quarantena). Da qui l'idea che mi ha permesso di realizzare un reportage, effettuando ordini a domicilio, ritraendo e intervistando oltre 40 rider sul cancello di casa mia, il confine dei nostri due mondi dove potevamo incontrarci.

YARD TIME Nella mia routine quotidiana, durante il lockdown dovuto all'emergenza di Covid-19, mi è venuto naturale osservare i miei vicini di casa, come un novello James Stewart ne "La finestra sul cortile". Vivendo nella periferia di una città medi…

YARD TIME
Nella mia routine quotidiana, durante il lockdown dovuto all'emergenza di Covid-19, mi è venuto naturale osservare i miei vicini di casa, come un novello James Stewart ne "La finestra sul cortile". Vivendo nella periferia di una città media italiana, la mia attenzione si è focalizzata sui balconi, i giardini e tutte quelle aree che solitamente non sfruttiamo e apprezziamo appieno. Paradossalmente, il contatto fra vicini di casa si è intensificato: capita più spesso di dialogare, di confrontarsi su come si sta vivendo questo periodo e, in alcuni casi, anche di avere veri e propri contatti, da un lato rischiosi, ma necessari per non impazzire a causa dell'isolamento forzato. In poche settimane abbiamo rivisto le nostre priorità, compresa quella di avere un contatto umano che vada oltre quello digitale.

FORBIDDEN PLACES A marzo 2020 il teatro in Italia è stato fermo a causa del lockdown imposto dal Governo per contenere la diffusione del Covid-19. Sebbene a maggio, nella cosiddetta "Fase 2", sia iniziata la graduale riapertura delle attività, il bl…

FORBIDDEN PLACES
A marzo 2020 il teatro in Italia è stato fermo a causa del lockdown imposto dal Governo per contenere la diffusione del Covid-19. Sebbene a maggio, nella cosiddetta "Fase 2", sia iniziata la graduale riapertura delle attività, il blocco del settore teatrale è continuato per diversi mesi. Il 18 aprile, in un’intervista, il viceministro della Salute Pierpaolo Sileri aveva dichiarato che nella Fase 2 «si può ri-aprire in base alla capacità di seguire le regole, di osservare la distanza tra i dipendenti e tra coloro che accedono, alla presenza di mascherine, guanti e disinfettanti, alla sicurezza anche di mense, bagni, eccetera [...] Le scuole riapriranno a settembre, per ultimi cinema e teatri”. Il settore cultura in Italia, in particolare la ri-organizzazione del teatro, è stato trascurato dalle iniziative governative e tutto quell'universo di professionisti che vi lavora - partendo da attori e registi e includendo anche i lavoratori dietro le quinte come tecnici, truccatori, costumisti e così via - si trova in un limbo da cui, al momento, è difficile immaginare l'uscita. In estate è stato possibile riprendere gli spettacoli, soprattutto all’aperto, mentre all’interno dei teatri vi erano rigide misure di prevenzione che limitavano enormemente l’ingresso del pubblico. Con l’arrivo della seconda ondata di Covid-19, i teatri sono stati nuovamente chiusi in autunno.

NEW ITALIAN THEATER Dal 15 giugno 2020, dopo quasi 4 mesi di lockdown, i teatri italiani hanno potuto riaprire - secondo quanto previsto dal Decreto del Governo del 17 maggio - garantendo però il distanziamento fisico tra gli attori, la misurazione …

NEW ITALIAN THEATER
Dal 15 giugno 2020, dopo quasi 4 mesi di lockdown, i teatri italiani hanno potuto riaprire - secondo quanto previsto dal Decreto del Governo del 17 maggio - garantendo però il distanziamento fisico tra gli attori, la misurazione della temperatura corporea, l'igienizzazione degli ambienti, la possibilità di disinfezione delle mani, l'adeguata aerazione e l'obbligo della mascherina per il pubblico. Le condizioni da rispettare hanno reso necessaria una completa riorganizzazione del settore, sia nell'atto creativo e di produzione, sia nell'accogliere il pubblico. Marche Teatro ha pensato e prodotto uno spettacolo che potesse rispettare i dettami resisi necessari, ma che potesse anche aprire una riflessione sulla condizione attuale e sul ruolo del teatro nella società. “L’attore nella casa di cristallo” è uno spettacolo teatrale pensato e prodotto durante l’emergenza sanitaria dovuta al Covid-19 e che è stato proposto per la prima volta al pubblico il 15 giugno 2020 (il primo giorno di apertura dei teatri) nel Piazzale del Teatro delle Muse di Ancona. Ogni sera dal 15 al 28 giugno, due attori/attrici simbolicamente rinchiusi ciascuno dentro una grande teca trasparente, hanno offerto la propria arte al pubblico, in una performance che rappresenta perfettamente l’attuale condizione del mondo del teatro in cui artisti e pubblico devono rigorosamente mantenersi separati. Lo spettacolo immagina un futuro distopico in cui il teatro è stato abolito per far spazio a più sani divertimenti “capaci di contribuire alla crescita del Prodotto Interno Lordo”. Gli attori vivono rinchiusi in case trasparenti ed esposti allo sguardo del pubblico. Agli attori, nella loro condizione di totale solitudine, non resta che ripetere ciò che ricordano del loro antico mestiere: brandelli di testo, passi di danza, brani di canzoni, per non perdere la memoria e per sperare di poter tornare presto al tempo in cui i teatri erano colmi e gli attori gratificati dagli applausi. Il pubblico ha potuto assistere in numero limitato alla performance che è stata ripetuta due volte a sera; agli spettatori è stato consegnato un auricolare personale e una radio ricevente per poter ascoltare le parole degli attori.

THE CONDOMINIUM L'emergenza sanitaria dovuta al Coronavirus ha richiesto agli italiani di adottare il distanziamento sociale, di guardare con preoccupazione e diffidenza chiunque, per timore che potesse essere contagioso e che potesse quindi trasmet…

THE CONDOMINIUM
L'emergenza sanitaria dovuta al Coronavirus ha richiesto agli italiani di adottare il distanziamento sociale, di guardare con preoccupazione e diffidenza chiunque, per timore che potesse essere contagioso e che potesse quindi trasmettere a noi, e quindi alla nostra famiglia, quel nemico subdolo che può essere che un virus invisibile e sconosciuto. In un condominio di Forlì, però, questo periodo di difficoltà ha prodotto nei suoi abitanti una reazione opposta, di condivisione delle difficoltà e di ricerca di una serenità nel micro-cosmo che rappresenta un condominio. Un condomino, che lavora come infermiere e gira in ambulanza, informava gli altri condomini della realtà che si trovava ad affrontare, così da renderli consci del pericolo in circolazione. Un altro condomino organizzava eventi in pub e ristoranti e, durante il lockdown, ha deciso di organizzare dei giochi a quiz con dei teloni installati nel cortile, mettendo a disposizione la propria attrezzatura. In questo modo gli abitanti hanno potuto giocare con dei telecomandi dai propri balconi, così da essere in sicurezza, ma potendo comunque condividere dei momenti di relax, di svago. "Prima ci davamo il buongiorno e la buonasera quando ci incrociavamo, come richiede la buona educazione, ma non si andava oltre. Con l'arrivo del Coronavirus e del lockdown, abbiamo iniziato a condividere ansie e a supportarci a vicenda. Ogni condomino ha fatto la propria parte, dato il proprio aiuto", racconta con orgoglio Fausto Peppi, il condomino che ha pensato di organizzare i giochi a quiz. Il primo giugno 2020 questo gioco collettivo è diventato ormai una tradizione, si è ripetuto, questa volta però i condomini si sono incontrati nel cortile, guardandosi in viso e potendo sorridersi, condividendo una pizza per cena e facendo giocare i bambini insieme. Fausto Peppi spera che il Comune di Forlì gli conceda in estate il grande giardino adiacente al condominio, così da organizzare la visione di film per bambini, invitando tutti i condomini e anche gli altri abitanti del quartiere.

ITALIAN JOURNEY Il 30 Gennaio 2020, i primi due casi di pazienti positivi al Covid-19 sono stati confermati in Italia. Questo evento ha innescato un'emergenza sanitaria senza precedenti e ha infranto la speranza del Paese di non essere toccato dalla…

ITALIAN JOURNEY
Il 30 Gennaio 2020, i primi due casi di pazienti positivi al Covid-19 sono stati confermati in Italia. Questo evento ha innescato un'emergenza sanitaria senza precedenti e ha infranto la speranza del Paese di non essere toccato dalla pandemia che, successivamente, ha colpito il mondo intero. Dopo quel giorno l'Italia ha vissuto una rapida discesa che ha trasformato la realtà quotidiana in un circolo infernale, sia per chi è stato direttamente colpito dal virus, sia per chi lo ha vissuto a livello psicologico a causa del lockdown iniziato l'8 marzo e terminato il 3 maggio. Il lockdown e la Fase 2, quella della riapertura con limitazione negli spazi pubblici e nei negozi, hanno stravolto il senso di libertà e di spazio, che le generazioni attuali non hanno mai visto così sacrificato. Durante l'anno mi è capitato di fare sogni su questa nuova realtà. Con questa serie fotografica ho cercato di descrivere la sensazione di impotenza vissuta nei piccoli gesti quotidiani - nell'uscire di casa, nel viaggiare e nell'incontrare altre persone - ma anche di osservare come le persone cercavano di adattarsi.

NO COUNTRY FOR YOUNG MEN Il primo lockdown in Italia - dovuto al Coronavirus - ha costretto gran parte della popolazione all'isolamento domestico, con conseguenti problematiche a livello sociale, lavorativo, economico e psicologico. Le limitazioni p…

NO COUNTRY FOR YOUNG MEN
Il primo lockdown in Italia - dovuto al Coronavirus - ha costretto gran parte della popolazione all'isolamento domestico, con conseguenti problematiche a livello sociale, lavorativo, economico e psicologico. Le limitazioni previste dal governo italiano prevedevano per la popolazione la possibilità di uscire soltanto per: comprovate esigenze lavorative, assoluta urgenza, situazioni di necessità (come fare la spesa) e motivi di salute. Esclusi da queste deroghe i bambini, che per molte settimane non sono potuti uscire di casa. Se i ragazzi in età scolastica hanno comunque proseguito le lezioni grazie all’online e hanno continuato a sentirsi con gli amici grazie all'uso della tecnologia, la fascia di bambini in età pre-scolastica ha visto improvvisamente interrotto il proprio percorso educativo con la chiusura degli asili nidi e delle scuole materne, privati dell'interazione coi propri compagni e esclusi dalla possibilità di fare esperienze col mondo esterno. Nella cosiddetta fase due - iniziata il 4 maggio 2020 - è possibile portare fuori di casa i bambini per delle passeggiate, ma non è possibile farli incontrare con i coetanei (non sapendo gestire le precauzioni previste di distanziamento sociale) e non è possibile farli giocare nei parchi, essendo "chiuse" le aree giochi a loro dedicate. La situazione di emergenza straordinaria e senza precedenti nella storia recente ha duramente messo alla prova la vita sociale per come la conosciamo. Lo sforzo della popolazione di adattarsi è stato notevole e anche le infrazioni (come il fare la spesa più volte al giorno come scusa per uscire e cercare un "contatto" con altre persone) sono alla fine comprensibili, essendo la convivenza sociale una necessità fondamentale. Non siamo stati però pronti nel fornire alcun tipo di soluzione per la fascia di bambini in età pre-scolastica, sicuramente più difficili da gestire nel contesto di distanziamento sociale, ma che rischiano di pagarne le conseguenze nella formazione della propria identità e personalità.