Korean Dream

Intervista per artwave.it by Filippo Venturi

Su artwave.it è uscito un articolo a cura della bravissima Anna Frabotta, che mi ha intervistato a proposito del mio lavoro sulla Corea del Nord :)

 

Korean Dream
Cosa significa vivere in Corea del Nord? Ce lo siamo fatti raccontare dal fotografo Filippo Venturi, uno dei pochi ad aver posato l’obiettivo nel paese di Kim. Il progetto tra i finalisti del Cortona on The Move (12 luglio - 30 settembre)
di Anna Frabotta - 08.07.2018

A volersela immaginare, la Corea del Nord, si fa davvero fatica. Pochi altri posti al mondo sono così interdetti all’umana (extra nord-coreana) presenza e di pochi altri posti al mondo si sente parlare solo e soltanto per interposta persona. E solo e soltanto di guerre presunte e minacciate, di armamentari bellici o nucleari e di dittatori dal bizzarro taglio di capelli.

C’è chi però quell’invalicabile muro fatto di silenzi e immaginari pensati è riuscito a scavalcarlo e a restituircene un racconto che, se non poteva essere del tutto fedele nelle meravigliose immagini, lo è sicuramente nelle parole.

Il nostro uomo è Filippo Venturi, fotografo cesenate classe 1980, diversi premi importanti alle spalle e un sogno chiamato Corea.
Lo abbiamo incontrato a pochi giorni dall’inaugurazione del “Cortona On The Move” che lo vedrà tra i protagonisti proprio con il suo progetto Corean Dream, selezionato fra le New Vision del festival.

Filippo ci racconta di come, dopo aver lavorato a un progetto fotografico sulla Corea del Sud, da cui emerge una corsa alla perfezione talmente sfrenata e stressante da oltrepassare i limiti della sopravvivenza, sia cresciuta in lui la voglia di raccontare l’altra e più sconosciuta faccia della medaglia.

Ufficialmente Stato socialista con libere elezioni, nella pratica dittatura totalitaria basata sul culto della dinastia Kim, questo fazzoletto di terra di 120.540 km² nasconde innumerevoli contraddizioni, che partono dalla sua forma di stato e finiscono nell’avanzato sviluppo tecnologico cui fa da contraltare l’elevato livello di povertà e arretratezza della popolazione.

Entrarci non è semplice, sono molte le difficoltà per ottenere un visto cui soprattutto giornalisti e fotografi vanno incontro, molti i documenti da preparare, le relazioni da redigere e gli agganci fondamentali che bisogna avere, qualcuno che garantisca per te alle autorità coreane: “Ero piuttosto pessimista all’inizio, c’erano troppe cose che dovevano incastrarsi per il verso giusto, ma alla fine ce l’abbiamo fatta. Il mio contatto in Corea prima di partire mi ha preparato su come avrei vissuto in quelle due settimane, mi ha spiegato che sarei stato sempre accompagnato da quattro guide, che non avrei potuto lasciare l’albergo senza di loro… che poi le chiamano guide, ma in realtà sono controllori e censori. Ho lavorato in condizioni molto particolari e restrittive, con un fotografo che fotografava me e qualunque cosa inquadrassi e un livello d’isolamento mai sperimentato prima. Non c’è internet, non va il telefono e l’unico modo per mettersi in contatto col resto del mondo è utilizzare il telefono dell’hotel, ovviamente sotto sorveglianza”.

Anche le conversazioni in Corea si riducono all’osso, non si parla di politica, America o Trump, e soprattutto a scomparire è la riservatezza con microfoni piazzati ovunque, a partire dalle camere degli hotel riservati ai turisti stranieri, e l’ossessione per la spia occidentale ancora molto sentita. A tal proposito Filippo ci racconta di quando la giornalista che era con lui ha chiesto alle guide “Se ci fosse un nord coreano contrario al leader cosa succederebbe?” e, dopo attimi di preoccupato silenzio, la risposta è stata “ma chi è?”, trasformando una semplice ipotesi in una preoccupante e reale minaccia.

E ad essere quasi del tutto assente è anche la percezione di vivere in una bolla, una specie di cattivo Truman Show alimentato dal Leader Supremo: “Avevamo preso l’abitudine di chiedere ogni mattina quale fosse la notizia del giorno, in quel periodo stavano facendo molti test missilistici e si parlava della minaccia di una possibile invasione da parte di Trump. Una mattina la notizia del giorno riguardava i festeggiamenti organizzati dal leader Kim Jong-un in onore degli scienziati, il giorno dopo ancora la notizia riguardava i complimenti di un politico di un paese confinante, non ricordo chi si complimentava per il test riuscito. Allora ho chiesto alle nostre guide se venissero mai date notizie negative e la risposta è stata sì, ma solo riguardo a paesi stranieri, ma in Corea apparentemente non succede nulla di brutto o meglio, stando alla nostra guida Kim, i giornali riportano solo le notizie adatte al popolo coreano, come fossero genitori protettivi. Qualcuno quindi è conscio dell’esistenza di una sorta di filtro, ma c’è una fiducia totale nel leader”.

E come in ogni Truman Show che si rispetti, devono esserci attori e figuranti. Secondo Filippo la popolazione nord-coreana potrebbe essere divisa in tre fasce: una include le persone che non hanno un ruolo di rilievo nella società, non possono uscire dal paese e informarsi correttamente, conoscono solo la realtà raccontatagli dalla propaganda di regime e quindi vivono in una sorta di mondo ovattato. Poi c’è un livello intermedio, come le nostre guide, che può percepire che c’è qualcosa che viene nascosto, ma la ritiene più una forma di tutela che una privazione di libertà. Infine c’è la fascia più alta, dirigenti di partito e professori universitari, che possono viaggiare all’estero e hanno accesso al vero internet: “È stato molto interessante incontrare del tutto casualmente un funzionario di partito che sembrava non vedesse l’ora di ricevere la proposta di un’intervista. Ci siamo dati appuntamento per la sera al Koryo Hotel, uno degli alberghi più importanti di Pyongyang. All’inizio lui sembrava quasi un attore americano, molto sicuro di sé e con un inglese quasi impeccabile, ma quando parlava si rivolgeva solo alla giornalista… la prima mezzora è passata con lui che ci provava con la giornalista in modo molto esplicito, ma lei è stata brava a riportare l’intervista sui binari. A quel punto è successa una cosa strana, il nostro uomo ha smesso di parlare in inglese e quindi abbiamo chiamato Kim, la nostra guida, per farci da interprete. È stata una strana intervista anche perché il funzionario di partito si è sbilanciato molto nelle risposte, ammettendo le problematiche legate all’embargo, come la carenza di acciaio e carbon coke, ma la cosa più interessante è stata proprio la reazione di Kim a cui, tra le domande della giornalista e le risposte del funzionario, si è aperto un mondo, venendo a sapere cose di cui era completamente all’oscuro, assassinio del fratellastro di Kim Jong-un incluso. Penso che Kim sia rimasto molto stupito da quello che ha sentito”.

Allo stupore di Kim facciamo seguire il nostro, non solo perché le nostre orecchie hanno ascoltato un racconto a tratti orwelliano, ma anche per il fascino delle foto che Filippo ci mostra, come a dire che la bellezza si nasconde anche dove meno te lo aspetti.

Filippo Venturi
Cesenate, classe 1980, è uno dei più promettenti fotografi italiani. Si occupa di reportage, documentari e lavori commerciali oltre che di progetti personali su questioni che ritiene interessante approfondire e portare all’attenzione degli altri. I suoi lavori sono stati pubblicati su riviste e quotidiani, come The Washington Post, Die Zeit, Internazionale, La Stampa, Geo, Marie Claire, Vanity Fair, Io Donna/Corriere della Sera, Repubblica. Il suo progetto Made in Korea, ha vinto il secondo premio ai Sony World Photography Awards, uno dei più importanti riconoscimento nel settore che ogni anno premia le eccellenze della fotografia internazionale.
Per conoscere tutti i progetti e le prossime mostre di Filippo Venturi: www.filippoventuri.photography

Mostra "The State of the World" a Parigi by Filippo Venturi

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I miei lavori Korean Dream e Eyes Wide Shut saranno esposti nella Galleria Espace Beaurepaire di Parigi dall'11 Luglio 2018. In mostra ci sarà un gruppo di lavori fotografici selezionati da Hossein Farmani, fondatore di Px3 Paris Photography Prize.

La presentazione ufficiale:

“The State of the World”
C
urated Exhibtion by Hossein Farmani

It is my pleasure to present a new PX3 annual event, “The State of the World” – stories specially selected from the entries to the Paris Photo Prize; global stories worth telling because they are eyewitness accounts as told through the lens of the photographer; stories both happy and sad, inspiring and shocking, gentle and brutal; stories to focus your eyes and mind on issues that are current and crucial in our world today.
We live in an era where we have faster access to information than any previous generation and limitless amounts of knowledge at our fingertips, and yet it is harder than ever for us to discover the truth.
We are connected to the Internet 24 hours a day but we are more disconnected than ever from our fellow-human beings and the really important issues that affect our world.
We are bombarded with an avalanche of opinion polls, fake news, and propaganda till it becomes almost impossible to distinguish fact from fiction and we forget what true story telling looks like.
Our goal is to bring you the uncensored news, directly from the photographers that witness events first-hand, with the guarantee that they are not manipulated by the mainstream media or sensationalized for profit.
We believe that as long as we remain committed to speaking the truth as we see it and supporting those who make it their passion and life’s work to tell and share their eyewitness information with the world, we can effect great change and ensure that truth will always have a clear voice.

Korean Dream in mostra a Cortona by Filippo Venturi

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Il mio lavoro "Korean Dream", sulla Corea del Nord, sarà in mostra alla Fortezza del Girifalco di Cortona dal 9 maggio al 17 giugno 2018, in qualità di lavoro vincitore del Portfolio Italia - Gran Premio Hasselblad.

Nella stessa location saranno esposti anche i lavori di altri grandi autori come Maurizio Galimberti, Nino Migliori, Stefania Adami e altri ancora!

Io sarò presente a Cortona venerdì 11 e sabato 12 maggio.
A proposito, venerdì alle ore 16 sarò ospite della Conferenza “I testimonial della Famiglia in Italia”, per parlare del progetto svolto come Testimonial di Fujifilm e FIAF.

Le mostre e le altre attività fanno parte del 70° Congresso Nazionale della FIAF, il cui programma è consultabile qui: www.cortonaonthemove.com/70-congresso-nazionale-fiaf

Premiato ai LensCulture Emerging Talent Awards by Filippo Venturi

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Con enorme piacere posso annunciare che il mio lavoro Korean Dream è stato premiato ai LensCulture Emerging Talent Awards!

Il mio progetto sarà esposto alla Klompching Gallery di New York, dal 7 al 17 marzo 2018, e sarà pubblicato nel volume The Best of LensCulture, Volume 2.

La giuria era composta da:

  • Sean O’Hagan, Critico e autore, The Guardian e The Observer – Londra, Regno Unito
  • Emilia van Lynden, Direttore artistico, Unseen Photo Festival – Amsterdam, Paesi Bassi
  • Chris Littlewood, Direttore della fotografia, Flowers Gallery – Londra e New York
  • Chris Pichler, Fondatore ed editore, Nazraeli Press – California, Stati Uniti
  • Muhammed Muheisen, Fotografo capo per il medio oriente – Amman, Giordania
  • Debra Klomp Ching, Proprietaria e direttrice, Klompching Gallery – Brooklyn, New York
  • Arianna Rinaldo, Direttore artistico, Cortona On The Move – Cortona, Italia
  • Jim Casper, Redattore capo, LensCulture – Amsterdam, Paesi Bassi

Ulteriori informazioni QUI.

Portfolio Italia – Gran Premio Hasselblad 2017 by Filippo Venturi

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Sabato 25 novembre, a Bibbiena, ho avuto l’enorme soddisfazione di ricevere il 1° Premio al “Portfolio Italia – Gran Premio Hasselblad” con il mio lavoro “Korean Dream”.

La Giuria era composta da: Lorenza Bravetta, Paola Agosti e Zoltan Nagy.

Il mio lavoro, insieme agli altri 15 finalisti, è esposto al CIFA – Centro Italiano della Fotografia d’Autore di Bibbiena, dal 25 novembre fino al 4 febbraio 2018!

Di seguito la presentazione del mio lavoro, ad opera di Lorella Klun:

Filippo Venturi continua l’indagine iniziata con “Made in Korea”, risalendo la penisola coreana al di sopra del 38° parallelo per entrare nello stato che negli ultimi tempi, più di ogni altro, è al centro dell’attenzione politica e mediatica. La repubblica del “caro leader” Kim Jong-Un infatti, con il proprio arsenale nucleare orgogliosamente propagandato, rappresenta nello scacchiere internazionale una variabile al di fuori di ogni controllo. La storia di queste terre è nota: la penisola coreana al termine del secondo conflitto mondiale venne arbitrariamente divisa in due zone, l’una sotto l’influenza statunitense e l’altra legata alla Russia; i coreani, vittime dei giochi di potere innescati dalla guerra fredda tra le due superpotenze, si trovarono così ad affrontare una sanguinosa guerra civile le cui ferite non sono ancora risanate. Entrare e soprattutto fotografare in un paese situato all’ultimo posto della classifica sulla libertà di stampa, in cui lavita della popolazione è capillarmente controllata a partire dalla prima infanzia, non è certo semplice. L’autore sceglie volutamente un approccio distaccato, il più possibile scevro da preconcetti, inserendosi in quella corrente neotopografica che evita di enfatizzare luoghi e situazioni. Eppure in questo caso le accurate composizioni, con i soggetti quasi sempre al centro dell’inquadratura, insieme alla perfetta padronanza cromatica e tonale, non fanno che rivelare e amplificare la sensazione del controllo pervasivo che si respira a Pyongyang. E ciò si percepisce non solo dalle imponenti architetture celebrative, ma anche nelle situazioni ludiche e di svago. Nei parchi giochi, negli imponenti teatri, nelle piscine o in una sala biliardo, ogni cosa pare congelata, come se tutte le manifestazioni delle umane emozioni fossero in paziente attesa di approvazione. Sotto alla superficie patinata si aprono le crepe della distopia e il Paese si rivela come un esteso Panopticon a cielo aperto, dove scuole e istituzioni sono le centrali operative di un potere che stravolge il concetto primario dell’educare: non più ex-ducere, condurre oltre, bensì trattenere.

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