Pubblicazione sul Washington Post by Filippo Venturi

Su In Sight, del Washington Post, è uscita una selezione del mio lavoro fotografico "Eyes wide shut" sul Ballo del Doge, che ho documentato per 4 anni durante il Carnevale di Venezia!
Grazie al photoeditor Kenneth Dickerman.
L’articolo originale è qui: https://www.washingtonpost.com/photography/2022/04/21/photos-venices-over-top-il-ballo-del-doge

On In Sight, the Washington Post’s photography blog, a selection of my photographic work "Eyes wide shut" on the Ballo del Doge, which I documented for 4 years during the Venice Carnival, has been published!
Thanks to photoeditor Kenneth Dickerman.
The original article is here: https://www.washingtonpost.com/photography/2022/04/21/photos-venices-over-top-il-ballo-del-doge

Pubblicazione su Il Reportage by Filippo Venturi

Sul numero 50 della rivista "Il Reportage", è uscita una anteprima di 12 immagini del mio ultimo lavoro fotografico "Foundations of a mirage", accompagnata da un mio articolo!

La rivista si può acquistare qui: https://bit.ly/36Uu24X
Maggiori info sul lavoro "Foundations of a mirage" qui: https://bit.ly/3uW8BII

Durante la notte, quando la città dorme, le arterie stradali principali si riempiono di autobus malmessi, sovraccarichi di lavoratori esausti che hanno termine il turno di lavoro e che rientrano nei casermoni a loro destinati, nelle periferie più lontane e invisibili ai turisti. È questa la faccia nascosta di Dubai, la "New York del Golfo Persico", il suo lato oscuro, che comprende mille sfaccettature, compresa quella di un paradiso fiscale in grado di attirare personaggi controversi e soldi quanto meno "opachi" [...]

Nello stesso tempo, sempre con lo sfruttamento della manodopera, è necessario proteggere i centri urbani dalla sabbia del deserto, che invade le strade e ricopre le vetrate dei grattacieli, in una disperata lotta contro l'ambiente per tenere in piedi impalcature e scenografie di una realtà che è più simile ad un miraggio [...]

Pubblicazione su Vanity Fair by Filippo Venturi

Su Vanity Fair Italia (cartaceo e online) è uscito il mio reportage fotografico sulle famiglie ucraine che hanno trovato rifugio in Italia!

L'articolo è di Alessia Arcolaci, photeditor Alice Crose.

Romagna RFC femminile - Rebels 34-15 by Filippo Venturi

Romagna RFC - Pesaro Rugby 18-34 by Filippo Venturi

Articolo sul Il Resto del Carlino by Filippo Venturi

Oggi su Il Resto del Carlino, una mia riflessione sulla fotografia femminile e la grande mostra "Essere Umane. Le grandi fotografe raccontano il mondo" che termina oggi ai Musei San Domenico e Musei Civici di Forlì!

È ancora necessario riconoscere e ribadire il ruolo delle donne dietro la macchina fotografica?
Secondo me, sì.

Se nei grandi centri artistici e culturali le fotografe hanno trovato gli spazi e i riconoscimenti che meritano, fuori da questi la massa ancora le percepisce attraverso catalogazioni: a volte descritte come le "amanti di" o le "assistenti di" qualche fotografo celebre oppure abbinate a una narrazione che necessita di qualche elemento extra, come "la bambinaia talentuosa, scoperta postuma" con cui viene presentata Vivian Maier. Ma quelli femminili sono sguardi, punti di vista e sensibilità che integrano il racconto di un mondo che, a livello visivo, per troppo tempo è stato parziale e lacunoso. Un libro letto senza accorgerci che qua e là aveva molte pagine mancanti.

Oggi si conclude la mostra "Essere Umane. Le grandi fotografe raccontano il mondo". Dopo diverse esposizioni dedicate a grandi fotografi uomini, i Musei San Domenico hanno scelto di puntare sulle donne.

La fotografia è un linguaggio capace di testimoniare eventi storici, usi e costumi, ma anche di esplorare aspetti più astratti e intimi. Le autrici in mostra hanno usato il linguaggio della fotografia documentaria, al pari dei colleghi uomini, ma hanno anche rivolto l'obiettivo verso storie personali, facendosi guidare dall'empatia che scaturiva da certi incontri e mettendosi a disposizione delle persone.

Un ri-equilibrio della visione del mondo, passato e presente, attraverso lo studio e l’osservazione da un punto di vista femminile, che richiederà ancora tempo e risorse ma rappresenta un'opportunità per studiare e capire a fondo la fotografia.

Intervista sul Kazakistan su Birdinflight Magazine by Filippo Venturi

Sul magazine ucraino Bird in Flight, Olga Bubich mi intervista sul Kazakistan e sul mio lavoro fotografico “2030 Birth of a Metropolis”, svolto nella capitale Astana (oggi ribattezzata Nur-Sultan)!

L’articolo integrale qui: https://birdinflight.com/ru/vdohnovenie/fotoproect/iz-nur-sultana-bez-lyubvi.html

Biennale della Fotografia Femminile 2022 - Workshop by Filippo Venturi

Con enorme piacere, parteciperò alla Biennale della Fotografia Femminile che si svolgerà a Mantova dal 3 al 27 marzo 2022! Terrò, assieme a Grazia Dell’Oro, un talk sul progetto “My Dear” e condurrò un workshop di fotografia. Di seguito i dettagli.

Workshop di Fotogiornalismo e Fotografia Documentaria, di Filippo Venturi
Sviluppo teorico e pratico di un progetto
27 marzo 2022, presso Creative Lab, in Viale Valle d'Aosta n. 20 a Mantova
Dalle ore 9 alle ore 18 (con una pausa dalle 13 alle 14)

In un periodo in cui l’immagine è sempre più al centro della comunicazione e della nostra quotidianità, il workshop verterà sul concetto di Fotogiornalismo e di Fotografia Documentaria al giorno d’oggi e sullo sviluppo teorico e pratico di un progetto. Filippo Venturi affronterà i vari aspetti da curare: la ricerca di una storia e relativo fact checking, l’organizzazione preliminare, l’etica, la fase di scatto, l’editing, la post-produzione, la presentazione del progetto realizzato, le didascalie, il rapporto con lə photoeditor, le modalità di diffusione a seconda che la finalità sia una pubblicazione, una mostra, l’iscrizione a concorsi o la promozione nei social network. Verrà inoltre analizzato lo svolgimento e la realizzazione del laboratorio fotografico My Dear, svolto dal docente durante il lockdown, che ha visto protagoniste 20 donne di 9 nazionalità diverse con l'obiettivo di perseguire l'obiettivo 5 dell'Agenda 2030 delle Nazioni Unite: "raggiungere l’uguaglianza di genere ed emancipare tutte le donne e le ragazze".

Requisiti: Interesse per la fotografia, sia amatoriale che professionale.
Attrezzatura: Il workshop è teorico, dunque non sarà necessario portare macchine fotografiche.
Pagamento: Il workshop ha un costo di €150 per persona. Verrà rilasciata ricevuta.
Luogo: Il workshop si terrà presso lo spazio Creative Lab, in Viale Valle d'Aosta, 20 a Mantova, nel quartiere Lunetta-Frassino.
Prenotazioni: Per prenotare scrivere entro il 25 marzo all’indirizzo prenotazioni@bffmantova.com. Massimo 10 partecipanti.
Social network: Evento su Facebook.

Note biografiche:
Filippo Venturi è un fotografo documentarista. I suoi lavori sono stati pubblicati su magazine e quotidiani come The Washington Post, The Guardian, Financial Times, Newsweek, Der Spiegel, Die Zeit, Vanity Fair, Internazionale, Geo e altri. Realizza progetti personali su storie e problematiche riguardanti l’identità e la condizione umana. Negli ultimi anni si è dedicato a un progetto sulla Corea del Sud e del Nord, che è stato premiato con il Sony World Photography Awards, il LensCulture Emerging Talent Awards, il Premio Il Reportage, il Premio Voglino e il Portfolio Italia – Gran Premio Hasselblad. I suoi lavori sono stati esposti in Italia e all’estero. Sito ufficiale: www.filippoventuri.photography

Oltre a questo, il Festival ospiterà mostre, incontri, proiezioni e tanto altro, con autrici del calibro di Daniella Zalcman, Solmaz Daryani, Fatemeh Behboudi, Tami Aftab, Sarah Blesener e Myriam Meloni. Il programma completo e tutte le informazioni sono visibili nel sito ufficiale: www.bffmantova.com

Foundations of a Mirage by Filippo Venturi

Foundations of a Mirage
Dubai, United Arab Emirates, 2021 - Ongoing

2021 is an important year for the United Arab Emirates, which is celebrating the 50th anniversary of its and hosting EXPO 2020 (postponed by a year due to the COVID-19 pandemic) in Dubai, the country’s most important city, considered the “New York of the Persian Gulf”.

The fate of the UAE took a drastic turn with the discovery of oil in Abu Dhabi in 1958 and in Dubai in 1966. Even today, over 85% of the country’s economy is based on exports of natural resources. In recent years, the construction boom has driven the country’s government to invest in very expensive infrastructure, in Dubai itself, chasing various records, such as the Burj Khalifa, the world’s tallest building; the Dubai World Central International Airport, the most expensive airport ever built; the three Palm Islands, the largest artificial islands in the world; the Dubai Mall, the largest shopping mall in the world; Dubailand, an amusement park that is supposed be twice the size of Disney World (which, however, has suffered severe delays due to the recent economic crisis).

The population of the UAE is around 10 million, of which 11% are citizens of the United Arab Emirates and 89% are foreigners (mostly immigrants from India, Pakistan and Bangladesh).

Although for some time now the country, also through the EXPO, has been attempting to tackle important and current issues such as sustainability (accessibility and resilience of environmental resources, energy and water), in practice it relies on a system that has very little that is sustainable and modern about it, i.e. the exploitation of low-cost migrant labour to create works that aim to be the largest/tallest/most impressive etc. to the world, whose goal is to support a purely Western type of consumerism, even at the cost of distorting the traditions and culture of the country itself, resulting in an artificial, contradictory reality.

Thanks to its reflective surfaces and the use of futuristic technologies, Dubai’s show of modernity can dazzle and distract from the actual situation, where capitalism reigns supreme. Even so, however, it is not difficult to notice the army of workers ready to clean and disinfect anywhere suitable for hosting visitors, including the streets, or in charge of directing tourists and satisfying their every need.

The dark side of Dubai has many facets, including that of being a tax haven capable of attracting people and money whose origins are “hazy” to say the least, but it is on a human level that the cruellest face of this reality can be found, where workers are treated like commodities, also through what is known as the kafala, a system of exploitation that shares some characteristics with human trafficking. The result is therefore a form of contemporary slavery that goes unnoticed because to visitors, Dubai appears to be a wonderland, whose hardly “sustainable” foundations, however, they fail to see.