Workshop

Speaker alla Convention ANFM 2024 by Filippo Venturi

A Marzo, a Matera, avrò l’onore di condurre una Masterclass su Fotografia e Intelligenza Artificiale, alla Convention ANFM 2024. Per la precisione l’evento si terrà giovedì 14 marzo 2024 dalle ore 16.45 alle ore 18.30, nella Sala Capelvenere, a Palazzo Malvinni Malvezzi.

Fra gli altri speaker Tomas van Houtryve, Huy Nguyen, Alessandro Cinque, Piero Piercoco e tanti altri!

ANFM sta per Associazione Nazionale Fotografi Matrimonialisti che da anni organizza incontri, workshop e masterclass che toccano tutto l’universo della fotografia.

Sito ufficiale: anfmconvention.it

IMAGINE. FRA FOTOGRAFIA E INTELLIGENZA ARTIFICIALE
Workshop di Fotografia e Intelligenza Artificiale
Il workshop è focalizzato sull’incontro fra fotografia e intelligenza artificiale (I.A.) ed esplorerà l’evoluzione del ruolo dell’immagine nella comunicazione e nella vita quotidiana.
Il docente presenterà alcuni dei suoi progetti di fotografia documentaria, esponendo nel dettaglio la filosofia alla base di essa e le metodologie pratiche adottate nel compiere un progetto; spiegherà poi le notevoli differenze teoriche e pratiche che invece caratterizzano l'utilizzo dell'intelligenza artificiale nel realizzare un lavoro. Scopriremo come l’I.A. può ampliare le prospettive creative dei fotografi e le idee che sottendono alla creazione di progetti.
Ci concentreremo su come le immagini generate con l’I.A. stiano influenzando il mondo fotografico e la nostra percezione della realtà. Esamineremo diverse casistiche che negli ultimi mesi hanno avuto un impatto significativo nel panorama  della fotografia, e non solo. Affronteremo sia i timori legati all’adozione di questa nuova tecnologia, sia le potenzialità che essa porta con sé, aprendo un dibattito sul futuro dell’arte fotografica e della nostra interazione con le immagini digitali.
Vedremo alcuni esempi di utilizzo di software TTI (text-to-image) come Midjourney che, partendo da una descrizione testuale (prompt), generano una immagine sfruttando l'I.A.
Il workshop è rivolto a chiunque abbia un interesse per la fotografia e le immagini, sia amatoriale che professionale. Il workshop è teorico, dunque non sarà necessaria alcuna attrezzatura.

IL DOCENTE
Filippo Venturi è un fotografo documentarista e un artista visivo, con base in Italia.
Realizza progetti su storie e problematiche riguardanti l'identità e la condizione umana. Ha documentato diverse dittature totalitarie asiatiche, evidenziando col suo lavoro l’artificiosità con cui questi paesi si mostrano e narrano al mondo, e ha testimoniato le correnti neofasciste in Europa e i movimenti che, in risposta, si battono per proteggere i diritti delle minoranze e la democrazia.
I suoi lavori sono stati pubblicati su magazine e quotidiani come National Geographic, The Washington Post, The Guardian, Financial Times, Vanity Fair, Marie Claire, Newsweek, Geo, Der Spiegel, Die Zeit, Stern, Internazionale, La Repubblica, Il Corriere della Sera e La Stampa.
Negli ultimi anni si è dedicato a un progetto sulla penisola coreana, che è stato premiato con il Sony World Photography Awards, il Premio Il Reportage, il Premio Voglino e il Portfolio Italia - Gran Premio Hasselblad. I suoi lavori sono stati esposti in musei e festival in Italia e all'estero.
Ha iniziato a lavorare con i software di intelligenza artificiale di ultima generazione, realizzando lavori risultati finalisti al PhMuseum Photography Grant e al Cortona On The Move Award e premiati al Kolga Tbilisi Photo Awards e al Fotografia Calabria Festival. È stato uno degli artisti selezionati dal Photo Vogue Festival 2023, evento in cui è anche relatore con un intervento intitolato Broken Mirror. A dystopian guide to crossing the border.

Workshop Imagine. Fra Fotografia e Intelligenza Artificiale by Filippo Venturi

Workshop di Fotografia e Intelligenza Artificiale
Sabato 28 Ottobre 2023, dalle ore 14 alle ore 18.
Magazzino Parallelo, in Via Genova 70, a Cesena.

Programma del Workshop
Il workshop è focalizzato sull’incontro fra fotografia e intelligenza artificiale ed esplorerà l’evoluzione del ruolo dell’immagine nella comunicazione e nella vita quotidiana. Ci concentreremo su come le immagini generate con l’I.A. stiano influenzando il mondo fotografico e la nostra percezione della realtà. Esamineremo diverse casistiche che negli ultimi mesi hanno avuto un impatto significativo nel panorama della fotografia, e non solo. Affronteremo sia i timori legati all’adozione di questa nuova tecnologia, sia le potenzialità che essa porta con sé, aprendo un dibattito sul futuro dell’arte fotografica e della nostra interazione con le immagini digitali. Il docente presenterà alcuni dei suoi progetti di fotografia documentaristica, presentando le metodologie adottate, e spiegherà il percorso che lo ha portato a integrare l’intelligenza artificiale nei suoi lavori. Scopriremo come l’I.A. può ampliare le prospettive creative dei fotografi e le idee che sottendono alla creazione di progetti.

Informazioni e Iscrizioni
Il workshop è rivolto a chiunque abbia un interesse per la fotografia e le immagini, sia amatoriale che professionale. Il workshop è teorico, dunque non sarà necessaria alcuna attrezzatura.
Posti limitati. Quota d’iscrizione € 60 (include la tessera Arci del circolo Magazzino Parallelo, 2023/2024). Info e iscrizioni: associazionemagaz@gmail.com
Il workshop rientra in "VALVOLA - piccola collettiva fotografica", un evento culturale dedicato alla fotografia che si terrà nel weekend del 27-29 ottobre 2023 al Magazzino Parallelo e che vedrà svolgersi il workshop ma anche mostre, incontri e confronti con fotografi originari della Romagna ma oggi affermati a livello nazionale e internazionale.

Note Biografiche del Docente
Filippo Venturi è un fotografo documentarista e un artista visivo. Realizza progetti su storie e problematiche riguardanti l'identità e la condizione umana. I suoi lavori sono stati pubblicati su giornali come National Geographic, The Washington Post, The Guardian, Financial Times, Vanity Fair, Newsweek, Geo, Der Spiegel, Die Zeit, Stern, Internazionale e La Repubblica. Negli ultimi anni si è dedicato a un progetto sulla penisola coreana, che è stato premiato con il Sony World Photography Awards e il Portfolio Italia - Gran Premio Hasselblad. I suoi lavori sono stati esposti in musei e festival in Italia e all'estero. Realizza inoltre progetti che utilizzano l'intelligenza artificiale.

VALVOLA - Piccola Collettiva Fotografica by Filippo Venturi

VALVOLA - Piccola Collettiva Fotografica
27 / 28 / 29 OTTOBRE 2023
VALVOLA è piccola, ma è accogliente.
VALVOLA è forte e fissa le immagini.

Magazzino Parallelo ospita la prima edizione di VALVOLA:
tre giornate dedicate alla fotografia, durante le quali dialogheremo con fotografi e fotografe, parleremo di intelligenza artificiale con Filippo Venturi e svolgeremo attività a sostegno di realtà locali.

VENERDÌ 27 OTTOBRE 2023

Inaugurazione alle ore 18:30
Durante le tre giornate negli orari indicati, sarà possibile visitare le esposizioni di:
- Isacco Emiliani, con il progetto "OTTANTUNO"
- Sandra Lazzarini, con il progetto "BUCATO"
- "LA PHOTO TRUVÈE", di VITE Associazione per Marco Trinchillo

Presentazione alle ore 20:45
Nicola Baldazzi e Veronica Lanconelli presentano il progetto "DUE PASSI"
Il racconto del loro percorso tra fotografia e scrittura.

SABATO 28 OTTOBRE 2023

Workshop di Filippo Ventuti, "IMAGINE. FRA FOTOGRAFIA E INTELLIGENZA ARTIFICIALE", dalle ore 14:00 alle 18:00.
Il workshop è focalizzato sull’incontro fra fotografia e intelligenza artificiale ed esplorerà l’evoluzione del ruolo dell’immagine nella comunicazione e nella vita quotidiana.

Quota d’iscrizione - posti limitati:
€ 40 se ti iscrivi entro il 9 ottobre 2023
€ 60 dal 10 al 27 ottobre 2023
Info e iscrizioni: associazionemagaz@gmail.com

VALVOLA apre gli spazi espositivi alle ore 18:30.
Durante la serata sottofondo musicale a cura di TOFFOLOMUZIK DJ

Presentazione alle ore 19:30
Isacco Emiliani racconta il progetto "OTTANTUNO"
Sarà possibile acquistare il libro d'arte dedicato ai grandi alberi.

Presentazione alle ore 21:00
Sandra Lazzarini racconta il progetto "BUCATO"
Una normale giornata per nascondersi dal mondo.
Sarà possibile acquistare il libro fotografico "Me and other things".

DOMENICA 29 OTTOBRE 2023

Ultima giornata per visitare le esposizioni!
VALVOLA apre alle 10:30.
BRUNCH Vegan & Vegetariano, su prenotazione DM o wapp 351 958 1663

ore 15:30 VALVOLA BENEFIT!
Sarà possibile acquistare le fotografie di "LA PHOTO TRUVÈE", esposte durante la collettiva; supportiamo e sosteniamo i progetti e le iniziative future di VITE Associazione per Marco Trinchillo.

VALVOLA chiude alle 19:30

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Un grazie speciale a Filippo Venturi, che ha raccolto la nostra proposta di collaborazione e ci ha aiutati a realizzare questo nuovo progetto - che speriamo di ripeter anche il prossimo anno!

"VALVOLA - piccola collettiva fotografica è un progetto nell'ambito di Polimero in collaborazione con Arci Romagna Cesena Rimini, Arci Emilia-Romagna e con il sostegno di Regione Emilia-Romagna".

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// la cucina del Magaz è aperta dall'aperitivo alla cena
// ingresso riservato ai soci Arci, tessera Arci al costo di € 10
// è possibile tesserarsi al circolo
// info / domande / iscrizione al Workshop wapp 351 958 1663

Link all’evento Facebook


AGGIORNAMENTO: Qualche foto del weekend!

Mostra fotografica Linea con/temporanea R0 by Filippo Venturi

Linea con/temporanea R0

Un itinerario fotografico in sette fermate per scoprire luoghi e persone del quartiere intorno ad EXATR.
La mostra, esposta per le vie della città, è sempre visitabile dal 7 al 20 novembre

Tappe della mostra urbana:
- Punto di partenza: EXATR (Via Ugo Bassi 16, Forlì)
- Via Valzania
- Via Regnoli (P.le Indipendenza)
- Viale Matteotti
- Via Manzoni (angolo V.le Stazione)
- Portici (ingresso Stazione)

Sabato 12 novembre 2022, ore 11.00
Passeggiata con gli autori
Partenza da EXATR (Via Ugo Bassi 16, Forlì)
Link all’evento su Eventbrite.it

Il progetto è il risultato del Workshop di Esplorazione Urbana a cura di Filippo Venturi.

Hanno partecipato e fotografato il quartiere:
Alice Verzella, Arianna Guerrini, Aris Tsopanellis, Federica Nannini, Gianna Colombari, Giulia Da Fermo, Ilaria Cottu, Marco Piffari, Matteo Crociani, Michela Guardigli, Silvia Strocchi, Valeria Errani.

Progetto parte di Linee di Rigenerazione, un percorso di esplorazione, osservazione, pratiche e interventi diffusi che connette EXATR ai quartieri vicini, abilitando le relazioni tra luoghi e comunità.

A cura di Spazi Indecisi
In collaborazione con EXATR
Con il sostegno di Comune di Forlì, Fondazione Cassa dei Risparmi di Forlì, Romagna Acque | Società delle Fonti, Mondoffice srl

Mostra fotografica "People Have The Power" by Filippo Venturi

Lo Spazio Espositivo PR2 di Ravenna ospiterà, dal 25 ottobre al 7 novembre 2021, la mostra fotografica “PEOPLE HAVE THE POWER”, frutto della collaborazione tra il Comune di Ravenna e il Liceo Scientifico “A. Oriani” nel progetto “A scuola di cittadinanza”. Il progetto rappresenta un’occasione di coinvolgimento per gli studenti della città.

Il laboratorio fotografico, che li ha visti accompagnati dal fotografo documentarista Filippo Venturi, ha permesso loro di realizzare un percorso incentrato sulle elezioni amministrative 2021 della città di Ravenna. Attraverso uno sguardo fresco e spontaneo, si mostrano i comizi elettorali dei singoli candidati, il cambiamento visivo dei panorami cittadini e il primo voto di una nuova cittadinanza.

PEOPLE HAVE THE POWER
Mostra fotografica del laboratorio “A scuola di cittadinanza”

Inaugurazione lunedì 25 ottobre ore 17.30
Aperta dal 25 ottobre al 7 novembre 2021
Martedì a sabato nell’orario 15-19. Domenica negli orari 10-12 e 15-19
PR2 - Palazzo Rasponi 2, Via M. D’Azeglio 2 - Ravenna

Qui l’evento Facebook:
PEOPLE HAVE THE POWER - Mostra fotografica del progetto "A scuola di cittadinanza"

Anteprima delle fotografie realizzate durante il laboratorio

Il momento decisivo, di Filippo Venturi

Il laboratorio fotografico “A scuola di cittadinanza”, frutto della collaborazione tra il Comune di Ravenna, il Liceo Scientifico “A. Oriani” e il sottoscritto, nel ruolo di docente, ha coinvolto circa cinquanta studenti del quarto anno, durante il periodo delle elezioni amministrative, fra settembre e ottobre 2021.

La finalità era promuovere la creatività giovanile e sensibilizzare il rapporto dei giovani con la politica, in un’epoca in cui la partecipazione politica è sempre più in calo, come conferma un recente report dell’ISTAT secondo cui, nel giro di cinque anni, la quota di persone con 14 anni o più che non partecipa alla vita politica è passata dal 18,9% al 23,2%. Inoltre, questa partecipazione avviene soprattutto in modo indiretto, cioè informandosi o parlandone (74,8%) e poco per via attiva (8,0%).

Il percorso è iniziato con un incontro nel quale è stato introdotto il linguaggio fotografico e, in particolare, il suo potenziale e la possibilità di sviluppare progetti che richiedono di certo un buon occhio e la capacità di cogliere l’attimo, ma anche una fase iniziale di ragionamento e ricerca di idee.

I protagonisti, ragazzi e ragazze ad un passo dalla maggiore età, si sono trovati ad esplorare ben due territori nuovi, il primo era quello del linguaggio con cui comunicare, il secondo era quello dei riti politici che si svolgono durante una campagna elettorale e su come questi influenzino spazi e persone.

Il laboratorio, per sua natura, ha lo scopo di lavorare su più livelli: il primo era fornire le basi per approfondire un linguaggio, quello fotografico, ormai a disposizione di tutti, ma le cui grandi potenzialità rimangono spesso in ombra. Il secondo livello era condividere il percorso durante la lavorazione con il sottoscritto, con le insegnanti coinvolte, Emanuela Serri e Rossella Giovannini e con i lavoratori del Comune, al fine di stimolare riflessioni e scambi di vedute. Il terzo livello, infine, che racchiude l’intera esperienza, era la speranza di coltivare un seme che potesse un giorno crescere e portare alla luce una nuova consapevolezza della complessità del mondo, delle sue debolezze e dei mezzi che la democrazia mette a nostra disposizione per affrontarle.

I progetti realizzati dagli studenti si sono focalizzati sulla documentazione di quei giorni, sulle trasformazioni subìte dalla città, sul confronto con i ragazzi e le ragazze che per la prima volta si sarebbero recati alle urne per esprimere il proprio voto. Per fare tutto questo gli studenti sono ricorsi al ritratto, alla fotografia di strada, alla fotografia di paesaggio, ma anche alla provocazione e alla critica, in modo autonomo, sintomo di una sensibilità già sviluppata e arguta, pronta per maturare.

Come diceva un noto politico del passato: Se i giovani si organizzano, si impadroniscono di ogni ramo del sapere e lottano con i lavoratori e gli oppressi, non c’è scampo per un vecchio ordine fondato sul privilegio e sull’ingiustizia.

Fotografie dal backstage del laboratorio

Fotografie del backstage dell’allestimento della mostra

Laboratorio fotografico "A scuola di cittadinanza" by Filippo Venturi

In questi giorni ho iniziato un nuovo laboratorio fotografico, in collaborazione col Comune di Ravenna, che coinvolge 50 studenti di una scuola superiore e affronta il loro rapporto con le elezioni amministrative :)

Un percorso impegnativo, ma ricco di stimoli e soddisfazioni!

Il progetto My Dear al SI Fest 2021 by Filippo Venturi

Fotografia di Salome San Martin

Fotografia di Salome San Martin

Con grande piacere e orgoglio, la mostra del progetto “My Dear” sarà esposta alla 30° edizione del SI Fest, il Festival della Fotografia di Savignano sul Rubicone. Inoltre sarà presentato il libro realizzato col frutto del Laboratorio e pubblicato da emuse :)

Le testimonianze fotografiche delle 15 donne protagoniste del laboratorio - Barbara, Graziella, Ilaria, Ilaria, Khadija, Kinga, Livia, Lorenza, Mariama, Marina, Nadiia, Salomè, Svetlana e Yujuan - troverà visibilità e possibilità di “ascolto”, in uno dei Festival più longevi e importanti in Italia!

MY DEAR - Diario visivo della quotidianità di 15 donne di 9 nazionalità
a cura di Filippo Venturi e Associazione Between

Le protagoniste del progetto My Dear, tramite delle usa e getta da 27 scatti (con alcune eccezioni dettate da scelte tematiche o visive), si sono focalizzate su storie personali, confidenze, ma anche sui rapporti sociali che abbiamo dovuto rivedere a causa della pandemia. Da questo percorso è scaturito un universo di testimonianze composto da sensibilità distinte, provenienze diverse, approcci disparati, ma tutti convergenti nel bisogno di ricevere e offrire, oggi più che mai, ascolto, comprensione e vicinanza.

Maggiori informazioni qui: mydearproject.eu
Link al sito ufficiale del Festival: SI Fest

Intervista con Emuse sul Laboratorio My Dear by Filippo Venturi

E’ uscito sul sito della Casa Editrice emuse, una intervista nella quale parlo dell’ultimo libro fatto insieme, “My Dear”, che contiene il risultato del Laboratorio fotografico omonimo che ho condotto, in collaborazione con l’associazione Between, nell’ambito del progetto europeo Shaping Fair Cities. Questo laboratorio ha visto protagoniste 20 donne di 9 nazionalità diverse!

L’articolo originale è disponibile qui: emuse incontra Filippo Venturi nella veste di insegnante e divulgatore di progetti fotografici

IL LIBRO

Fotografie di: Barbara Kulik, Graziella Paganelli, Ilaria Liu, Ilaria Zozzi, Khadija M'Goun, Kinga Paprota, Livia Cartas, Lorenza Fabbio, Mariama Dieng, Marina Bellavista, Nadiia Kovalchuk, Salomè Emperatriz San Martin, Svetlana Mocanu, Yujuan Chen.

Testi di:
Luciana Garbuglia (presidente dell’Unione Rubicone e Mare), Valeria Gentili (presidente dell’Associazione di promozione sociale Between), Elena Dolcini (Curatrice e Critica d’arte), Filippo Venturi (Fotografo e Docente del laboratorio)

Casa editrice Emuse, ISBN: 978-88-32007-42-8
Direttore editoriale: Grazia Dell’Oro
Coordinamento editoriale: Filippo Venturi
Progetto grafico: Denis Pitter

Il laboratorio “My Dear”, inserito all’interno del Progetto europeo Shaping Fair Cities, è stato rivolto a venti donne che vivono in Romagna (a Savignano sul Rubicone, Cesenatico, Sant'Angelo di Gatteo, San Mauro Pascoli e Gatteo) e coinvolte dall’Associazione Between. Le protagoniste sono di nove nazionalità diverse (italiana, rumena, polacca, bulgara, ucraina, cinese, peruviana, senegalese e marocchina), hanno un range di età che va da 22 a 65 anni e lavorano in diversi ambiti: assistenti familiari, impiegate, operaie, mediatrici culturali, bariste, ecc.

La finalità del laboratorio era il perseguimento dell’Obiettivo 5 dell’Agenda ONU 2030: “raggiungere l'uguaglianza di genere ed emancipare tutte le donne e le ragazze”.

Alle donne coinvolte nella realizzazione di un proprio progetto fotografico, sono state assegnate delle macchine fotografiche usa e getta con rullini da 27 scatti (con alcune eccezioni dettate da scelte tematiche o visive che hanno richiesto l'uso di altri mezzi). Questa scelta è stata dettata dal desiderio di fornire uno strumento di lavoro dedicato, che non fosse fonte di distrazione (come può essere uno smartphone) e col quale fosse necessario fermarsi a riflettere prima di fotografare, avendo un numero predefinito di tentativi. Avere delle limitazioni (di spostamento a causa della pandemia, di numero di scatti realizzabili, ecc.) spinge le persone a prendere coscienza della situazione e a ingegnarsi per trovare una via per esprimersi.

Il laboratorio è stato avviato nell’autunno 2020 ed è durato circa sei mesi. L’ideazione e la progettazione risalivano a dodici mesi prima, quando ancora le nostre vite non erano state stravolte dal Covid-19. La pandemia ha trasformato questo percorso rendendolo tortuoso e mettendone a rischio il raggiungimento del traguardo ma, presto, ha reso più coeso il gruppo, consentendogli di attraversare la tempesta e uscirne rafforzato.

La condivisione delle difficoltà nel periodo di emergenza sanitaria, gli stratagemmi digitali per mantenere il contatto anche quando il lockdown impediva di incontrarsi, il desiderio di raccontare con la fotografia le proprie vite, ha portato a un risultato profondo e interessante. Come spesso accade, le esperienze più segnanti sono quelle che si portano a termine fra imprevisti e difficoltà.

I progetti realizzati si sono focalizzati su storie personali, confidenze, ma anche sui rapporti sociali che abbiamo dovuto rivedere a causa del distanziamento sociale e dei dispositivi per prevenire il contagio. Da questo percorso è scaturito un universo di testimonianze costellato da sensibilità distinte, provenienze diverse, approcci disparati, ma tutte convergenti nel bisogno di ricevere e offrire, oggi più che mai, ascolto, comprensione e vicinanza.

Lo strumento fotografico per un lungo periodo è stato riservato a pochi professionisti. Da diverso tempo però si è assistito a un rapido processo di “democratizzazione” della fotografia. Chiunque può scattare una fotografia, anche senza strumentazione specifica, e può avere un ruolo da protagonista nel flusso comunicativo. Non solo, con le fotografie si può contribuire ad attivare processi sociali e influenzare la percezione pubblica.

L’INTERVISTA

Filippo Venturi ha recentemente organizzato un laboratorio fotografico in collaborazione con l’associazione Between nell’ambito del progetto europeo Shaping Fair Cities. Il laboratorio ha coinvolto venti donne di diverse nazionalità residenti in Romagna e dai loro lavori è nato un libro edito da emuse: My Dear.

Grazia Dell’Oro l’ha intervistato.

Filippo, durante questo ultimo anno, nonostante la situazione pandemica, sei stato molto attivo. Hai prodotto lavori che sono stati pubblicati su importanti riviste. In che modo questa nuova situazione che stiamo vivendo ti ha stimolato?
Inizialmente la pandemia ha rappresentato un blocco: oltre a dover rinunciare ad un grosso progetto in Cina, molti eventi che avrei dovuto documentare solo saltati. Per fortuna, pochi giorni dopo l’inizio del primo lockdown in Italia, qualcosa è scattato dentro di me e ho iniziato a documentare la pandemia sotto tutti i punti di vista che ritenevo interessanti. Solitamente non lavoro sulla stretta attualità, ma in questo caso mi sono trovato proprio al centro dell’attualità (l’Italia è stato il primo paese occidentale a subire i primi gravi effetti del Covid-19). Il primissimo lavoro che ho svolto è stato ritrarre e intervistare 40 rider sul cancello di casa mia; un’idea semplice ma efficace per adattarmi ai limiti imposti dal lockdown e che ha colpito molto i photoeditor di The Guardian che gli hanno dato ampio spazio. Poi, spinto dai primi buoni risultati, ho continuato la mia documentazione anche all’esterno, nel mio quartiere, in ospedale, nelle case dei malati, nel settore teatrale, ecc. e sono arrivate pubblicazioni su The Washington Post, Marie Claire, La Repubblica, Il Sole 24 Ore, ecc. È stata una esperienza molto formativa e positiva. Sono soddisfatto della reazione che ho avuto: tentare di rimanere lucido e attivo. Penso che ciò mi abbia permesso anche di non subire troppo gli effetti psicologici negativi di questo evento epocale.

My Dear è stato pensato come laboratorio di fotografia partecipativa. Come è nato e quale è stato l’intento del lavoro che hai condotto con le donne che hanno aderito?
Da alcuni anni mi è capitato di essere coinvolto, da parte di alcune Associazioni con cui avevo già collaborato, in alcuni progetti finanziati dall’Unione Europea o da altri Enti statali. È un settore che, se sfruttato a dovere (non a caso ci sono professionisti che si specializzano nel cercare questi bandi e nel preparare i progetti), consente di accedere a risorse importanti per sviluppare percorsi molto utili a livello sociale e anche artistico. Il laboratorio My Dear nasce all’interno del Progetto europeo Shaping Fair Cities ed ha come finalità perseguire l’obiettivo 5 dell’Agenda ONU 2030, cioè “raggiungere l’uguaglianza di genere ed emancipare tutte le donne e le ragazze”.

Credo che si possa dire che gli esiti del laboratorio sono stati superiori alle aspettative, per qualità e coerenza dei lavori fotografici. Quando ti sei reso conto che, in qualche modo, l’idea aveva attecchito?
In una prima fase mi ha colpito notevolmente la partecipazione delle venti donne che si sono interessate al laboratorio. Con la pandemia che colpiva ripetutamente il paese e rendeva impossibile condurre una vita sociale normale, mi ero rassegnato a veder ridursi il numero delle partecipanti, invece c’è stato uno spirito di adattamento notevole: se non potevamo incontrarci di persona, organizzavamo delle webcall, se non tutte riuscivano ad essere presenti, organizzavamo delle sessioni dedicate in qualunque giorno della settimana e orario. Se nemmeno quello era possibile, usavamo Whatsapp per comunicare, vedere il materiale prodotto e confrontarci. A livello umano è stata una esperienza incredibile e questo desiderio comune di portare a termine il percorso iniziato insieme avrebbe rappresentato già un grande traguardo. Poi, vedendo il frutto dei loro progetti, pur non essendo fotografe esperte, mi rendo conto che il risultato è andato oltre ogni aspettativa!

Come intendi sviluppare le esperienze che stai raccogliendo come insegnante o animatore di gruppi che hanno come obiettivo l’indagine sul tema dell’identità attraverso il mezzo fotografico?
Fino a qualche anno fa non mi vedevo a tenere corsi di fotografia (ero molto concentrato su di me e i miei progetti) eppure, assecondando alcune richieste, ho scoperto che mi piace insegnare. Lo stesso è accaduto con questi laboratori dove, oltre all’insegnamento, c’è una fase importante di incontro e conoscenza con i partecipanti e sviluppo di progetti individuali che però siano legati da un filo conduttore. Ho ricevuto diverse proposte per continuare a lavorare anche in questo settore e un paio di progetti saranno avviati questa estate e nel prossimo autunno. Anche questi li sento ormai come “miei progetti”, semplicemente sono svolti come se io e i partecipanti fossimo una sorta di collettivo.

Filippo, ci siamo conosciuti in occasione dei tuoi lavori Made in Korea & Korean Dream, un ambizioso progetto che intendeva mettere in relazione e a confronto le due Coree, gli esiti differenti di una storia tanto comune quanto, da un certo momento in poi, divergente. Come senti quei due lavori a qualche anno di distanza?
Sono lavori che stanno invecchiando bene. Le tematiche su cui ho focalizzato i due capitoli del progetto, uno sulla Corea del Sud e l’altro su quella del Nord, sono ancora molto attuali e i lavori, pur a distanza di diversi anni, stanno attirando ancora attenzioni, riconoscimenti e proposte espositive (alcune sono in sospeso, in attesa di capire come svolgerle compatibilmente con l’emergenza sanitaria). Sicuramente rappresentano un passaggio importante nel mio percorso di fotografo documentarista e anche come autore. A proposito, nel corso dell’ultimo anno mi sono annotato diversi temi e fenomeni, sempre riguardanti la penisola coreana, che vorrei approfondire e non escludo di tornarci nel prossimo futuro!

Filippo Venturi è nato a Cesena nel 1980. Fotografo documentarista. Realizza progetti su storie e problematiche riguardanti l’identità e la condizione umana. I suoi lavori sono stati pubblicati su giornali come The Washington Post, The Guardian, Financial Times, Newsweek, Geo, Vanity Fair e Internazionale. Negli ultimi anni si è dedicato a un progetto sulla penisola coreana. Insegna fotografia e conduce workshop fotografici nell’ambito di diversi progetti europei.

Con emuse ha pubblicato Made in Korea & Korean Dream.

E' uscito il libro sul Progetto My Dear by Filippo Venturi

my-dear-project.jpg

Fotografie di: Barbara Kulik, Graziella Paganelli, Ilaria Liu, Ilaria Zozzi, Khadija M'Goun, Kinga Paprota, Livia Cartas, Lorenza Fabbio, Mariama Dieng, Marina Bellavista, Nadiia Kovalchuk, Salomè Emperatriz San Martin, Svetlana Mocanu, Yujuan Chen.

Testi di:
Luciana Garbuglia (presidente dell’Unione Rubicone e Mare), Valeria Gentili (presidente dell’Associazione di promozione sociale Between), Elena Dolcini (Curatrice e Critica d’arte), Filippo Venturi (Fotografo e Docente del laboratorio)

Casa editrice Emuse, ISBN: 978-88-32007-42-8
Direttore editoriale: Grazia Dell’Oro
Coordinamento editoriale: Filippo Venturi
Progetto grafico: Denis Pitter


Il laboratorio “My Dear”, inserito all’interno del Progetto europeo Shaping Fair Cities, è stato rivolto a venti donne che vivono in Romagna (a Savignano sul Rubicone, Cesenatico, Sant'Angelo di Gatteo, San Mauro Pascoli e Gatteo) e coinvolte dall’Associazione Between. Le protagoniste sono di nove nazionalità diverse (italiana, rumena, polacca, bulgara, ucraina, cinese, peruviana, senegalese e marocchina), hanno un range di età che va da 22 a 65 anni e lavorano in diversi ambiti: assistenti familiari, impiegate, operaie, mediatrici culturali, bariste, ecc.

La finalità del laboratorio era il perseguimento dell’Obiettivo 5 dell’Agenda ONU 2030: “raggiungere l'uguaglianza di genere ed emancipare tutte le donne e le ragazze”.

Alle donne coinvolte nella realizzazione di un proprio progetto fotografico, sono state assegnate delle macchine fotografiche usa e getta con rullini da 27 scatti (con alcune eccezioni dettate da scelte tematiche o visive che hanno richiesto l'uso di altri mezzi). Questa scelta è stata dettata dal desiderio di fornire uno strumento di lavoro dedicato, che non fosse fonte di distrazione (come può essere uno smartphone) e col quale fosse necessario fermarsi a riflettere prima di fotografare, avendo un numero predefinito di tentativi. Avere delle limitazioni (di spostamento a causa della pandemia, di numero di scatti realizzabili, ecc.) spinge le persone a prendere coscienza della situazione e a ingegnarsi per trovare una via per esprimersi.

Il laboratorio è stato avviato nell’autunno 2020 ed è durato circa sei mesi. L’ideazione e la progettazione risalivano a dodici mesi prima, quando ancora le nostre vite non erano state stravolte dal Covid-19. La pandemia ha trasformato questo percorso rendendolo tortuoso e mettendone a rischio il raggiungimento del traguardo ma, presto, ha reso più coeso il gruppo, consentendogli di attraversare la tempesta e uscirne rafforzato.

La condivisione delle difficoltà nel periodo di emergenza sanitaria, gli stratagemmi digitali per mantenere il contatto anche quando il lockdown impediva di incontrarsi, il desiderio di raccontare con la fotografia le proprie vite, ha portato a un risultato profondo e interessante. Come spesso accade, le esperienze più segnanti sono quelle che si portano a termine fra imprevisti e difficoltà.

I progetti realizzati si sono focalizzati su storie personali, confidenze, ma anche sui rapporti sociali che abbiamo dovuto rivedere a causa del distanziamento sociale e dei dispositivi per prevenire il contagio. Da questo percorso è scaturito un universo di testimonianze costellato da sensibilità distinte, provenienze diverse, approcci disparati, ma tutte convergenti nel bisogno di ricevere e offrire, oggi più che mai, ascolto, comprensione e vicinanza.

Lo strumento fotografico per un lungo periodo è stato riservato a pochi professionisti. Da diverso tempo però si è assistito a un rapido processo di “democratizzazione” della fotografia. Chiunque può scattare una fotografia, anche senza strumentazione specifica, e può avere un ruolo da protagonista nel flusso comunicativo. Non solo, con le fotografie si può contribuire ad attivare processi sociali e influenzare la percezione pubblica.

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Laboratorio Fotografico by Filippo Venturi

Foto di Barbara Kulik

Nonostante la pandemia, i lockdown e altre complicazioni, negli ultimi 6 mesi siamo riusciti a condurre un laboratorio fotografico e a tenerlo unito (fra incontri di persona, webcall, telefonate, chat e altro), coinvolgendo 20 donne di 9 nazionalità diverse.
Ce l'abbiamo messa tutta e pensiamo di aver compiuto un piccolo ma importante passo sul (purtroppo lungo) percorso che porterà al raggiungimento dell'uguaglianza di genere e dell'emancipazione di donne e ragazze, perseguendo il programma dell’Agenda ONU 2030. Uscirà anche un libro che raccoglierà il frutto del lavoro di tante persone. Presto maggiori dettagli sulle istituzioni e le persone che hanno reso possibile il tutto!